Economia | Eccellenze

Un disastro e uno scandalo

“Non sempre quello che viene distrutto può essere ricostruito”. Intervista ad Alessandro Cuccato di Vetroricerca, cooperativa annientata dallo scandalo finanziamenti FSE.

L’Alto Adige ha il mito di sé stesso e della sua efficenza asburgica. Ma, ammesso che il mito abbia motivo di essere tale, anche in questo caso esistono le eccezioni che - forse - confermano la regola. 
Ne è un esempio lo scandalo sul blocco dei finanziamenti del Fondo Sociale Europeo, per anni erogati con grande facilità dalla Provincia per conto di Bruxelles. Ma gestiti malissimo per quanto hanno potuto apprendere, loro malgrado, i numerosi enti pubblici e soprattuto privati che due anni orsono si sono visti bloccare i finanziamenti. 

Tra le realtà messe in ginocchio e quasi annientate dal ciclone causato dall’ufficio provinciale competente nella sua precedente gestione c’è anche la cooperativa Vetroricerca che per 18 anni ha portato avanti un progetto di eccellenza e cioè una scuola di respiro europeo per artisti del vetro. Frequentata da studenti provenienti da tutto il mondo ma anche profondamente innervata sia nel mondo della tradizionale qualità altissima dell’artigianato altoatesino, la scuola ha di fatto chiuso i battenti nel 2014

L’esperienza fatta da Vetroricerca è stata traumatica ed il giudizio su quanto è accaduto non riguarda solo il propio orticello. 
L’Alto Adige oggi è penultimo in Italia per quanto riguarda la gestione dei finanziamenti che giungono dal fondo sociale Europeo” ricorda infatti Alessandro Cuccato, il presidente della cooperativa che già in passato aveva avuto modo di raccontarsi su Salto

L’amarezza è grande e lo si può capire. Sia nei confronti dei funzionari provinciali che, evidentemente, si sono dimostrati incapaci di fare il loro lavoro, sia nei confronti della politica finora non rivelatasi in grado di affrontare e risolvere il grave problema creato. 
Non hanno mai detto: scusate, ci siamo sbagliati, troviamo una soluzione” si lamenta Cuccato, dicendosi preoccupato del fatto che, con quanto accaduto, con ogni probabilità “si perderà anche la professionalità di chi aveva imparato a presentare progetti al Fondo Sociale Europeo”.

La storia di Vetroricerca è per molti versi paradigmatica. Nata nel 1997 nel giro di pochi anni la cooperativa si è votata completamente alla formazione, supportata dalla Provincia attraverso il Fondo Sociale Europeo. “Questo anche se - precisa Cuccato - la soluzione ideale sarebbe stata che la Provincia prendesse in carico direttamente la scuola”. Ma, naturalmente, far finanziare il progetto da parte dell’Europa costava meno…

Alessandro Cuccato: quando si è manifestato il problema?
Alessandro Cuccato - Improvvisamente l’Ufficio per il Fondo Sociale Europeo della Provincia ci ha detto che non avrebbe più portato avanti le rendicontazioni e che i fondi sarebbero stati bloccati perché Bruxelles aveva riscontrato gravi anomalie nella gestione tra il 2007 e il 2013. Insomma: quelli di Bruxelles sono venuti a Bolzano, hanno chiesto all’Ufficio di verificare le modalità con cui erano stati gestiti qui i progetti ed hanno tirato fuori un’infinità di problematiche. Avevano ragione perché a livello locale era stati approvati progetti che non rispettavano i parametri europei. 

Anche a voi è stato contestato qualcosa?
Qualcosa sì. Ad esempio che pagavamo d’affitto per la sede una cifra superiore a quella prevista dai parametri europei. Ma sta di fatto che però quella spesa a noi era stata autorizzata dalla giunta provinciale e ancor prima dall’organo di valutazione dei progetti FSE. 

Insomma a lavorare male è stato soprattutto l’Ufficio provinciale per il FSE.
Sì, e questo è il motivo per cui la giunta provinciale ha stanziato ora 22 milioni per coprire l’ammanco. Non lo avrebbe fatto se la colpa di quanto avvenuto fosse stata degli enti beneficiari dei finanziamenti. Il problema è stato senz’altro generato dall’incompetenza di chi allora gestiva l’ufficio. 

Per voi è stato un fulmine a ciel sereno? Avevate avuto in qualche modo il sentore che qualcosa non andava?
Si è trattato di un vaso di Pandora dal quale, una volta aperto, è uscito di tutto. Noi avevamo avuto solo la sensazione che qualcosa non andava. Ogni anno infatti venivano cambiate le modalità di rendicontazione e questo ci aveva stupito. Se ci avessero dato delle regole definite saremmo state le persone più felici della terra. 

