Società | Terzà età

Il serpente che si morde la coda

Crisi occupazionale assistenti case di riposo: ecco un’interessante metafora di come anche un 'sistema che funziona’ possa di fatto essere pieno di contraddizioni.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della situazione problematica per quanto riguarda gli infermieri nelle case di riposo di Bolzano, divenuti merce sempre più rara. 
Oggi ci soffermiamo sulle figure degli assistenti nelle case di riposo, anch’essi al centro di una complessa vicenda contrattuale che negli ultimi tempi ne ha reso molto più precaria la condizione occupazionale

Come premessa facciamo un passo indietro spiegando come funziona l’organigramma delle case di riposo. In queste strutture infatti oltre agli infermieri sono attivi i cosiddetti addetti all’assistenza che si occupano di igiene, cura della persona, animazione, relazione con gli assistiti, cambio dei pannoloni, alzate, idratazione, alimentazione, ecc. Gli assistenti sono molti di più rispetto agli infermieri. Per fare un esempio: su 170 residenti nelle due case di riposo a don Bosco sono 75, mentre gli infermieri sono 18. 

In questo settore tutte le norme di gestione sono determinate dalla Provincia che ha dunque stabilito dei criteri di accreditamento per le case di riposo, sia pubbliche che private. Per esercitare una casa di riposo anche se pubblica deve rispettare una serie di standard minimi. Ed uno dei criteri di accreditamento pensati per garantire la qualità del servizio dice che in ogni casa di riposo devono esserci non più del 55% di assistenti la quarta qualifica (OSS - operatori socio sanitari) e non meno del 45% di assistenti con la quinta qualifica funzionale (OSA - operatori socio assistenziali). Naturalmente gli OSA guadagnano di più degli OSS perché appartengono ad una categoria funzionale superiore. 
OSA è un titolo esclusivamente locale varato grazie alla competenza primaria che la Provincia ha in merito alla formazione nel settore del sociale. Quella degli OSS è invece una figura professionale di origine nazionale. 
Gli OSA dopo il 1999 hanno preso il posto degli assistenti geriatrici. Le scuole che li formano sono a Bolzano la Levinas e la Hannah Arendt. Queste due scuole, insieme in questo caso anche alla Claudiana, formano anche gli OSS. 
Gli OSA studiano 3 anni e hanno una formazione molto più approfondita degli OSS che studiano 1 anno. 

In origine la divisione percentuale OSS e OSA era paritaria ma poi è stato giocoforza accresciuto il numero di OSS perché gli OSA sono difficili da trovare. i+I motivi per cui gli OSA non si trovano sono i soliti, già incontrati per gli infermieri. Gli OSA se possono preferiscono infatti andare andare a lavorare nell’handicap dove si sta meglio. Venendo sostituiti nelle loro funzioni dagli OSS, anche se recentemente questo meccanismo ha iniziato ad incepparsi come ci spiega il direttore della ripartizione case di riposo della ASSB di Bolzano Carlo Librera che abbiamo intervistato. 

Carlo Librera: qual è il tipo di emergenza con cui vi state confrontando in questi giorni?
Carlo Librera - Da quando a Bolzano in ASSB è stato inserito l’accreditamento per le case di riposo c’è stata una gestione provvisoria pensata per consentire alle strutture di mettersi in regola. All’inizio degli anni 2000 abbiamo cominciato a fare concorsi per cercare di fare di tutto per metterci in regola sulle percentuali di OSS e OSA in servizio in ogni struttura. Con l’ultimo concorso che è uscito recentemente siamo quindi  riusciti a coprire tutto il 55% di OSS che sono stati stabilizzati e messi in ruolo. Il problema lo abbiamo con gli OSA: abbiamo fatto i concorsi per stabilizzarli ma ce ne mancano una cinquantina. 

Operativamente OSS ed OSA fanno lo stesso lavoro nelle case di riposo?
In parte è vero e in parte no. Di solito gli OSA fanno i responsabili di piano, hanno il coordinamento e gli vengono assegnati dei progetti e obiettivi di altro tipo. 

Però gli OSS si arrabbiano perché in realtà fanno lo stesso lavoro degli OSA…
Anche questo in parte è vero. Ma è anche vero che gli OSA possono fare più cose in casa di riposo perché hanno anche competenze infermieristiche. Ad esempio fare iniezioni intramuscolo e distribuire medicine. 

