Società | IMMIGRAZIONE

Premio Blondel a Verena Wisthaler

La ricercatrice Eurac mette l’Alto Adige a confronto con Scozia, Galles, Paesi Baschi e Corsica sul rapporto tra discorsi politici e atteggiamento verso l’immigrazione.
Verena Wisthaler
Foto: Verena Wisthaler, Ricercatrice dell'Eurac Research

Con la tesi di dottorato dal titolo “IMMIGRATION AND COLLECTIVE IDENTITY IN MINORITY NATIONS. A longitudinal comparison of Stateless Nationalist and Regionalist Parties in the Basque Country, Corsica, South Tyrol, Scotland and Wales” la ricercatrice dell’Istituto sui diritti delle minoranze dell’Eurac Research Verena Wisthaler si è vista assegnare il premio internazionale Jean Blondel dall’ECPR (European Consortium for Political Research). La consegna ufficiale del premio avverrà l’11 aprile 2018 nell’università di Nicosia (Cipro). La ricercatrice ha studiato i programmi elettorali, i verbali dei discorsi pubblici e dei dibattiti avvenuti nella giunta dei partiti regionali di Alto Adige, Corsica, Galles, Scozia e Paesi Baschi dal 1990 al 2015.

Scopo della ricerca è stato verificare come i partiti analizzati avessero affrontato il tema dell’immigrazione, in che misura tale tema incidesse sull’identità della popolazione locale e se nel corso del tempo i partiti considerati avessero mutato il proprio atteggiamento. L’analisi ha riguardato l’immigrazione regolare e l’integrazione tra stranieri ed autoctoni. E’ emerso che l’elemento comune caratterizzante le cinque realtà indagate sia un forte legame tra il discorso sull’immigrazione e quello sull’identità nazionale. Dalla ricerca si evince altresì che solo in Galles ed in Corsica si siano registrati cambiamenti nel modo di approcciare all’immigrazione.

“Il partito di sinistra Plaid Cymru, che sostiene l’indipendenza del Galles all’interno dell’Unione Europea, dall’inizio degli anni Novanta al 2005 malvedeva l’immigrazione, specie di origine inglese – spiega Wisthaler -. Poi nel 2005 il Plaid ha voluto promuovere un’immagine di partito aperto, moderno, proeuropeo, a favore della multiculturalità, basato su valori civici e non etnici e così ha cominciato progressivamente a percepire l’immigrazione come un contributo positivo alla costruzione di una nuova identità nazionale”.

Quali motivi stanno dietro a tale svolta? Al riguardo la ricercatrice dell’Eurac sostiene che ciò sia dipeso in particolare da due motivi: il Plaid Cymru è divenuto più potente dal 1999 grazie alla devolution (trasferimento di poteri dallo Stato centrale alla regione) e dal 2007 al 2014 è entrato a far parte della coalizione di governo assieme al partito labourista inglese.

Anche in Corsica si è assistito alla stessa inversione di tendenza. “In un panorama politico molto frammentato con tanti piccoli partiti sono emersi nel 2000 due partiti di sinistra: Corsica Nazione (partito secessionista che nel 2010 ha assunto il nome di Corsica Libera, molto vicino al Fronte di Liberazione Nazionale Corso), le cui azioni sono state spesso violente e Femù a Corsica (partito autonomista non violento) - afferma Wisthaler -. Nel 2015 Corsica Libera e Femù a Corsica si sono uniti e hanno danno vita al partito Pé a Corsica, attualmente al governo”.

In origine, espone la ricercatrice, la Corsica ha rigettato l’immigrazione soprattutto da parte dei francesi, in seguito ha assunto una posizione più moderata. L’idea di base del partito di recente formazione Femù a Corsica è di dimostrare di essere in grado di gestire l’immigrazione e di integrare le persone immigrate nel tessuto sociale locale.

Verena Wisthaler ha individuato un elemento comune a Galles e Corsica: lo sviluppo di un nazionalismo strumentale, volto a creare un nuovo concetto di nazione a partire anche dall’immigrazione, ossia un popolo multiculturale, multietnico, multireligioso.

Nessun notevole cambiamento sostanziale si è invece notato in Scozia, Paesi Baschi e in Alto Adige nel periodo di tempo esaminato.

"Alto Adige e Scozia hanno entrambe le stesse conoscenze per governare e gestire l’immigrazione, ma ciascuna di esse si pone rispetto al tema in modo diverso. Al contrario, la Corsica ha meno competenze, eppure mostra maggiore apertura all’immigrazione"

Per quanto riguarda la posizione della Scozia e dei Paesi Baschi sull’immigrazione e l’integrazione tra autoctoni e stranieri Wisthaler afferma: “Essi vedono l’immigrazione come risorsa per creare una nazione diversa, aperta, moderna, attiva e sostenibile”.

E in Alto Adige? Nella nostra provincia il focus è stato concentrato su quattro partiti di centro e di destra: SVP, Südtiroler Freiheit, i Freiheitlichen, Bürger Union.

“Tali partiti, a parte la parentesi dal 2003 al 2008 della Südtiroler Volkspartei in cui si è registrata una maggiore apertura all’immigrazione, hanno tutti percepito l’immigrazione piuttosto come minaccia che come una risorsa” – osserva Wisthaler che ne spiega le ragioni: “Grande incidenza hanno l’ideologia di destra e sinistra, l’organizzazione e la struttura della popolazione prima dell’inizio del fenomeno migratorio. Se ci fossero stati già dei conflitti tra diversi gruppi, per esempio tra gruppi linguistici, l’immigrazione potrebbe accentuare questi conflitti”.

Non è invece in alcun modo condizionante il livello di competenze maturato sul campo dalle singole realtà territoriali, dice la ricercatrice: “Alto Adige e Scozia hanno entrambe le stesse conoscenze per governare e gestire l’immigrazione, ma ciascuna di esse si pone rispetto al tema in modo diverso. Al contrario, la Corsica ha meno competenze, eppure mostra maggiore apertura all’immigrazione”.

In conclusione, i conflitti tra gruppi locali preesistenti influiscono molto sulle politiche relative all’immigrazione ed all’integrazione, mentre l’economia non gioca alcun ruolo al riguardo.