Alto Adige ancora in zona arancione
Al contrario di quanto ci si aspettava, ieri, 11 dicembre, per il territorio altoatesino il passaggio a una più rassicurante zona gialla non c’è stato. I numeri dei ricoverati e delle vittime del Covid-19 (solo ieri 17 decessi) ancora non lo consentono, secondo Roma.
L’Alto Adige resta quindi zona arancione, è vietato ogni spostamento al di fuori della provincia salvo che per “comprovate esigenze”: motivi di lavoro, salute e urgenza. L’auspicio è tuttavia quello di poter diventare zona gialla a breve, prima del 21 dicembre, data in cui su tutto il territorio italiano entrerà in vigore il divieto di spostamento in entrata e in uscita tra le diverse Regioni o Province Autonome fino al 6 gennaio, come sancisce l’ultimo dpcm. Il premier Giuseppe Conte intanto sta valutando l’opportunità di allargare le possibilità di spostamento tra Comuni a Natale. Il divieto di uscire dal Comune in cui ci si trova è infatti previsto il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio.
“21 indicatori mostrano che la situazione in Alto Adige sta lentamente migliorando e che la pressione sugli ospedali sta diminuendo - ha spiegato nel corso della videoconferenza stampa di ieri il direttore sanitario dell’Asl Pierpaolo Bertoli -. In questi 16 giorni dopo i test di massa, anche grazie alle misure restrittive, le degenze ospedaliere sono state ridotte del 20%, i casi di terapia intensiva del 24% e i numeri di persone in quarantena del 29%”. A fargli eco l’assessore alla Sanità Thomas Widmann che ha polemizzato con il governo centrale: “Noi riteniamo di essere già ‘gialli’, un parametro fondamentale come l’indice Rt (che misura la trasmissione del contagio, ndr) segna lo 0,69-0,70, ci riferisce il biostatistico dell’Eurac Markus Falk, quando il valore è inferiore all’1,25 il Ministero decreta la zona gialla, e noi già da settimane siamo sotto la soglia critica”.
In riferimento all’andamento epidemiologico lo stesso Falk ha sottolineato che mentre all’inizio di ottobre il numero di casi è aumentato gradualmente, “le prime misure introdotte ai primi di novembre e poi i test di massa hanno portato a un rapido calo del numero di casi. Sarebbe bello - ha aggiunto - se il numero di casi diminuisse ulteriormente e si stabilizzasse a un livello molto basso”. E a proposito dei test antigenici rapidi utilizzati nello screening di massa, a confermarne l’alta affidabilità ci ha pensato la primaria del laboratorio di microbiologia dell’Azienda sanitaria altoatesina Elisabetta Pagani. “Per l’azienda sanitaria altoatesina i test di massa sono stati la salvezza, niente di meno” ha detto il direttore generale dell'azienda sanitaria altoatesina Florian Zerzer. “Al 13 novembre la situazione era così critica che senza l’effettuazione dello screening gli ospedali sarebbero stati in grado di curare adeguatamente i malati probabilmente solo per altri otto o dieci giorni”.
La pandemia non conosce Natale (Thomas Widmann)
Ora l’attenzione è rivolta alla fase 2 dello screening. “Tutte le misure sono sempre prese sulla base dei dati e delle esperienze raccolte” ha puntualizzato Widmann facendo di nuovo appello al senso di responsabilità degli altoatesini affinché le regole anti-contagio continuino a essere rispettate. “La prudenza è sempre richiesta, anche in famiglia, e soprattutto a Natale, lo sviluppo dei contagi dipende dal comportamento che adottiamo oggi”.
E infine: “Ricordiamoci che la pandemia non conosce Natale. Questo virus non ci lascerà andare tanto presto, stiamo attenti”.