L’Alto Adige “in castigo”
La polemica non va in vacanza. Figurarsi quella dei prolifici alfieri di Südtiroler Freiheit. Bersaglio, questa volta, il quotidiano Alto Adige, colpevole di concentrarsi “più sul denigrare che sul fare informazione”, tuona Cristian Kollmann. Da circa 4 mesi il Movimento della destra secessionista sudtirolese ha lanciato una raccolta firme, con tanto di petizione, a favore dell’abolizione dei decreti fascisti sulla toponomastica. Per raggiungere anche l’opinione pubblica ‘italiana’ la compagine dei Südtiroler Freiheit chiede al quotidiano Alto Adige di pubblicare, dietro pagamento, una brochure informativa sulla toponomastica, in lingua italiana. La risposta del giornale è, in sostanza: grazie, ma no grazie. Il motivo: è “in contrasto con la linea da sempre adottata dall’Alto Adige di moderazione dei toni nel trattare questioni aventi riflessi di natura politica” oltre al fatto che “sarebbe indubbiamente motivo di irritazione per gran parte dei lettori del quotidiano”.
Di qui la replica piccata di Kollmann: “È l’ennesima dimostrazione di come il quotidiano Alto Adige preferisca manipolare i suoi lettori con una verità a senso unico, con mezze verità se non addirittura con false informazioni”. E l’attacco prosegue: “Diese Zeitung ist sich selbst stets treu geblieben, und deren irredentistisch-tolomeisch-faschistisiche Etikette „Alto Adige“ war seit je Programm!”. Già più di 100 anni fa, ricorda Kollmann, l’Alto Adige aveva cercato di screditare la minoranza di lingua tedesca in Trentino, “oggi fa lo stesso con il Sudtirolo, in particolare con i toponimi tedeschi”. Ma gli esponenti di Südtiroler Freiheit non demordono: anche senza l’aiuto del quotidiano locale di lingua italiana, dicono, altre strade verrano tentate: la petizione verrà infatti mandata ai rappresentanti politici sia a Bolzano che a Roma. Auguri.