Una fede che ama la terra
Essa è impegno ecumenico, ma anche incontro tra fede e vita nonché un periodo di riflessione e di azioni simboliche in vista della sempre più evidente necessità di rapportarsi in modo sostenibile verso il nostro pianeta.
Su stimolo del patriarca ecumenico Bartolomeo, da decenni le Chiese cristiane dedicano il mese di settembre alla riflessione e ad azioni simboliche in vista della sempre più evidente necessità di rapportarsi in modo sostenibile verso il nostro pianeta. Tale Mese inizia il 1. Settembre (Giornata del creato) e si conclude il 4 ottobre, memoria di san Francesco d’Assisi, grande cantore dell’armonia tra tutte le creature.
Tale impegno non rappresenta un optional ma una priorità nella vita del cristiano, perché a partire dal mistero del Dio fatto uomo in Gesù, la nostra è una “fede che ama la terra”, come affermava il teologo gesuita Karl Rahner. In passato le Chiese hanno piuttosto sottolineato il mandato divino ad Adamo ed Eva di “dominare e soggiogare la terra”, trascurando invece il comando di “coltivare e rendere fecondo” il giardino dell’Eden. Troppo spesso l’uomo in genere ma anche i cristiani, si sono rivelati piuttosto pirati e predatori che non “custodi del creato”. Qui si impone una conversione non solo spirituale ma anche ecologica: un cambiamento di mentalità che porti ad assumere nuovi stili di vita.
Tale missione di tutelare la vita in tutte le sue forme, viene riscoperta e ribadita, sia grazie al diffondersi di gruppi di sensibilizzazione ecologica, sia in virtù di un approfondimento del messaggio biblico, nonché per le emergenze ambientali e climatiche che nessuno più dovrebbe poter negare. E’ così che anche gli ultimi papi hanno voluto dedicare a queste tematiche importanti encicliche come la “Caritas in veritate” (2009) di Benedetto XVI e la “Laudato si’” (2015) di papa Francesco.
Di tali tematiche ed iniziative si fa promotore anche l’Istituto “De Pace Fidei”, voluto dal vescovo Wilhelm Egger nell’ambito dello Studio Teologico Accademico di Bressanone e diretto per i primi anni dal teologo morale e poi vescovo Karl Golser. Il consiglio scientifico di tale Istituto (composto da teologi ma anche da uomini e donne impegnati nel sociale) promuove pubblicazioni, incontri e prese di posizione sui temi della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato, ovvero quel complesso di atteggiamenti di fondo, necessari per perseguire una buona qualità di vita: missione oltremodo importante in un’età storica in cui si misura quasi tutto in termini di quantità (es. in base al PIL). Va invece affermato che il benessere materiale non sempre comporta uno star bene globale, di tutte le persone e di tutta la persona. Alcuni slogan quali “meno è meglio” stentano ancora a farsi largo, ma sono segnali che portano verso un futuro più equo per gli umani ed anche per gli altri viventi.
Tra le varie sue iniziative, il “De Pace Fidei” ha realizzato per conto della Diocesi il “Manuale per l’ambiente”, ricco di consigli per migliorare e rendere più leggera la nostra presenza sulla Terra. Propone il Premio “Karl Golser”, intitolato ad un personaggio assai impegnato su questi fronti e destinato a tesi di laurea sui tre ambiti di ricerca dell’Istituto.
Sulla scia delle riflessioni teologiche degli ultimi anni, si cerca di allargare il concetto ed il precetto della solidarietà, dai nostri contemporanei alle generazioni a venire. In tal senso Benedetto XVI parlava di una “solidarietà tra le generazioni”, quasi a dare corpo nel nostro contesto a quel detto dei pellirosse americani: “Il mondo non lo riceviamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli”.
