Sasa, "in-house" e rinnovo della flotta
Sorprende che nell’attuale discussione non si facciano delle semplici quanto banali considerazioni su dati oggettivi. La Provincia è causa del mancato rinnovo della flotta e le incognite per il futuro sono tante.
Gli esempi di Verona e Brescia
Nell’addormentato panorama agostano c’è da chiedersi se veramente si guarda un po’ fuori dai propri confini. Leggo che da marzo 2018, con l’acquisto di 25 nuovi bus, tutti i mezzi urbani Atv della città scaligera saranno a metano. A Brescia sono già arrivati i nuovi 20 bus che consentiranno a BT di percorrere il 90% dei km urbani a metano. Questi sono i fatti.
Come la circostanza che, semmai servisse un ulteriore elemento, che col metano si risparmia, al di là dei benefici ambientali. Qui sotto il dato di Brescia Trasporti. Si spera che in futuro né Sasa né la Provincia tirino più fuori il discorso che i bus a metano sono "più costosi", circostanza peraltro smentita un anno fa dalla stessa Provincia quando ha fornito i dati sui costi chilometrici delle varie tipologie di bus.
Rinnovo della flotta: il punto critico passato, presente e pure futuro?
Si parla tanto della soluzione in-house di Sasa, lungi da me di voler entrare in qualsiasi considerazione politica. Mi limito a osservare che si vogliono “fare le nozze” con la Provincia, è la stessa che, però, ha bloccato il rinnovo della flotta negli anni scorsi. Immagino già le facce stranite, ma è la realtà dei fatti. Si leggano le lamentazioni dell’ottimissimo presidente Sasa e dell’ex.direttore nel 2011 oppure la circostanza che la Provincia aveva investito tutto nella ferrovia, come l’ex direttore aveva denunciato nel 2010. Illuminante questo articolo del 2008. D’altronde basta leggere questo comunicato del 2011 quando Sasa denunciò il degrado della flotta proprio alla Provincia. Saranno stati altri tempi, ma i concetti sono quelli. Tutti ora se ne sono dimenticati nell’euforia “in-house”? Perché la situazione tanto differente dagli anni scorsi non è.
Rinnovo della flotta: prima annuale, da un decennio solo quinquennale…
Basta guardare la cronologia degli acquisti proprio sulla pagina di Sasa sui propri mezzi (mancano gli ultimi cinque bus di 18 metri rigorosamente a gasolio e usati acquistati di recente, ma pare che nessuno se ne voglia accorgere…). Infatti, si può notare che fino al 2007 l’acquisto di mezzi è stato pressoché annuale, dopo solo qualche mezzo “sparso” qua e là, rigorosamente diesel.
Dopodiché solo nel 2012/13 anni l’infornata di 42 mezzi tutti a gasolio ed è il segreto di Pulcinella che furono acquistati “en masse” a gasolio solo per il prezzo più basso per il catastrofico stato della flotta di allora che richiedeva di cambiare il maggior numero possibile di mezzi. Dopo altri 4/5 anni ulteriori, stesso schema, infornata di 38 mezzi a gasolio (ancora da arrivare, manco la gara si è fatta...) ma si sa che ormai li si rende “super ecologgici” semplicemente non utilizzando il termine diesel e gasolio. I polli ci cascano e sono tanti. Il tutto fra l’altro violando palesemente quanto stabilito dal Piano Clima 2050, ma si fa finta di nulla. Certo poi dovrebbe dar da pensare ai bus a metano di Tper di Bologna, di Trentino Trasporti a Trento e dell'Apam di Mantova che fra un po' viaggeranno col biometano...
