Chissà se e quanti sudtirolesi lo hanno incontrato o incrociato qualcuno che lo conosce. Il suo nome è Riccardo Muci, poliziotto di Cupertino, Lecce (zona turistica che molti di noi amano e frequentano). Muci è ricoverato in ospedale con gravi ustioni ma se la caverà. All’inizio dell’inferno di fuoco di lunedi 6 sull’autostrada del sole, Italia, è sceso dall’auto di servizio e si è messo ad aiutare i feriti che via via aumentavano. Ha anche segnalato a centinaia di auto il pericolo incombente.
Ora è avvolto da garze e medicazioni su quasi tutto il corpo e la convalescenza sarà lunga. Modesta proposta: quando starà meglio la potente, capillare, generosa, professionale (e giustamente soddisfatta delle presenze in provincia) organizzazione turistica altoatesina se la sentirebbe di rintracciare Riccardo e invitare lui e la sua famiglia per una settimana di ulteriore convalescenza in un nostro albergo? Sarebbe un piccolo ma significativo bel gesto.
Se avremo gli occhi rossi (anche e soprattutto per l’indignazione), forse nessuno ci biasimerà
Ma non basta. Nelle stesse ore, oltre venti lavoratori in nero al servizio del peggior caporalato nel nostro Sud sono morti in alcuni incidenti stradali. Certo, non ci sono più e chissà dove sono volati. Un pensiero anche a loro, per favore. Senza retorica o buonismo, certo. Ma se avremo gli occhi rossi (anche e soprattutto per l’indignazione), forse nessuno ci biasimerà.