Cosa succede nelle case di riposo

Non si placa la polemica sulla riduzione del personale nelle case di riposo. Pietra dello scandalo l’applicazione della delibera provinciale del 13 gennaio 2015, n° 27 - entrata in vigore il primo gennaio 2016 - che stabilisce un nuovo parametro per infermieri e personale assistito nelle strutture residenziali della Provincia (77 con circa 4.200 posti letto). I tagli, aveva denunciato il collegio di infermieri Ipasvi, comporterebbero prevedibili disagi tanto per i lavoratori quanto per gli ospiti delle case di riposo. Ma la Provincia ribatte: “non corrisponde in nessun modo alla realtà l’affermazione che nelle case di riposo venga ridotto il personale. Vengono evidenziate in modo mirato alcune situazioni particolari per dare un’immagine non corretta della situazione. Si tratta di alcune strutture che hanno lavorato per anni al di sopra degli standard previsti e che stanno ora completando un percorso di rientro, concordato da tempo, con gli enti gestori”, ha voluto chiarire l’assessora competente Martha Stocker insieme al presidente dell’Associazione delle Residenze per anziani, Norbert Bertignoll.
L’assessora ha poi aggiunto: “grazie all’intesa tra Provincia e Associazione delle residenze per anziani è stata trovata una buona soluzione, grazie alla quale vengono messe a disposizione delle Case di riposo le risorse necessarie sulla base di una base oggettiva e trasparente”. I dati, riferisce ancora Stocker, evidenziano che “da fine 2012 a fine 2014 il personale è passato complessivamente da 3.370,1 a 3.445,4 unità a tempo pieno. Gli infermieri sono passati da 454,8 a 462,6 unità a tempo pieno, gli operatori socio-assistenziali/assistenti geriatrici da 676,6 a 753,7 e gli operatori socio-sanitari da 749,5 a 772,9. Questi numeri dimostrano come negli ultimi anni ci sia stato un potenziamento del personale, non una riduzione”. E ancora: “attraverso l’introduzione di un importo unitario per posto letto è stata garantita alle strutture una maggiore sicurezza e stabilità del finanziamento. Questo processo è stato completato ad inizio 2016. Per sostenere in modo adeguato situazioni particolarmente onerose dal punto di vista assistenziale e per accompagnare il processo di specializzazione delle strutture, le case di riposo che presentano in misura significativa tali situazioni riceveranno risorse mirate nel quadro delle cosiddette ‘forme particolari di assistenza’”.
Eppure delle riduzioni oggettive in seguito all’entrata in vigore dei parametri di cui sopra sono di fatto avvenute. Tuttavia, sfruttando la normativa provinciale è stato possibile recuperare, attraverso l’istituzione di “nuclei speciali”, alcuni infermieri, come nel caso della casa di riposo Don Bosco, mentre a Villa Serena e Villa Armonia (tutte strutture con sede a Bolzano) c’è stata una effettiva riduzione, all’incirca di una unità e mezzo per struttura. Emblematico, per quanto riguarda quelle situazioni definite da Stocker “particolari”, il caso di Villa Europa, dove sono stati impiegati più infermieri di quanti ne prevedeva la normativa. In quanto centro di degenza tale struttura, che ospita 96 posti letto su quattro piani, poteva contare su un carico assistenziale sostanzioso (19 infermieri), in seguito però, la residenza, non essendo più considerata centro di degenza e dunque cambiati anche gli standard del personale, è stato necessario ricorrere al già citato piano di rientro, passando da 19 a 16 e poi a 14 unità. L’ultimo step avrebbe dovuto fissare il numero a 12 infermieri - peraltro era stata la stessa azienda sanitaria, che all’epoca aveva gli infermieri a libro paga in passato a stabilire di non scendere sotto le 14 unità allo scopo di poter garantire un servizio adeguato - ma la normativa, con la modifica dei parametri, ha ridotto ulteriormente il personale infermieristico arrivando a quota 9,5. Un calo notevole per un servizio pur ancora al di sopra di tante altre realtà presenti in altre regioni dove, in strutture dalla capienza simile a quella di Villa Europa, ad esempio, l’assistenza viene gestita con risorse decisamente inferiori (si parla di una differenza in certi casi pari a dieci unità).
“Abbiamo dovuto licenziare 6 infermieri che lavoravano nelle case di riposo di Bolzano - afferma Raffaele Bufano, presidente della cooperativa S.O.S.- e abbiamo fatto i salti mortali per evitare di mandarne via 9 o 10”. Per garantire il servizio infermieristico nelle case di riposo la nuova normativa, prosegue Bufano, prevede un infermiere ogni 10,5 posti letto, “va da sé che rispetto ai parametri precedenti un certo esubero è avvenuto e qualche licenziamento è stato inevitabilmente fatto al fine di metterci in linea con quelle che sono le nuove regole”. Riguardo il presunto potenziamento del personale sottolineato dall’assessora Stocker, il numero uno della cooperativa S.O.S., dichiara che “nelle case di riposo più piccole in Alto Adige probabilmente è così, sta di fatto che l’intervento da parte della Provincia avrebbe potuto essere più mirato, è evidente che con questa riorganizzazione non è possibile garantire la stessa sicurezza e qualità di prima”.
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