Ambiente | L'età del turismo/1
Il turista in infradito
Foto: Suedtirolfoto.com / Othmar Seehauser
Il turismo vale il 10,6% del prodotto interno lordo della Provincia Autonoma di Bolzano. E anche negli ultimi vent'anni l'incidenza ha registrato un calo in termini percentuali (nel 1995 il dato era pari al 13,1%), se guardiamo al dato assoluto scopriamo che dal 2012 al 2014 il settore ha generato ricavi complessivi per oltre 2 miliardi di euro all'anno.
Il turismo, continuando a leggerne i risultati economici, raccolti nella "Serie storica sul turismo 1950-2016", dell'Istituto provinciale di statistica, è un'industria che in Alto Adige impiega oltre 36mila persone e che nel corso del 2016 ha accolto quasi 7 milioni di persone, per un numero complessivo di pernottamenti che supera i 31 milioni. Secondo il giornalista Marco D'Eramo, che al tema ha dedicato "Il selfie del mondo", una corposa indagine, pubblicata da Feltrinelli nella collana Campi del sapere, "viviamo l'età del turismo, e questo dev'essere inteso come un'industria non in senso metaforico, traslato, come quando parlando di 'industria culturale' il riferimento è alla standardizzazione del prodotto, ma reale, mettendo a fuoco il processo di produzione. Quando insisto sull’industria turistica -spiega D'Eramo a Salto.bz-, evidenzio come essa rappresenti una produzione materiale massiccia: se lo sguardo dell'osservatore viene in qualche mondo offuscato, appannato, dalla sciatteria dell'immagine immediata, il turista in infradito, o che indossa cappellini buffi, egli non sarà capace di cogliere la dimensione titanica, enorme del turismo, e quanta 'materia' smuova. Quanto cemento, quanto acciaio. È vero che l’oggetto del turismo è immateriale, come un’alba sul Machu Picchu, in Perù, però per andarla a vedere abbiamo messo in moto un meccanismo industriale di straordinaria potenza. Che ne sarebbe senza turismo dell’industria aereonautica? E di quella edilizia?".
Secondo D'Eramo, è possibile costruire un parallelo tra le città industriali dell'Ottocento e quelle turistiche a noi contemporanee: "Engels racconta Manchester, città dell'industria tessile dell’Ottocento, e descrive come i fiumi siano divenuti cloache, e la distruzione dell'ambiente. Evidenzia come tutto ciò porti ricchezza ma allo stesso tempo uccida la città, e ritengo che l'industria turistica abbia la stessa caratteristica: uccide le città svuotandole, rendendole delle quinte, dei fondali, togliendo ogni vita umana. Penso anche alle località montane, durante l’estate. Quindi il turismo ha caratteristiche proprie di tutte le industrie: danno qualcosa, e qualcosa tolgono".
Il turismo, continuando a leggerne i risultati economici, raccolti nella "Serie storica sul turismo 1950-2016", dell'Istituto provinciale di statistica, è un'industria che in Alto Adige impiega oltre 36mila persone e che nel corso del 2016 ha accolto quasi 7 milioni di persone, per un numero complessivo di pernottamenti che supera i 31 milioni. Secondo il giornalista Marco D'Eramo, che al tema ha dedicato "Il selfie del mondo", una corposa indagine, pubblicata da Feltrinelli nella collana Campi del sapere, "viviamo l'età del turismo, e questo dev'essere inteso come un'industria non in senso metaforico, traslato, come quando parlando di 'industria culturale' il riferimento è alla standardizzazione del prodotto, ma reale, mettendo a fuoco il processo di produzione. Quando insisto sull’industria turistica -spiega D'Eramo a Salto.bz-, evidenzio come essa rappresenti una produzione materiale massiccia: se lo sguardo dell'osservatore viene in qualche mondo offuscato, appannato, dalla sciatteria dell'immagine immediata, il turista in infradito, o che indossa cappellini buffi, egli non sarà capace di cogliere la dimensione titanica, enorme del turismo, e quanta 'materia' smuova. Quanto cemento, quanto acciaio. È vero che l’oggetto del turismo è immateriale, come un’alba sul Machu Picchu, in Perù, però per andarla a vedere abbiamo messo in moto un meccanismo industriale di straordinaria potenza. Che ne sarebbe senza turismo dell’industria aereonautica? E di quella edilizia?".