Siamo stati come quelli che si trovano ad un semaforo rosso ed in mezzo alla strada c’è un vigile che dice di passare. Ma subito dopo un altro vigile ti dà la multa perché sei passato con il rosso. 

Come vi siete comportati una volta che i fondi sono stati bloccati?
Avevamo due progetti aperti e ci siamo posti il problema di cosa fare con i trenta studenti che in quel momento stavano frequentando la scuola. Eravamo a metà percorso e quindi nonostante tutto abbiamo deciso di continuare. Abbiamo preso sul serio lo scopo principale del Fondo Sociale Europeo che è incentivare l’occupazione in Europa. 

Beneficiari dei finanziamenti erano enti sia pubblici che privati. 
Sì. Ed ora però c’è una grande differenza. Gli enti pubblici riusciranno a risolvere la questione all’interno della Provincia. Per i privati non è così: se ora andiamo in banca ci dicono che non ci danno più nulla perché abbiamo già ricevuto prestiti e in più ci sono anche le fideiussioni bancarie che pesano. Dobbiamo infatti ricordare che il Fondo Sociale Europeo ogni volta che approvava un progetto esigeva una fideiussione bancaria pari al 20% dell’importo. 

Per quanti soldi risultate ancora complessivamente scoperti?
400mila euro.

Come avete proceduto?
Non pensavamo che il problema sarebbe durato così a lungo. Ci aspettavamo che la politica e cioè la Provincia prendesse in mano la situazione. Pensano di averla presa in mano stanziando quei 22 milioni di euro che hanno fatto tanto discutere perché si tratta di soldi sottratti alla collettività. Ma di fatto non hanno risolto nulla perché la scuola è andata persa. 

Il problema non è solo economico…
Sì, infatti la Provincia ha rivisto l’organico di chi amministra a livello locale il Fondo Sociale Europeo ed ha dato incarico al nuovo direttore Claudio Spadon di risolvere questa matassa complessissima. Le cose sono cambiate perché da quel punto siamo stati almeno ascoltati. Ma Spadon tuttora ha risorse di personale che non consentono oggettivamente di venire a capo della gestione del problema pregresso. Stiamo parlando di 600 progetti da rivedere e da rimettere in carreggiata. Un lavoro enorme e ingestibile da 20 persone. Con i pochi fondi a disposizione Spadon ci ha messo nelle condizioni di pagare i fornitori e le spese fisse. Ma ci siamo dovuti a mettere tutti a lavorare gratis, in sostanza. 

Per due anni avete lavorato gratuitamente?
Sì, attendendo i fondi che ci spettano e restando esposti con le banche in una maniera incredibile. 

La scuola ora è chiusa?
Sì, non esiste più da aprile 2014. Fino a quel momento abbiamo sperato che la politica intervenisse per salvare il progetto. Non è successo. Non solo: è un anno e mezzo che attendo ancora di essere ricevuto dal presidente Kompatscher che ha la competenza in materia. 

Cosa avete deciso di fare?
Stiamo cercando di salvare per lo meno le nostre professionalità. Abbiamo fortemente ridotto gli spazi della sede eliminando tutto l’ambito formativo e proviamo a riciclarci come laboratorio artigianale. 

Sperate ancora di recuperare in qualche modo la scuola?
A questo non ci pensiamo proprio. Qui la scuola, fisicamente, non ci sarà mai più. La nostra prospettiva non è il domani ma la prossima ora. Siamo concentrati sulla sopravvivenza pura. Non è retorica: lavoriamo per andare a coprire i buchi generati a suo tempo dall’Ufficio del Fondo Sociale Europeo della Provincia.

E anche nella ricerca del lavoro da artigiani la questione è complessa: non vogliamo infatti entrare in concorrenza con una serie di ragazzi che abbiamo formato noi stessi e che lavorano nel nostro territorio. Per cui lavoriamo soprattutto con la nostra rete all’estero. 

Cosa si è perso, in definitiva?
Vetroricerca non era solo una scuola di artisti del vetro ma anche un catalizzatore della conoscenza del vetro a 360 gradi. Qui si formavano gli apprendisti vetrai ma si sono fatti anche i primi corsi per il settore industria in Italia. 

Nel futuro cosa succederà?
Forse basta dire che l’Europa di per sé ha già stanziato 136 milioni di euro per la provincia di Bolzano in relazione al blocco di 6 anni 2014-2020. Il periodo è già iniziato da un pezzo e non abbiamo ancora chiuso con il problema dei 6 anni precedenti. Un disastro e uno scandalo.