Lo scorso anno il “De Pace Fidei” ha anche redatto e diffuso un “Decalogo per un corretto rapporto di genere e contro la violenza sulle donne” che trova da mesi diffusione ed approfondimento su vari media locali. Sono state anche prodotte delle prese di posizione sulla guerra in Ucraina, dove si sottolinea che non è con le armi che si pone fine ai conflitti. Il saggista Roberto Saviano scrive: “Non si può asciugare l’acqua con l’acqua, non si può spegnere il fuoco con il fuoco. Quindi non si piò combattere il male con il male.”
Custodire la “casa comune” (come la chiama papa Francesco), promuovere stili di vita sostenibili, diffondere “buone pratiche di vita”: sono obiettivi primari da diffondere tra credenti e non. Si tratta infatti di sfide epocali, che devono impegnare tutti in questo Antropocene, al fine di evitare un’ulteriore e drammatica estinzione di massa.
Si tratta di una missione che unisce in senso ecumenico tutti i cristiani, ma anche i credenti di altre religioni, specie quelli che la “Pachamama”, la madre Terra, continuano a considerarla un essere vivente e non un deposito di materiali da sfruttare. E si rivela anche un importante progetto esistenziale che unisce credenti e laici, dato che un pianeta di riserva non lo abbiamo ancora trovato. Dobbiamo allora salvarci insieme, dato che ci troviamo tutti sulla stessa barca di una Terra infinitamente bella ma anche delicata e fragile.
... ein Glaube, der die Erde
... ein Glaube, der die Erde liebt ...
es kann nie oft genug darüber nachgedacht, geschrieben, geredet - und dann aber auch gehandelt werden!
Neben der zu schützenden Au in der Brixener Gewerbezone ist der Hofburggarten ein schier unlösbares Thema.
Das 750 Jahre alte Gartengelände der Amtskirche gilt ob seiner bisherigen Nutzung als verseucht und kann deshalb dem Kirchenvolk nicht zugänglich gemacht werden. - Nichts desto Trotz nimmt die Amtskirche seit geraumer Zeit eine regelmäßige Mietsumme aus Steuergeldern ein, die eigentlich erst bei entsprechender Nutzung fällig sein sollte!
Nicht genug damit, - die Amtskirche steht in einer festen Linie mit dem Bürgermeister, den politisch-Verantwortlichen, der Tourismusgenossenschaft und den Wirtschaftstreibenden, - um aus dem HOFBURGGARTEN einen
dem Gewinn ausgerichteten André-Heller-Garten zu schaffen!
Also kein allgemein zugänglicher Garten für MENSCHEN und NATUR nach dem guten Beispiel von unzähligen, frei zugänglichen Parks und Gärten im kultivierten Mitteleuropa und darüber hinaus!
Woran dürfen/sollen die Gläubigen noch glauben?
In risposta a ... ein Glaube, der die Erde di Walter Kircher
Il testo di Don Renner e il
Il testo di Don Renner e il commento di W. Kircher mi ha spinto a queste riflessioni…
Dai media di qualche giorno fa ho appreso che il Comune di Bx. vuole poter attingere al fondo PNRR per finanziare parte della ristrutturazione del Giardino Vescovile. Non ho parole per definire questa pretesa, che lascia molti cittadini e cittadine come me indignati ed offesi.
I fondi del PNRR, il Piano di Resilienza Nazionale, così faticosamente ottenuti dall’Europa, sarebbero finalizzati a far fronte alla grave crisi senza precedenti in cui ci troviamo immersi più o meno improvvisamente, conseguenza prima dalla pandemia, ora di una guerra nel cuore dell’Europa che nessuno vuole. Sono destinati, voglio ricordarlo, a migliorare la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività, la cultura e il turismo; alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica; a migliorare le infrastrutture per una mobilità sostenibile; all’istruzione e alla ricerca; alla sanità. Tra i possibili settori beneficiari viene giustamente nominato anche il turismo. Ma non si intende qui ovviamente il ‘turbo-turismo’, bensì quello colpito dalla crisi e quello teso a valorizzare le piccole realtà locali e impossibilitato finora a decollare per mancanza di mezzi, infrastrutture, ecc.
