Società | Sanità

“Una riforma deludente”

Il segretario del sindacato Nursing Up Massimo Ribetto elenca le attuali criticità del sistema sanitario altoatesino, visto con l’occhio degli infermieri.
ribetto.jpg
Foto: web

salto.bz : Dal punto di vista degli infermieri qual è il giudizio sulla crisi del Pronto Soccorso nell’ospedale del capoluogo?
Massimo Ribetto - Nel Pronto Soccorso di Bolzano numericamente la situazione degli infermieri non è grave come quella dei medici. Di medici c'è una grave carenza, mentre il numero di infermieri di per sé è congruo rispetto al budget. Che poi il budget sia idoneo rispetto al fabbisogno poi è tutta un’altra questione. 

In che senso? Il servizio pubblico non dovrebbe essere impostato appunto sulla base del fabbisogno?
Solo in teoria. Perché gli organici dei servizi sono calcolati non in base ad un reale fabbisogno ed ai carichi di lavoro ma in base al budget che viene fissato di anno in anno dalla direzione. Come sindacato e quindi Nursing Up è da anni che noi riteniamo questi organici nei reparti, e quindi i budget, sottostimati rispetto al reale bisogno. Questa è una premessa fondamentale per ogni discorso che si voglia fare. 

Insomma: manca il personale…
Sì. Mentre se chiedete all’Azienda loro dicono di avere l’organico pieno. Ma andrebbero gestite anche le concrete esigenze dei reparti e dei servizi, i posti letto e le attività che ci sono da svolgere. Garantendo anche al personale le sostituzioni in caso di assenze per malattia, ferie ed aggiornamenti.  Tornando al Pronto Soccorso di Bolzano poi, se è vero che come organico gli infermieri sono messi meglio dei medici va anche registrato un altro fenomeno che complica un po’ le cose. 

Quale?
Negli ultimi anni c’è stato un grande turnover, che in Pronto Soccorso non è l’ideale. Ogni infermiere che arriva ha bisogno di un tempo x per ingranare, imparando e inserendosi nel servizio nella maniera più opportuna. Se capita che sono in servizio 4 giovani e da un momento all’altro si ritrovano a gestire un politrauma la cosa non è certo semplice da gestire. 
Fino a qualche anno fa in Pronto Soccorso c’erano degli infermieri che erano veri e propri capisaldi. Successivamente è subentrato un fuggi fuggi dovuto non tanto a pensionamenti quanto ad altre ragioni. Non ultimi il coordinamento del personale e la modalità d’accesso per gli infermieri al Pronto Soccorso. Fino a qualche anno era in vigore una regola non scritta che imponeva agli infermieri di avere una certa esperienza prima di arrivare al Pronto Soccorso. Non si poteva accedervi provenendo direttamente dalla Claudiana. 

Dal punto di vista degli infermieri dove stanno allora le principali criticità nell’attuale sistema sanitario altoatesino?
Senz’altro le situazioni più problematiche si registrano nell’ospedale di Bolzano, essendo il più grande della provincia. Voglio citare l’esempio la sala di terapia intensiva per i pazienti affetti da ictus, che l’anno scorso è stata collegata con neurologia dopo che per anni aveva fatto capo a medicina. Peccato che per lo spostamento nel reparto sarebbero stati necessari 10 infermieri in più. La direzione sanitaria lo sapeva, ha deciso di partire comunque ma di infermieri alla fine ne sono arrivati solo 2 e mezzo. Insomma: fanno partire dei servizi senza avere le risorse, promettendo che arriveranno ma non mantenendo le promesse. Alla fine il disagio ricade sui pochi infermieri che ci sono, che pure loro devono imparare ma in un contesto fortemente penalizzato. Questa cosa mi fa davvero molto arrabbiare. Insomma: nel momento in cui è partita la nuova sala intensiva in neurologia il direttore infermieristico avrebbe dovuto dire che non c’erano le risorse minime necessarie. 

Quindi vi è una carenza anche a livello di governance e di regia…
A proposito della nuova direttrice tecnico-assistenziale ovvero la dottoressa Marianne Siller devo dire che sono ottimista. Ma quello devo dire che stimo anche il direttore generale dottor Schael. Il problema è se poi queste persone vengono realmente messe nelle condizioni di lavorare e di fare le scelte necessarie. Molto spesso il problema infatti è politico. E l’attuale riforma sanitaria è la classica montagna che ha partorito un topolino. 

Il suo giudizio è lapidario.
Sì, perché siamo partiti da grandi promesse. Si era detto che ci sarebbe stato un unico direttore generale ma invece alla fine, dobbiamo dircelo, i direttori sono aumentati di numero. Poi non solo sono state mantenute ma sono state addirittura potenziate le autonomie di alcuni direttori di comprensorio. Questa cosa è pericolosa e non si tratta di una battaglia tra Bolzano e la periferia. Semplicemente sono dieci anni che si parla di un’azienda unica, ma di unico non c’è nulla. Ci sono ancora 5 distinte aziende sanitarie. Abbiamo Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano. E la quinta azienda è la direzione di via Cassa di Risparmio. 
Non ho la sfera di cristallo ma faccio fatica ad essere ottimista. Rispetto alle indicazioni di partenza purtroppo non credo ci saranno grandi cambiamenti nel prossimo futuro. 

Il territorio e i medici di base verranno ad avere un ruolo più organico nel ‘sistema’ sanitario altoatesino?
Io vedo che in Alto Adige si fa molta fatica a mettere mano a certe dinamiche. 

La politica teme di perdere il consenso se mette mano in certi nodi?
Sì. Tendono molto a preservare i poteri forti. O la politica dice che le cose non vanno, propone dei cambiamenti radicali e poi ha il coraggio di metterli in atto, oppure non cambierà mai nulla. 
L’assessora Stocker ha iniziato con dei bellissimi proclami sfidando il mondo, ha girato gli ospedali, ha tagliato i punti nascita, ha portato a Bolzano un direttore come Schael noto a livello nazionale per essere un ‘taglia-teste’. Però questa riforma sanitaria è davvero molto deludente. All’arrivo di Schael c’era una grande paura tra i direttori e ora questa paura è molto più sfumata.

Questo è un segno del fatto che gran parte della spinta al cambiamento ormai è smorzata?
Temo proprio di sì. 

Quali le altre criticità dal punto di vista degli infermieri?
La medicina interna a Merano. Ed anche a Merano le medicine sono in difficoltà. C’è poi la questione dei gestione del primo soccorso, ovvero della presenza degli infermieri a bordo delle ambulanze. A fatica politica e Croce Bianca hanno accettato questa presenza, ma per svolgere questo servizio attualmente si fa capo agli infermieri in servizio nei reparti di medicina d’urgenza, mentre dovrebbe trattarsi di personale ad hoc. 
Queste decisioni e quelle precedentemente citate non tengono conto insomma della dignità professionale degli infermieri, mettendo anche a rischio la loro attività. I dirigenti accettano sempre le decisioni dall’alto e pensano solo a risparmiare. Non si può andare avanti così.