Competenze importanti queste degli OSA, anche per sopperire alla carenza di infermieri…
Proprio così. Ma per coprire gli OSA che ci mancano siamo ancora costretti ad utilizzare gli OSS, non possiamo mica chiudere il servizio. E questo sta succedendo anche ora, dopo gli ultimi concorsi, per coprire i posti dei 50 OSA che ci mancano. 

Ma cos’è successo negli ultimi giorni per far andare su tutte le furie operatori e sindacati?
A crearci il problema è stato Jobs Act di Renzi che ci ha detto: un dipendente a tempo indeterminato non può lavorare più di 36 mesi nell’ultimo quinquennio. 

L’obiettivo di Renzi era quello di favorire le assunzioni a tempo indeterminato…
Sì, ma da noi è successa un altra cosa. Gli OSS che hanno vinto il concorso sono stati messi in ruolo. Gli idonei ma non vincitori possono godere del fatto che per loro si azzerano i 36 mesi. Il problema riguarda gli OSS che non hanno fatto il concorso o sono stati bocciati, che ora teoricamente non potrebbero più lavorare. 

Beh, è un bel problema sia per loro che per gli assistiti. 
Che abbiamo cercato di risolvere assumendo questi OSS potenzialmente esclusi con l’istituto della precettazione. Va però precisato che i posti che sarebbero stati persi sono massimo 10 perché è questa la differenza reale rispetto a chi ha vinto il concorso o comunque è stato dichiarato idoneo. E comunque abbiamo appurato che quelle 10 persone verranno tutte assorbite in altri incarichi. Insomma: se ci saranno dei posti persi secondo noi saranno al massimo 1 o 2. 

Quindi dove sta il problema?
Sta nel fatto che ora con i 36 mesi di Renzi e tutta questa precarietà, appena arriva un OSA che basta che respiri anche se non ha la cittadinanza o il patentino noi siamo costretti ad assumere lui e dare a casa l’OSS che provvisoriamente ricopre il suo posto. 

Gli OSS insomma sono delle eterne riserve, ma sono loro che hanno consentito di tenere in piedi il servizio.
Sì. Molti OSS in realtà da tempo lavoravano in queste condizioni ma ora finiscono per essere più riserve di prima. E quelli che non hanno vinto il concorso ora per 4 o 5 anni non avranno più altre possibilità di questo tipo. 

Gli OSS superprecari sono autoctoni o di origine straniera?
Entrambi, sono misti. E molti stranieri hanno preso la cittadinanza per partecipare al concorso. I peruviani si sono dichiarati tutti tedeschi così hanno vinto il concorso. Ognuno usa giustamente tutti i trucchi possibili ed ammessi per raggiungere il proprio obiettivo. 

Gli OSS hanno protestato in piazza davanti alla Provincia. Cosa chiedono?
Chiedono che gli OSS provvisori vengano assunti al posto degli OSA che non ci sono, dopo aver partecipato ad una formazione ad hoc. Ma questo non è possibile perché c’è tutto un combinato di leggi nazionali e provinciali.

Fino ad oggi però gli OSS non si erano mai lamentati.
Perché stavano bene e hanno sempre lavorato. Erano molto richiesti. C’è stato addirittura un periodo in cui alcuni operai della zona sono stati riqualificati in questo modo su iniziativa della Provincia. E questi stessi ora dicono alla Provincia: prima mi ha mandato via la fabbrica e ora mi mandate via anche voi. 

In conclusione: dove vanno a finire attualmente gli infermieri, OSA e OSS che vengono formati in Alto Adige?
Per gli infermieri c’è il numero chiuso e noi nelle case di riposo non li vediamo neanche con il binocolo. Di OSA ne vediamo pochi e quelli che arrivano usano magari le case di riposo sono come una prima tappa prima di passare a miglior vita. Ma in futuro potremmo venirne di più perché stanno pian piano esaurendosi i posti per loro più ambiti come assistenza a scuola, strutture per handicap e così via. 
Gli OSS che lavorano da noi siamo molto disponibili quando manifestano l’intenzione di riqualificarsi e diventare OSA. Fanno la formazione in servizio con tutte le tutele contrattuali. Solo che poi…

Solo cosa?
Quando diventano OSA vanno a lavorare dove stanno meglio. E noi torniamo da capo. E’ un serpente che si morde la coda.