Economia | Covid 19
Economia risparmiata pandemia prolungata
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Foto: (c)Pixabay
Da noi neppure lo screening di massa ha raggiunto le aspettative prefissate: la curva delle infezioni è stabile o in lente discesa, ma la pressione sulle strutture sanitarie è sempre elevata. Non a caso alcuni paesi europei pensano di stringere ancora di più le maglie.
La soglia dei 50 infettati ogni 100.000 abitanti è ancora lontana ovunque e il numero delle persone morte di Covid 19 ancora alto. Non basta inoltre guardare solo il numero degli infettati ricoverati, ma anche le difficoltà delle persone con altre patologie acute o croniche, che da molti mesi aspettano le visite di controllo o gli interventi cosiddetti differibili. Anche queste persone hanno il diritto a cure adeguate.
La soglia dei 50 infettati ogni 100.000 abitanti è ancora lontana ovunque e il numero delle persone morte di Covid 19 ancora alto. Non basta inoltre guardare solo il numero degli infettati ricoverati, ma anche le difficoltà delle persone con altre patologie acute o croniche, che da molti mesi aspettano le visite di controllo o gli interventi cosiddetti differibili. Anche queste persone hanno il diritto a cure adeguate.
A questo punto è doveroso porsi qualche domanda su certe richieste di allentamento delle restrizioni e sull’avvio delle settimane bianche. Bisogna soprattutto chiedersi con onestà se oggettivamente sia possibile ridurre ai minimi termini i danni per le attività economiche e rompere nel contempo la catena delle infezioni attraverso interventi soft.
All’inizio della seconda ondata, per esempio si è cercato di salvaguardare l’economia scegliendo soluzioni meno impattanti. Il risultato: in poco tempo le infezioni sono esplose e anche il numero dei morti.
Solo la scelta successiva attuata quasi ovunque di imporre misure più rigorose ha fermato la curva, ma visto il numero ormai altissimo delle infezioni e visti i tempi che servono per tornare ai valori iniziali, serve molto tempo, più di quanto si ipotizzava.
Da noi lo screening di massa ha evidenziato dati confortanti sul numero degli infettati, ma chi pensava a risultati clamorosi nella lotta al virus è rimasto deluso. È stata una scelta giusta, ma bisognerebbe ripeterla e la partecipazione massiccia non sarebbe certa. Di sicuro non è stato un lasciapassare al “libera tutti” come qualcuno affermava.
Le prossime settimane evidenzieranno il vero impatto economico del tira e molla di ottobre, che ha proiettato l’Alto Adige ai vertici europei come numero degli infettati. Il costo sarà sicuramente alto. Quanto alto dipenderà dall’andamento e dalla durata della pandemia e da come evolverà la situazione nei paesi e nelle regioni vicine.
Di sicuro, viste le dinamiche di queste settimane, sarebbe forse stato più opportuno un lockdown rigoroso all’inizio della seconda ondata, che un alzamento del livello degli interventi in fasi successive. Per questo la fuga in avanti, chiesta a gran voce da una parte della Giunta provinciale, al momento non appare la scelta più indicata con la pandemia ancora in atto.
Non vanno ripetuti gli errori del passato, a partire da questa estate. A fine aprile qualche illustre professore italiano addirittura dava il virus clinicamente morto. Questo, perché dopo il lockdown duro la situazione era quasi normale e chi nonostante tutto invitava alla prudenza non trovava molto ascolto.
Così fino a poco tempo fa l’assessore alla sanità Thomas Widmann si diceva pronto a gestire un’eventuale seconda fase a livello locale, ritenuta comunque meno aggressiva. Ma in realtà il Contact-tracing, indicato come la strategia ottimale per isolare gli hotspot, è durato poco.
Proprio In quella fase l’economia ha difeso le sue esigenze con determinazione. Questo ha portato a scelte inizialmente poco incisive, lasciando al virus lo spazio per propagarsi. Senza dubbio le aziende ora sono meglio organizzate. La produzione in sicurezza è possibile usando la mascherina e un distanziamento adeguato. A differenza della primavera, ci sono inoltre meno catene di produzione interrotte, visto che le cose vanno di nuovo bene in Cina.
Non vanno ripetuti gli errori del passato, a partire da questa estate. A fine aprile qualche illustre professore italiano addirittura dava il virus clinicamente morto. Questo, perché dopo il lockdown duro la situazione era quasi normale e chi nonostante tutto invitava alla prudenza non trovava molto ascolto.
Così fino a poco tempo fa l’assessore alla sanità Thomas Widmann si diceva pronto a gestire un’eventuale seconda fase a livello locale, ritenuta comunque meno aggressiva. Ma in realtà il Contact-tracing, indicato come la strategia ottimale per isolare gli hotspot, è durato poco.
Proprio In quella fase l’economia ha difeso le sue esigenze con determinazione. Questo ha portato a scelte inizialmente poco incisive, lasciando al virus lo spazio per propagarsi. Senza dubbio le aziende ora sono meglio organizzate. La produzione in sicurezza è possibile usando la mascherina e un distanziamento adeguato. A differenza della primavera, ci sono inoltre meno catene di produzione interrotte, visto che le cose vanno di nuovo bene in Cina.
Il problema sono gli spostamenti e gli assembramenti delle persone, che, come dimostrano i tanti fatti di questi giorni, senza forti limitazioni continuano a esistere.
Probabilmente un intervento più deciso in ottobre avrebbe potuto fermare la deriva. Bloccare la pandemia senza causare perdite inutili per l'economia è sacrosanto. Ma bastava prendere i dati elaborati da Apple e Google - a prescindere dai problemi legati alla privacy – per vedere come le persone circolavano in aprile e durante l’estate. In ottobre poi era come durante tutta l'estate. Questo ha agevolato sicuramente la seconda ondata, come affermano illustri virologhi.
