“Sì alla proposta della Lega”
Niente più shopping o spesa al supermercato la domenica. Il giro di vite del governo Lega-5 stelle assume contorni più concreti con la ferma volontà di “pensionare” le liberalizzazioni del governo Monti e reintrodurre l’obbligo di chiusura la domenica e nei giorni festivi per gli esercizi commerciali con un’unica eccezione: i negozi delle località prettamente turistiche. Cinque sono le proposte di legge sul tema, una della Lega, una dei 5 stelle, una del Pd, una di iniziativa popolare e una di Regione Marche.
Le versioni della politica
Nell’ambito della maggioranza di governo la proposta del Carroccio depositata ieri (6 settembre) in commissione Attività produttive della Camera, prima firmataria la presidente della commissione Barbara Saltamartini, è la più “rigida” e reinserisce la chiusura domenicale obbligatoria affidando a comuni e regioni il compito di determinare il nuovo quadro delle regole, e fissando un massimo di circa otto aperture straordinarie.
Al vaglio anche l’iniziativa dei 5 stelle, a prima firma Davide Crippa, che intende ripristinare le chiusure domenicali, riaffidando alle regioni la competenza in materia. Anche in questo caso carta bianca per i comuni a vocazione turistica e spetta sempre alle regioni stabilire le nuove regole prevedendo dei turni fra i negozi che però non potranno essere aperti per più di una domenica al mese. Nel mirino dei pentastellati anche il commercio online: “Nei giorni festivi il consumatore potrà continuare a collegarsi ai siti di e-commerce, scegliere e completare l’ordine di un prodotto, ma dovrà essere chiaro che l’attività commerciale in questione, se si svolge in Italia, non sarà esercitata in alcune delle sue fasi”. Più “soft” la proposta del Pd, a prima firma Gianluca Benamati, che prevede una chiusura per 12 giorni festivi nell’arco di un anno, ma ciascun esercente di vendita al dettaglio può derogare all’obbligo di chiusura fino a un massimo di sei giorni.
La versione del Sudtirolo
“Condividiamo l’iniziativa della Lega che peraltro è molto simile a quella da noi elaborata e già discussa con il governatore Arno Kompatscher e che presenteremo a fine settembre. Anche la nostra misura prevede 8 giorni di aperture nei festivi, 4 proposti dalla Provincia e 4 dai comuni in base alle loro esigenze. Ci saranno due parametri diversi per le zone turistiche e per quelle con più alta densità turistica”, lo dichiara a salto.bz il presidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige (hds) Philipp Moser.
A chi sostiene che le chiusure domenicali e festive danneggeranno i consumatori e faranno un enorme regalo alle multinazionali del commercio online Moser replica così: “L’Italia è l’unico Paese in Europa che non prevede alcuna restrizioni di orari e di aperture per festivi, se guardiamo all’Austria o alla Germania la chiusura domenicale è la regola, a parte alcune aperture straordinarie, e il commercio non ne risente affatto, anzi va a gonfie vele. E intendiamoci: le liberalizzazioni non hanno portato, come era nelle intenzioni dell’allora governo Monti, a un aumento del Pil né del potere d’acquisto. Il commercio online - conclude il presidente dell’Unione - è il vero nemico della grande distribuzione, ma se pensiamo ai negozi dei centri storici, per noi qui in Alto Adige molto importanti, parliamo spesso di piccole attività commerciali, in molti casi a conduzione famigliare o che hanno in media 3,4 dipendenti, e queste persone vanno tutelate perché evidentemente non è possibile lavorare 7 giorni su 7”.