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Copertura del Chiostro dei Domenicani?

Un tetto di vetro sopra il chiostro dei Domenicani. L’ennesima idea megalomane per la città?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Google Maps

È vero che di questi tempi le preoccupazioni sono ben altre, ma, siccome la vita va comunque avanti, non ho creduto ai miei occhi quando ho letto questa notizia che inizia cosi:

Un tetto di vetro a coprire l'antico chiostro, per preservarne l'integrità storica e rilanciarlo come nuovo spazio urbano.

Le parole, si sa, consentono di girare i concetti come si vogliono, soprattutto quando si tratta di progetti architettonici. Ora affermare di “preservarne l’integrità storica” coprendo il chiostro con un tetto di vetro… no, davvero non lo comprendo, anzi è un nonsenso.

Come capita praticamente sempre, si apprendono queste notizie quando il più sembra fatto e, peggio ancora, già approvato. La cittadinanza si accorge di questi discutibili idee quando sono già in corso o, peggio, ormai approvate (Pascoli docet), presumo esito della gara di progettazione del 2015 e aggiudicata nel 2017.

Ancora: “Ma l'intervento previsto, che riguarderà la costruzione di una copertura trasparente, contemporanea, di grande leggerezza anche di materiali, ne farà un punto di riferimento per le attività culturali della città. "E' stato, questo elemento (…) uno dei punti di partenza dell'intero percorso progettuale. Trasformare il chiostro in una nuova opportunità di convivenza tra i bolzanini e il loro centro musicale, per poter ospitare eventi e incontri".

Prego? Allora, mettiamo un tetto in vetro, per di più “contemporaneo” (e già qui mi scorrono i brividi sulla schiena) su di una struttura del XIV secolo? Fatico a comprendere, anche perché mi piacerebbe vedere il rendering. Come se queste “opportunità di convivenza” mancassero oggi in città… ma per favore… Struttura che fu oggetto di un restauro e sistemazione neanche tanti anni fa.

Pare ci sia una corsa nel voler coprire i cortili interni: quello di palazzo Widmann della Provincia (ma ci sta, è una soluzione pratica), quello di piazza Fiera (lì però è tutto moderno...) e poi Castel Mareccio di cui scrivo più avanti.

Domanda: le Belle Arti (ossia i Beni Culturali della Provincia) non hanno nulla da dire? Oppure hanno già approvato tale progetto? Nel MonumentBrowser provinciale l’area del chiostro risulta come “monumento architettonico” e la relativa scheda è davvero chiara sul valore storico della struttura. Come la mettiamo?

Ho ascoltato diversi concerti estivi proprio sul prato del chiostro e la bellezza del luogo è (fra un po’ dovrò scrivere “era”) proprio l’essere sotto il cielo, all’aperto, a godersi la musica. Ora si vuole snaturare tale luogo e nessuna descrizione intricata quanto altisonante può definire ciò che, in realtà, pare essere la continuazione di progetti balzani e megalomani nella città capoluogo.

Lo si è visto, ad esempio, con il cortile di Castel Mareccio, che è divenuto un forno d’estate con temperature e umidità tropicali nelle giornate più calde, problema irrisolto da quando fu realizzata quella discutibile copertura, necessaria per carità, ma alla faccia che fosse “leggera” e “smontabile” (è cementata nei muri...).

Che la zona attorno al Conservatorio sia stata oggetto di opere più che discutibili, basta guardarsi attorno: dal pessimo rifacimento di piazza Domenicani, che oltretutto da anni ha un piano stradale da... tratturo e nessun rialzo alle fermate dei bus (ma li si voleva realizzare nel bocciato progetto del tram...), a ciò che è stato fatto del complesso dell’ex ospedale e del parco che lo circondava. Anche il progetto di “ribaltare” la sala concerti lascia perplessi ma, oltre a quanto letto, nulla si sa. Ci mancava ora solo il tetto trasparente sopra il chiostro… spero che sul tema si apra un dibattito e che non ci sia la solita supponenza dei “tecnici” nei confronti dei cittadini che “osano” criticare progetti architettonici.

Anche perché il tema dovrebbe spostarsi su di un ulteriore aspetto. L’università, in cui il Conservatorio dovrebbe o è stato ormai inglobato, sta “scoppiando da ogni poro”, struttura (davvero maldigerita dai bolzanini per come fu imposta sulla città, ce lo stiamo scordando?) pensata per una università evidentemente molto “localistica”, piazzata in centro perché… dai, lo si sa bene il perché, ma che invece è cresciuta ben oltre le aspettative minimaliste (soprattutto politiche) delle origini e che ora è più che mai affamata di spazi che, dove è ora, mai ne troverà. È un altro tema che riguarda anche e soprattutto la città, rimasta però totalmente ai margini e spettatrice (volutamente?) impotente, come lo fu allora e come pare esserlo oggi.