Solo a partire dal 6 novembre in Trentino Alto Adige, secondo i dati statistici di Google, la mobilità si è ridotta del 49% per il tempo libero, del 7% per gli alimentari e le farmacie, del 35% per i trasporto pubblico e del 28% per raggiungere i luoghi di lavoro.
Purtroppo trovare un punto di equilibrio tra salute ed esigenze economiche è difficile. Alcuni economisti hanno confrontato le diverse strategie nell’arco di questi mesi: i Paesi che si sono costantemente concentrati sul contrasto all'epidemia attraverso l'isolamento duro hanno avuto molti meno morti - anche se inizialmente con perdite economiche più elevate.
Al contrario dei paesi che hanno adottato una linea più “morbida”, come ad esempio il Regno Unito, che ha esitato con l'isolamento, investendo inoltre molto denaro nell’economia, e che poi ha subito una seconda ondata più violenta e alla fine pure i risultati economici sono crollati.
In conclusione: se i governi lasciano agire la pandemia per evitare danni economici aumentano le vittime e i danni si evidenziano a scoppio ritardato a causa di sempre nuove ondate più virulente.
L’ idea di fermare la pandemia lasciando le attività economiche e la circolazione delle persone a livelli elevati è quasi impossibile.
Tentare un contrasto con mezze misure porta a un danno economico solo inizialmente minore, ma a un costo umano molto alto.
Rappresenta un rischio alto intraprendere ora scelte avventate, pensando che l'ondata si attenuerà presto, grazie anche alle vaccinazioni. È un azzardo, salvo qualche nuovo evento, perché la pandemia potrebbe infatti durare ancora a lungo. Allora la mancanza di forti restrizioni sui contatti tra le persone oggi, ci potrebbe mettere di fronte a sempre nuove ondate e le successive restrizioni creeranno all'economia danni maggiori.
Proprio per questo motivo è meglio interrompere i contatti subito all’inizio e tornare poi con gradualità verso una maggiore normalità. L’evidenza ci dice infatti che realizzare le due cose insieme, una libertà di movimento puntando sull’autodisciplina e pochi vincoli per l’economia e il contrasto all’epidemia stanno su un crinale molto stretto.
Non esiste una ricetta unica. Perciò spetta alla politica indicare le priorità e fare le scelte, ma vanno fatte con trasparenza indicando anche i pro e i contra ai cittadini, affinché essi possono valutare e di volta in volta sapere dove stanno eventuali responsabilità.
Probabilmente un intervento più deciso in ottobre avrebbe potuto fermare la deriva. Bloccare la pandemia senza causare perdite inutili per l'economia è sacrosanto. Ma bastava prendere i dati elaborati da Apple e Google - a prescindere dai problemi legati alla privacy – per vedere come le persone circolavano in aprile e durante l’estate. In ottobre poi era come durante tutta l'estate. Questo ha agevolato sicuramente la seconda ondata, come affermano illustri virologhi.
Solo a partire dal 6 novembre in Trentino Alto Adige, secondo i dati statistici di Google, la mobilità si è ridotta del 49% per il tempo libero, del 7% per gli alimentari e le farmacie, del 35% per i trasporto pubblico e del 28% per raggiungere i luoghi di lavoro.
Purtroppo trovare un punto di equilibrio tra salute ed esigenze economiche è difficile. Alcuni economisti hanno confrontato le diverse strategie nell’arco di questi mesi: i Paesi che si sono costantemente concentrati sul contrasto all'epidemia attraverso l'isolamento duro hanno avuto molti meno morti - anche se inizialmente con perdite economiche più elevate.
Al contrario dei paesi che hanno adottato una linea più “morbida”, come ad esempio il Regno Unito, che ha esitato con l'isolamento, investendo inoltre molto denaro nell’economia, e che poi ha subito una seconda ondata più violenta e alla fine pure i risultati economici sono crollati.
In conclusione: se i governi lasciano agire la pandemia per evitare danni economici aumentano le vittime e i danni si evidenziano a scoppio ritardato a causa di sempre nuove ondate più virulente.
L’ idea di fermare la pandemia lasciando le attività economiche e la circolazione delle persone a livelli elevati è quasi impossibile.
Tentare un contrasto con mezze misure porta a un danno economico solo inizialmente minore, ma a un costo umano molto alto.
Rappresenta un rischio alto intraprendere ora scelte avventate, pensando che l'ondata si attenuerà presto, grazie anche alle vaccinazioni. È un azzardo, salvo qualche nuovo evento, perché la pandemia potrebbe infatti durare ancora a lungo. Allora la mancanza di forti restrizioni sui contatti tra le persone oggi, ci potrebbe mettere di fronte a sempre nuove ondate e le successive restrizioni creeranno all'economia danni maggiori.
Proprio per questo motivo è meglio interrompere i contatti subito all’inizio e tornare poi con gradualità verso una maggiore normalità. L’evidenza ci dice infatti che realizzare le due cose insieme, una libertà di movimento puntando sull’autodisciplina e pochi vincoli per l’economia e il contrasto all’epidemia stanno su un crinale molto stretto.
Non esiste una ricetta unica. Perciò spetta alla politica indicare le priorità e fare le scelte, ma vanno fatte con trasparenza indicando anche i pro e i contra ai cittadini, affinché essi possono valutare e di volta in volta sapere dove stanno eventuali responsabilità.
Alfred Ebner
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