Società | Sanità

“I problemi continueranno a moltiplicarsi”

Sleiter (SGB-CISL) lancia l’allarme: medici di base in pensione a 65 anni? Il sistema altoatesino già carente di personale rischia di perdere ancora più unità.

Un insanabile stallo?
Il refrain - inquietante - da qualche tempo è sempre lo stesso: in Alto Adige non ci sono abbastanza medici di base. Fra proteste, diffuse apprensioni e possibili soluzioni il nodo sembra tuttavia ancora arduo da sciogliere. La medicina generale a livello provinciale, come noto, è già sotto organico di 64 unità e la situazione sembra destinata a incancrenirsi ulteriormente dal momento che nei prossimi anni saranno molti i medici che andranno in pensione, senza contare che il contratto collettivo nazionale impone un tetto massimo di 1.575 per medico. “Il contratto collettivo nazionale, con le sue regole rigide, si riferisce a una situazione, quella nazionale, diversa da quella locale” afferma la Federazione della SGB-CISL medici, i quali ricordano che se in Provincia di Bolzano c’è penuria di medici di base nel resto del Paese, al contrario, questi sono molti di più. “Stabilire un tetto massimo di pazienti per ciascun medico, a livello nazionale, ha quindi un senso, ma non per la Provincia di Bolzano, dove invece ha riflessi negativi”.

Il limite, aggiungono i sindacalisti, non può essere oggetto di contrattazione al secondo livello: “La politica locale, in sede di trattativa, allarga le braccia e afferma di non poter fare niente di fronte all’impossibilità di apportare modifiche alle norme nazionali - dicono -, bisogna allora trovare soluzioni alternative, che vanno ricercate a livello politico nell’ottenimento di maggiori spazi di contrattazione a livello locale”. Cosa che potrebbe creare una serie di vantaggi a effetto domino: per i medici di famiglia, per la qualità dei servizi e dell’assistenza sanitaria, per i pazienti e per la cittadinanza tout court, sottolinea la SGB-CISL. Il precedente contratto collettivo provinciale per i medici di base, del resto, aveva il merito di lasciare maggiori spazi di contrattazione alle parti per gestire le specificità e le particolarità del territorio permettendo al medico di assistere fino a 2.000 pazienti. Inoltre erano previsti sostegni per la formazione di studi associati o per l’assunzione di collaboratrici di studio ambulatoriale. Benefici di cui i nuovi medici non possono più godere proprio per effetto delle nuove regole e dei nuovi limiti di finanziamento nazionali. “L’accordo provinciale del 2015 migliora il contratto collettivo solo in parte - precisano i sindacalisti - attenuando in parte la riduzione della retribuzione”. La richiesta è quella di  reintrodurre i sostegni per la formazione di studi associati o di rete e per l’assunzione di collaboratrici di studio ambulatoriale al fine di favorire anche la creazione di nuovi posti di lavoro a tempo parziale.


Cosa dicono i medici
La SGB-CISL ha promosso un sondaggio fra i medici di base altoatesini allo scopo di raccogliere numeri e dati, basi solide sul quale avanzare proposte e richieste. Su 284 interpellati hanno risposto in 131. Dalla prima parte dell’indagine appena conclusa è emerso che oltre la metà dichiara di assistere più di 1.575 pazienti (il tetto massimo fissato a livello nazionale), che la maggioranza di coloro che lavorano da soli sarebbero disposti a formare uno studio associato o una medicina in rete e che molti medici di famiglia pianificano di andare in pensione prima di quanto invece presunto dall’Azienda Sanitaria. Quest’ultimo punto rischia di aggravare ulteriormente la già  considerevole mancanza di personale medico. “Abbiamo chiesto a quanti sarebbero disposti a lavorare fino a 70 anni - riferisce Eugen Sleiter, coordinatore provinciale Cisl per la medicina - ed è risultato che molti (circa il 26% degli intervistati, ndr) pianificano di andare in pensione a 65 anni. La problematica non è quindi, come dice l’assessorato che nel 2026 mancheranno 131 medici, ma i guai si avranno già 5 anni prima. I problemi peraltro ci sono già adesso con i nuovi contratti che impongono un massimale di 1.575 pazienti a testa, bisogna infatti ricordare che i medici che andranno prima in pensione sono quelli con il vecchio contratto con 2.000 pazienti per medico e sono anche quelli che hanno più pazienti”. “Occorre pensare al futuro prossimo - conclude Sleiter -, attualmente le liste di attesa negli ospedali sono sempre più lunghe, gli ambulatori sono pieni e il carico di lavoro di un medico è notevolmente maggiore rispetto a quello di dieci anni fa, se mancano i medici di base ci troveremo ad avere un sistema sempre più scollato”.