Politica | Il caso

Favori e motoslitte

Un esposto depositato in procura a Bolzano accusa il Generale Francesco Paolo Figliuolo di aver sfruttato la sua posizione per agevolare la carriera del figlio.
Generale Figliuolo
Foto: UFFICIO IMAGOECONOMICA

Sono accuse gravi quelle contenute nell’esposto depositato presso la procura di Bolzano, che vedono protagonista nientemeno che il commissario dell’emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo. Una presunta richiesta di favori per il figlio, anch'egli militare, è l’oggetto della denuncia contro il generale depositata alla Procura di Bolzano il 10 novembre 2021 dal presidente nazionale di Assomilitari, il maresciallo dell'Esercito Carlo Chiariglione. Lo riporta il Fatto Quotidiano.

I fatti

 

È il 2019. Il 3º reggimento Alpini viene inviato in missione Nato verso la Lettonia, sostituendo improvvisamente il 9º, rientrato a dicembre 2018 dalla Operazione “Baltic Guardian” e già approntato e pronto a partire verso la base di Adazi.
Secondo quanto riportato dall’autore, sarebbe stato proprio Figliuolo, in quel momento ancora in testa al Comando Logistico dell’Esercito, a chiedere di cambiare il piano di impiego dei reparti degli Alpini al fine di agevolare la carriera del figlio Federico Figliuolo, a capo della 34º compagnia del 3º reggimento Alpini e che, grazie alla nuova missione, avrebbe potuto avanzare ulteriormente di grado. In cambio, alle Truppe alpine è stato promesso l’arrivo di “materiali speciali”, presumibilmente motoslitte.


Chiacchiere da bar? 

 

L’episodio, raccontato da un testimone all'interno dell’esposto depositato dal maresciallo Chiariglione a Bolzano, ha portato i pm altoatesini ad aprire un’inchiesta dove però, si sottolinea, né Figliuolo né il figlio risultano al momento indagati. 
La vicenda riportata nella denuncia sarebbe stata confermata dall’allora vice comandante delle Truppe alpine, il generale di Divisione Marcello Bellacicco. Le circostanze riportate nell’esposto sarebbero state raccontate dall’allora comandante generale delle Truppe alpine, il generale di Corpo d’Armata, Claudio Berto (oggi in pensione), il 19 febbraio 2019 in un bar dello Stadio del ghiaccio di Dobbiaco, alla presenza di diversi militari tra cui due generali, un colonnello e un maggiore suoi sottoposti.
A tal proposito, il Fatto riporta uno stralcio della denuncia depositata: 

“Il generale Berto in tale situazione ha iniziato a raccontare ai presenti che il generale Figliuolo poco prima gli aveva richiesto di poter modificare il piano impiego estero dei reparti Alpini già formalmente definito. La richiesta era quella di togliere dalla pianificazione operativa per l'impiego all ’estero il 9º Reggimento Alpini (L’Aquila) (...) e di conseguenza impiegare il 3º Reggimento Alpini (Pinerolo), in teoria non ancora approntato, al solo fine di poter far partire la 34º compagnia comandata dal Capitano Figliuolo. Tale richiesta, per quanto dichiarato in quel contesto dal Gen. Berto, non fu per fattori riferiti all’efficacia ed efficienza istituzionale e operativa, bensì esclusivamente per far partire il figlio del Gen. Figliuolo. Il Gen. Berto aggiunse anche che il Gen.Figliuolo, già ricoprente l’incarico di Comandante del Comando Logistico dell’Esercito, per convincerlo di tale favore personale, gli promise di destinare al Comando Truppe Alpine dei materiali speciali, forse motoslitte. Tale affermazione il Gen. Berto l’ha ripetuta, anche in altre situazioni e sedi ad altri soggetti, fra cui un colonnello delle Truppe alpine”.

Al momento, né Berto né il generale Figliuolo hanno voluto rilasciare dichiarazioni.