Società | Politica e memoria

Bolzano non archivia la Grande guerra

Il Consiglio provinciale boccia un disegno di legge che avrebbe permesso di ottenere finanziamenti finalizzati alla valorizzazione dei reperti risalenti al conflitto bellico del 1914-18.

"La Provincia di Bolzano rinuncia a chiedere soldi allo Stato: sembra impossibile, eppure è così”. Alessandro Urzì, consigliere provinciale di “Alto Adige nel cuore”, manifesta incredulità. Un’incredulità però subito smorzata, tenendo conto del dettato di una legge (numero 78 del 7.3.2001) che avrebbe dovuto essere ratificata  al fine di ottenere i corrispondenti finanziamenti.

La legge da ratificare, denominata “Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale”, avrebbe previsto che la semplice individuazione dei reperti relativi a quel conflitto bellico potesse portare a interventi di natura conservativa secondo il principio della sussidiarietà, dunque senza ricorrere a uno specifico provvedimento emesso da parte delle Soprintendenze. In pratica lo Stato avrebbe messo a disposizione le risorse seguendo la libera iniziativa degli enti locali.

In Trentino, per esempio, questa possibilità è stata sfruttata mediante una legge provinciale del 2003. In Alto Adige/Südtirol, invece, si è preferito soprassedere, bocciando il disegno di legge specifico proposto dallo stesso Urzì: “L’intera maggioranza, nessuno escluso, ha affossato la legge per compiacere una richiesta di Eva Klotz, secondo la quale la Prima guerra mondiale non deve essere letta come ultimo episodio del Risorgimento italiano”. Del resto, senza voler per questo appoggiare l’irritazione della Klotz, non mancano certo quelli che, sul fronte opposto, tendono davvero a leggere ancora il Risorgimento italiano come una vittoria sul nemico ereditario austriaco, e dunque finendo col sovrapporre a un’autentica politica della memoria malcelati intenti celebrativi.

La Grande guerra rappresenta sicuramente l’evento traumatico dal quale è scaturito l’Alto Adige/Südtirol intimamente lacerato che fatichiamo a congedare. Lacerazione evidentemente ancora profonda, se si preferisce costantemente rimandarne l’“archiviazione”.