Diesel, ora se ne parla ma poco… ma va?
Non si finisce mai di stupirsi nella “green region” altoatesina. Eppure il tema è dal settembre 2015 che è all’ordine del giorno ma qui da noi si è un po’ fatto finta di nulla. Ne ho scritto qui su salto.bz a luglio 2017, ad inizio dicembre 2017 ho ripreso il tema sulla base degli allarmanti dati emersi per la città di Bolzano, a fine dicembre poi un’altra volta. Reazioni: nessuna.
Tavolo inquinamento… cui prodest?
Non meraviglia poi più di tanto. Il tema è assai scottante, chiaro che coinvolge da una parte coloro che guidano le auto diesel (e sono la maggioranza) e dall’altra diversi settore economici. Ma a furia di far finta di nulla o di “spazzare la polvere sotto il tappeto”, qualche giorno fa si è individuato al “tavolo anti-inqunamento” (che continua a riunirsi negli anni promettendo miglioramenti che non sono quasi mai avvenuti) il diesel come “nemico numero 1”. Il tutto ripreso dai media locali (es. qui e qui) sulla base del comunicato ufficiale che cerca di tranquillizzare ma che tranquillizzante non è visto che sono anni che se ne parla senza praticamente avere risultati.
Il tema del trasporto pubblico l’ho già affrontato un paio di giorni fa.
Auto, mezzi leggeri e pesanti: di fronte a divieti generalizzati?
Ma con le auto come siamo messi? Pare che le idee siano parecchio confuse, spesso leggo articoli in cui vengono intervistati i concessionari di auto (un po’ come “chiedere all’oste se il vino è buono…”). La realtà, che forse si cerca di non far trapelare, è che siamo di fronte a prossimi divieti per le auto diesel e, a parte poi il bel problema di individuare le auto da bloccare, tematica saltata fuori anche in Germania,
Qui il problema è duplice. I “cornuti e mazziati” sono gli automobilisti che hanno creduto in buona fede alle promesse del diesel “pulito”, che in verità potrebbe esserlo ma che, per meri calcoli economici e di profitto, lo si è reso pulito solo nelle prove di omologazione. Questo grafico da un servizio di Frontal21 del 27 febbraio 2018.
Quindi, altro che fermare i diesel Euro 3, che saranno sempre meno su strada, sono in realtà gli Euro 5 da fermare, se del caso!
Cosa fare? Lo si sa da tempo che gli Euro 5 (ma pure gli Euro 6) dovrebbero essere "retrofittati" mentre per gli Euro 4 ed antecedenti invece non c’è nulla da fare dal punto di vista tecnico, almeno per quanto sentito e letto.
Euro 6c, 6d-temp e 6temp: chi li conosce?
Poi, qualcuno conosce le norme Euro 6c, 6d-temp e 6d? No? Allora se avete comprato auto diesel Euro 6 che non corrispondono a queste omologazioni, anche queste auto rischiano, prima o poi, di essere fermate. Ma di questo, negli articoli dei media locali che ho letto, nulla di tutto questo si legge. Ripeto, se si sentono i concessionari di auto…
Camion e dintorni: ci si muova finalmente con i controlli sui taroccamenti!
Sui camion, che intasano l’Autobrennero e che impestano l’aria di Bolzano e dell’intero percorso, si sa ormai che spesso i camion vengono dotati di software che disattivano gli impianti di depurazione dei NOx col risultato che un camion Euro 6 finisce con l'avere emissioni da Euro 1. Se n’è parlato qui da noi? Certo, col risultato che in una risposta ad un’interrogazione in consiglio provinciale si è detto che… non è possibile. Robe da mettersi le mani nei capelli. Allora si legga un po’ questo articolo del giornale inglese The Telegraph del 10 febbraio scorso, fenomeno denunciato dal reportage zoom del Zdf alcuni mesi fa. Fintanto che non si faranno controlli serrati a scovare le black box che disattivano i sistemi di depurazione, non si otterrà una beata fava di riduzione delle emissioni. E magari rileggendo quanto ho scritto a metà dello scorso mese di febbraio.
Fra l'altro ci sono pure differenze fra le omologazioni delle auto e dei furgoni, si parla sempre di Euro 6, ma per i secondi la normativa è la Euro VI, un po' più lasca rispetto alle vetture.
La soluzione ponte: il retrofitting dei diesel Euro 5 (ma anche per gli Euro 6?)
Infine, per non dilungarmi troppo, si vedano un po’ i video più in avanti. Si apprenderà che il problema diesel è ben lungi dall’essere risolto. E che probabilmente servirà una soluzione europea perché l’unica via per rendere più puliti i diesel Euro 5 e 6 è il cosiddetto “retrofitting”, cioè il montaggio di catalizzatori SCR + sistema AdBlue per avere sul serio una riduzione delle emissioni di NOx e NO2 reali su strada. Ma di questo, ripeto, nulla ho né sentito né letto qui in Alto Adige.
Informazione, via obbligata i media germanici
Per farsi un po’ un’idea, date un’occhiata ai video linkati qui sotto. Ci si prenda il tempo, il tema non è né semplice, né riassumibile in termini tvitteriani o facciabucchiani. Sono tutti in tedesco, ma se pensate di trovare qualcosa in italiano…
- Folgen des Diesel-Verbots: "Völliger Schwachsinn ist das"- Spiegel TV 9.3.2018
- Diesel-Fahrverbote: Verkaufen, nachrüsten oder abwarten? - Marktcheck 6.3.2018
- Diesel ausgebremst – kommen jetzt die Fahrverbote? Maybritt Illner 3.3.2018
- Fahrverbote für Diesel? | Harald Lesch 28.2.2018
- Diesel-Skandal ohne Ende: Motorschaden nach Softwareupdate | quer vom BR 24.2.2018
- phoenix Runde: "Dicke Luft in deutschen Städten - Wie bleiben wir mobil?" 22.2.2018
Da noi… zero discussione?
Dibattiti, discussioni, tavole rotonde qui da noi? Non pervenuti, purtroppo. La questione bus degli ultimi anni ne è la triste controprova. Tra l’altro temo che anche l’anno elettorale non incentiverà discussioni di tal tipo. Dire a molti pendolari, aziende di trasporto e ditte che, prima o poi, arriverà un divieto di circolazione è come “mettere sale nella ferita”. E sarebbe interessante sapere cosa dirà la Commissione Europea sul fatto di aver deciso misure per arrivare a rientrare nei limiti “entro il 2023”. La Germania rischia una sanzione di 400mila Euro al giorno (!) se non si rientrerà nei limiti. Insomma, prima o poi provvedimenti drastici arriveranno, ma come deciderli e comunicarli ai/alle cittadini/e?
Ah sì, se poi si pensa di trasferire (metaforicamente) tutto il traffico privato sul trasporto pubblico… peccato i bus siano per gran parte a gasolio. Ma questo è un tema nel tema.
C’è da chiedersi, insomma, fino a quando si continuerà a nascondersi dietro ad un dito invece di affrontare a viso aperto il problema con gli occhi rivolti alla Germania, a Bruxelles e, forse, a Roma.