Nessuno nega più l’evidenza che in Sud-Tirolo, e non solo qui, a farla da padrone è invece sempre di più un altro tipo di turismo. Molti politici di ogni colore ormai si riempiono la bocca di parole come ‘sostenibilità’, ‘turismo ecocompatibile’ e via di seguito, tutti vogliono o dicono di volere un turismo sano e stabile, ma un conto sono le parole, l’altra i fatti! La proposta di legge provinciale sulla necessità di un limite massimo dei posti letto nel settore turistico, approvata recentemente in Consiglio Provinciale, è un primo passo in questa direzione, anche se contiene clausole che potrebbero consentire delle scappatoie.
Ora per andare a mungere la ‘grande vacca’ dei fondi PNRR al fine di ristrutturare un Giardino Vescovile storico per farne una grossa attrazione turistica, dico io … ci vuole tanto, ma tanto ‘coraggio’ - per usare un semplice eufemismo! Questa pretesa non mi pare nè un segno di furbizia nè di oculatezza, ma di mancanza di responsabilità etica. Soprattutto in un momento come questo in cui tanta parte della popolazione soffre per le conseguenze della crisi economica, che non si è ancora manifestata in tutta la sua gravità.
Continuare a snaturare il territorio con grandi eventi e attrazioni a non finire, che richiamano traffico su traffico, alla fine si rivelerà un boomerang per lo stesso turismo locale, che dovrebbe invece essere il primo soggetto interessato a prodigarsi per la cura dell’ambiente e per mantenere e migliorare la qualità della vita di tutti. Quando ogni centimetro quadrato sarà irrimediabilmente ‘sfruttato’, cosa potremo più offrire in futuro agli ospiti che scelgono questa terra come meta delle loro tanto sospirate vacanze, convinti di trovare qui una natura e un ambiente, non dico intatti, ma almeno in qualche misura tutelati e ancora integri?
Conosciamo bene l’obiezione dei sostenitori del progetto in questione: realizzare il Giardino-Museo ‘Heller’, un artista multimediale unico e impareggiabile (così nel lungo panegirico dell’artista che il Comune di Bressanone ha inviato al Consiglio di Stato), ha l’obiettivo non solo di attirare più turisti, ma anche di creare nuovi posti di lavoro e questo sicuramente a beneficio di tutti! Ma beneficio di tutti e non solo di pochi sarebbe piuttosto realizzare un progetto assai meno costoso dei 12 milioni di €. Previsti per il progetto Heller, destinati oltretutto a lievitare nei prox. anni e che in un momento di crisi generale come questo sono davvero un pugno in un occhio.
L’attuale Giardino Vescovile, un giardino storico di valore, avrebbe tutte le potenzialità per diventare a costi molto più ragionevoli un magnifico giardino pubblico, meno ‘esclusivo’ e più ‘inclusivo’, in grado di offrire ai suoi frequentatori pace e ristoro, verde in abbondanza e tanta bellezza, magari arricchito anche di alcune opere artistiche.
Ormai sembriamo quasi rassegnati ovunque, anche a livello locale, ad avere amministratori politici succubi di grandi lobby, piuttosto che capaci di mostrare coraggio e volontà di cambiamento.
Ma prendo spunto proprio dall’articolo di Don Paolo Renner per augurarmi che la Curia di Bressanone (ed i suoi amministratori), in quanto proprietaria del fondo su cui sorge il Giardino Vescovile, visto che è e rimane proprietaria del fondo, rifletta sulle conseguenze di certe scelte, che non se ne lavi le mani, come purtroppo ha fatto finora, demandando agli amministratori politici ogni decisione in merito al futuro di questo giardino.
Altrimenti le sofferte e profonde tesi dell’enciclica papale ‘Laudato sì’ rischiano di rimanere solo ‘belle parole’.