Il punto: la dipendenza totale dalla Provincia per il rinnovo della flotta
Tutto questo perché? Semplicemente perché i mezzi finanziari per l’acquisto li ha messi e li mette (li metterà) la Provincia che ha deciso che il gasolio è “profumo di violetta” e che il metano è “il diavolo personificato” e ammantando tutto col candore abbagliante di qualche bus a idrogeno ed elettrico. Chiedere per conferma agli assessori provinciali passati e presenti della mobilità e al responsabile amministrativo della mobilità provinciale che sul tema hanno effettuato arrampicate di sesto grado sugli specchi per cercare di giustificare, spesso con argomenti risibili, a dir poco controversi, fino ad arrivare a scrivere una cosa di cui non ho trovato riscontri (il divieto di transito nei tunnel per i bus a metano…) in una recente risposta in Consiglio provinciale.
Progetti innovativi: tutti provinciali e Sasa mera esecutrice?
Veniamo poi ai progetti “innovativi” che sono la motivazione ufficiale per la soluzione "in-house". Sasa se ne vanta come se fossero suoi. In realtà il progetto idrogeno è in capo a STA (progetti Chic e il prossimo Jive) cioè alla Provincia. Sasa, infatti, i bus si limita a gestirli e si fa passare pomposamente come “partner”, un anglicismo per obnubilarne il senso. Anche sui bus elettrici ho seri dubbi che la paternità sia effettivamente di Sasa, basta leggere il comunicato stampa provinciale. Attendo la gara ma ho una buona probabilità di indovinare già oggi chi si aggiudicherà la commessa.
Linee con bus elettrici: quando le vedremo concretamente?
Curioso è che le linee “elettrizzanti” 15 e 18, di cui s’è parlato nella recente conferenza stampa agostana, diversamente da quanto annunciato pomposamente nel recente passato, saranno attivate con bus “tradizionali”, ma nessuno si pone la domanda del perché (svegliarsi, prego…). Magari perché… costano un botto e non ne è sicuro l’acquisto? Magari ci si dovrebbe anche porre la domanda del perché negli anni scorsi si sia letteralmente dormito sul fronte dei vari progetti europei sui bus elettrici (ad esempio il progetto ZeEUS). Altro fatto, non opinione. Bus elettrici che potrebbero poi fare le scarpe ai progetti sul tram, ma è un’altra storia che andrebbe comunque approfondita, ma lo si farà?
Quali i piani di rinnovo della flotta nei prossimi anni? Non se ne sa nulla…
Quali sono quindi i piani per il rinnovo della flotta Sasa a medio e lungo termine? C’è un “piano industriale” in proposito? Tutto gasolio e qualche bus elettrico a batteria e a idrogeno? Non se ne sa nulla. Nessuno lo chiede perché tutto si focalizza per la soluzione “in-house”, anche qui basta un termine inglese per non porsi invece qualche domanda in merito che, beninteso, non ha alcun carattere politico. Si ha letteralmente il terrore (da parte dei vertici di Sasa per mere questioni di... carreghe?) che l’operazione non vada in porto, prefigurando scenari catastrofistici, a dir poco apocalittici.
Tra l’altro finora non si capisce se la soluzione "casalinga" comprenda pure le linee interurbane di Sasa, altro aspetto mai chiarito. A Trieste, dove la gara l’hanno fatta anni fa, oggi hanno una flotta con circa sei anni di età media (tralasciamo il fatto che siano tutti a gasolio, perché è un’altra vicenda da capelli dritti). In poche parole, dipende da come viene fatta la gara e cosa ci si scrive dentro.
Rischio ricorsi e assegnazioni provvisorie: il “Super-GAU” per la flotta?
E’ chiaro che indipendentemente dalla decisione per il trasporto urbano e interurbano, il tutto sarà quasi certamente oggetto di ricorsi, a leggere le intenzioni assai battagliere dell’a.d. di Sad. Nell’attesa poi delle decisioni degli eventuali ricorsi, è facile prevedere che si arrivi ad assegnazioni provvisorie come avvenuto in altre realtà locali italiane col risultato pratico che non si può escludere che il rinnovo della flotta rimanga, per davvero, per strada e di bus con il buco li abbiamo già avuti a Bolzano.
A voler essere scaramantici, aver evocato l’Atac romana alla conferenza stampa del 4 agosto non è stata proprio una bella pensata.