Politica | Il vertice

Schengen sospeso

Da oggi fino al 30 maggio stop al trattato per la libera circolazione delle persone in vista del G7. Controlli in aeroporto e alle frontiere.
Schengen
Foto: Peter Schrank

Il G7 di Bari in programma dall’11 al 13 maggio e a Taormina dal 26 al 27 fa scattare, per venti giorni a partire da oggi (10 maggio) fino al 30, la temporanea sospensione di Schengen e il ripristino dei controlli alle frontiere terrestri, marittime e aeree. Ad annunciarlo è l’Enac che invita i passeggeri “a recarsi in aeroporto dotati di documento d'identità in corso di validità e in anticipo rispetto ai tempi normalmente previsti, in modo da non incorrere in eventuali ritardi determinati dalla reintroduzione del controllo documentale”. L’Ente ha inoltre invitato i vettori aerei nazionali e stranieri operanti in Italia a fornire un’informativa ai propri passeggeri, sia sui siti internet, sia attraverso altre modalità ritenute efficaci e chiede a tutto il settore aereo “collaborazione e responsabilità nella predisposizione delle misure più idonee per ridurre al minimo l’impatto della reintroduzione del controllo dei documenti, affinché le attività del trasporto aereo possano essere effettuate nel rispetto della puntualità e del regolare svolgimento delle operazioni”. 

Il Trattato, un ripasso

A Schengen, cittadina lussemburghese sulle rive della Mosella, all’incrocio simbolico dei confini tra Francia, Germania e Benelux, nel 1985, venne firmato l’accordo omonimo da parte del primo nucleo di paesi pionieri per l'abolizione dei controlli alla frontiera che rallentavano mobilità e commercio tra paesi confinanti e interdipendenti: Lussemburgo, Belgio, Olanda, Francia e l'allora Germania Ovest.

L’accordo nacque come intergovernativo, fuori dal quadro Ue, in quanto nel 1985 non fu possibile trovare un consenso tra i 10 stati membri dell'allora Comunità Europea. Nel 1990, tuttavia, la Convezione di Schengen venne firmata anche dall’Italia, seguita da Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992), Austria (1995), Danimarca, Finlandia e Svezia (1996). I paesi europei decidono allora di farlo rientrare nel quadro legale comunitario, integrandolo a pieno diritto nell' 'acquis' con il Trattato di Amsterdam (1997). Lo spazio Schengen è composto da 26 paesi europei, di cui 22 membri dell'Ue. Dei 28 ne fanno parte 22 ad eccezione di Gran Bretagna e Irlanda (clausola opt-out), Cipro (l'isola è divisa in due dall'invasione della Turchia), Croazia (ingresso previsto 2015-2016), Bulgaria e Romania (via libera della Commissione ma veto di Germania, Olanda e Finlandia). Vi rientrano poi Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera. Dal 1995 (per l’Italia dal 1997) sono stati aboliti i controlli sistematici alle frontiere interne dei paesi aderenti all'area Schengen (restano possibili controlli a campione) mentre sono obbligatori quelli alle frontiere esterne. Non sono messi in discussione i controlli all'interno di un Paese.

C’è poi il sistema d'informazione comune di scambio di informazioni (il Sis, potenziato nel 2013, ora Sis 2), che è responsabilità degli stati membri utilizzare e implementare. In caso di emergenza o di situazioni eccezionali (manifestazioni, eventi sportivi o politici, ecc.) è possibile reintrodurre previa informazione a Bruxelles i controlli obbligatori alle frontiere interne per un massimo di 30 giorni. Sulla base di una valutazione del rischio in base a criteri abbastanza ampi sono anche possibili controlli mirati per assicurare che non ci siano minacce per la sicurezza.