Politica | La vicenda

“Inaccettabile questo muro di silenzio”

Il caso del bambino curdo iracheno morto a Bolzano viene discusso in consiglio provinciale. I Verdi attaccano: “Si cerca ancora di scaricare le responsabilità”.
Landtagsgebäude
Foto: Hannes Prousch

Si torna a parlare di Adan, il bambino curdo-iracheno morto un mese fa a Bolzano, e stavolta lo si fa nei palazzi del potere. Dopo l’accaduto i consiglieri provinciali dei Verdi Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hans Heiss, avevano presentato una interrogazione all’assessora Martha Stocker per fare chiarezza sulla vicenda. Nella seduta odierna del consiglio provinciale l’assessora spiega che in conferenza stampa il 10 ottobre sono stati indicati gli aspetti critici non solo per l’Alto Adige, ma anche per il Friuli Venezia Giulia, riguardo una procedura che va concordata con lo Stato, in particolare per quanto riguarda l’accoglienza di persone “fuori quota”. “I criteri - afferma - vengono valutati e, se è il caso, modificati, e deve migliorare la comunicazione tra le parti coinvolte. Queste situazioni non vanno strumentalizzate”.

“Dall’assessora nessuna riflessione autocritica - dicono i Verdi -, nessun chiarimento su norme, procedure o responsabilità che hanno portato al mancato accoglimento di questa famiglia vulnerabile in strutture pubbliche. In compenso, un generico rimando alle ‘previste consultazioni con gli organi statali’, che suona come uno scarico di responsabilità da parte della Provincia”.

Poiché nella conferenza stampa del 10 ottobre l’assessora Stocker aveva affermato che non erano arrivate alla Provincia richieste formali di accoglienza per questa famiglia - si legge nella nota degli ambientalisti - Dello Sbarba ha citato la mail che il 4 ottobre alle ore 10.09, tre giorni prima della morte di Adan, la responsabile per i profughi dell’Azienda Sanitaria aveva inviato ai Servizi sociali e alla Provincia (ufficio distretti sociali) in cui si chiedeva esplicitamente che fosse reperito un alloggio per la famiglia. In particolare, la responsabile dell’Azienda Sanitaria comunicava che in quel giorno il piccolo Adan sarebbe stato dimesso, che lui e la sua famiglia non avevano alcun posto per dormire, ma erano sulla strada e per questo chiedeva che fosse reperito un alloggio. Allegato alla mail veniva inviato anche il certificato medico di dimissione in cui si legge che “la patologia di Abdullah è molto complessa, invalidante e necessita di stretto monitoraggio e cure continue”.

"Dall’assessora nessuna riflessione autocritica, nessun chiarimento su norme, procedure o responsabilità che hanno portato al mancato accoglimento di questa famiglia vulnerabile in strutture pubbliche"

Dello Sbarba ha chiesto se all’assessora risultava l'esistenza di questa email, se ad essa la Provincia aveva dato una risposta e chi, e quando, e come. “L’assessora ha di nuovo preferito svicolare, dicendo che questi fatti sono in corso di accertamento e che quando ci saranno novità saranno comunicate. Noi Verdi riteniamo che questo modo di rispondere sia inaccettabile. La Provincia ha il dovere di mettere le carte in tavola e ha tutti gli strumenti e le conoscenze per fare chiarezza sia da un punto di vista politico che amministrativo”.

"È inaccettabile che non si colga l’occasione in cui per la prima volta la vicenda viene portata in Consiglio provinciale, e dunque davanti all’opinione pubblica, la Giunta provinciale non trovi almeno qualche parola di cordoglio e non chieda scusa alla famiglia"

E ancora, infine: “È inaccettabile che davanti a tutto ciò che è accaduto venga eretto un muro di silenzio. È inaccettabile che si cerchi ancora di scaricare le responsabilità. È inaccettabile che non si colga l’occasione in cui per la prima volta la vicenda viene portata in Consiglio provinciale, e dunque davanti all’opinione pubblica, la Giunta provinciale non trovi almeno qualche parola di cordoglio e non chieda scusa alla famiglia. Non resta che sperare che le inchieste giudiziarie in corso facciano quella chiarezza che la politica non sa o non vuole fare”.