Secondo D'Eramo, è possibile costruire un parallelo tra le città industriali dell'Ottocento e quelle turistiche a noi contemporanee: "Engels racconta Manchester, città dell'industria tessile dell’Ottocento, e descrive come i fiumi siano divenuti cloache, e la distruzione dell'ambiente. Evidenzia come tutto ciò porti ricchezza ma allo stesso tempo uccida la città, e ritengo che l'industria turistica abbia la stessa caratteristica: uccide le città svuotandole, rendendole delle quinte, dei fondali, togliendo ogni vita umana. Penso anche alle località montane, durante l’estate. Quindi il turismo ha caratteristiche proprie di tutte le industrie: danno qualcosa, e qualcosa tolgono".
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2017 l'anno del turismo sostenibile per lo sviluppo. Nel 2016, il numero di persone che hanno visitato un Paese estero è salito a 1,23 miliardi. Il settore varrebbe il 10% del Pil globale, ed un occupato su dieci nel mondo dipenderebbe dal turismo, secondo le statistiche delle Nazioni Unite. Il numero di quanti si spostano all'estero non è mai stati così alto (anche tra il 2015 ed il 2016 il numero è aumentato di quasi 50 milioni di unità), ed a metà agosto, Taleb Rifai, segreterio generale della World Tourism Organization (UNWTO), ha dedicato un editoriale al tema della crescita ed alle critiche che il turismo suscita, in particolare per quanto riguarda l'impatto ambientale (su tutti, il "costo" dei voli, in termini di emissioni di gas climalteranti, dato che il 55% del turisti usa questo mezzo di trasporto).
"Growth is not the enemy; it’s how we manage it that counts" (la crescita non è il nemico, ciò che conta è il modo in cui la sapremo governare) è il titolo del suo intervento. "L’idea di un turismo che non crea danni è pari a quella di un’industria neutra -dice D'Eramo-. Non si possono evitare quelle che vengono chiamate esternalità. La libertà di cui godiamo, quella di viaggiare, è fantastica, ma ha a un costo ambientale enorme. Ognuno di noi deve ricordare conto che non esistono free lunch, pasti gratis". Solo che il prezzo dell'età del turismo non lo paghiamo quasi mai direttamente. E se non ce ne rendiamo conto è perché tutti, prima o poi, assumiamo il punto di vista del turista, e dimentichiamo il nostro essere "turistati", ovvero "soggetti passivi del turismo altrui". "Il turismo -sostiene Marco D'Eramo- è l'unica attività che tutti pratichiamo, tutti disprezzandola negli altri e facendo finta che non siamo turisti, ma viaggiatori. Ma il viaggiatore è solo un turista che nega di esserlo, o che non sa di esserlo".
"Growth is not the enemy; it’s how we manage it that counts" (la crescita non è il nemico, ciò che conta è il modo in cui la sapremo governare) è il titolo del suo intervento. "L’idea di un turismo che non crea danni è pari a quella di un’industria neutra -dice D'Eramo-. Non si possono evitare quelle che vengono chiamate esternalità. La libertà di cui godiamo, quella di viaggiare, è fantastica, ma ha a un costo ambientale enorme. Ognuno di noi deve ricordare conto che non esistono free lunch, pasti gratis". Solo che il prezzo dell'età del turismo non lo paghiamo quasi mai direttamente. E se non ce ne rendiamo conto è perché tutti, prima o poi, assumiamo il punto di vista del turista, e dimentichiamo il nostro essere "turistati", ovvero "soggetti passivi del turismo altrui". "Il turismo -sostiene Marco D'Eramo- è l'unica attività che tutti pratichiamo, tutti disprezzandola negli altri e facendo finta che non siamo turisti, ma viaggiatori. Ma il viaggiatore è solo un turista che nega di esserlo, o che non sa di esserlo".
Effetua login per aggiungere un commento!