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Anche l'Austria si apre all'eutanasia

A gennaio in Austria è stata approvata una legge che disciplina il suicidio assistito, mentre in Italia si attende la pronuncia della Consulta sul quesito referendario.
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Foto: (c) unsplash

A inizio gennaio in Austria è entrata in vigore una legge che permette l’accesso al suicidio assistito. La norma, votata in Parlamento a dicembre 2021, è arrivata dopo un lungo percorso di battaglie politiche e rappresenta un svolta importante per il diritto all'autodeterminazione. Già nel 2015 il comitato di bioetica, costituitosi nel 2001 nella Cancelleria federale, aveva auspicato una riforma delle regole, mentre nel paese i cittadini, mediante sondaggi e comitati, dimostravano di essere sensibili al tema e attenti alle novità introdotte in altri Stati, come Paesi Bassi e Belgio; nel dicembre 2020 a pronunciarsi è stata finalmente la Corte costituzionale, che, con una sentenza storica, ha cambiato il quadro normativo e aperto ad un intervento legislativo da parte del Parlamento. Il caso era stato portato davanti alla suprema Corte da 4 ricorrenti, i quali avevano sollevato la questione di legittimità costituzionale degli articoli 77 e 78 del codice penale, approvati nel 1934.

La Corte aveva dichiarato incostituzionale l’art.78 nella parte in cui era sanzionato, in quanto reato, l’aiuto al suicidio prestato da un terzo, secondo i giudici tale norma si poneva in contrasto con il diritto all’autodeterminazione della persona (Recht auf individuelle Selbstbestimmung): tale principio infatti è garantito da una serie di previsioni costituzionali, accompagnate, in questo caso, anche dalla legge sulle DAT (Direttive anticipate di trattamento) entrata in vigore nel 1998, che permette di scegliere se rifiutare o interrompere trattamenti e cure, anche vitali. In questo quadro normativo la decisione di avvalersi di una terza persona, per essere accompagnati verso una morte degna, rappresenta un’opzione da garantire, per non violare il diritto alla vita privata, all’uguaglianza e all’autonomia. La Corte aveva poi lasciato intatto il comma che puniva l’istigazione al suicidio e si era rivolta al Parlamento, perché redigesse una legge chiara e ben costruita, in modo da facilitarne l’applicazione e prevenire eventuali abusi. 

Questa legge rappresenta quindi un importantissimo passo verso il diritto all’autodeterminazione nei paesi membri dell’UE e l'Austria va ad aggiungersi all'esigua lista di Stati che hanno deciso di disciplinare il fenomeno

Dopo un’iniziale inerzia, il Ministero della giustizia aveva deciso di istituire il Forum di dialogo sull’eutanasia, che ha fornito diversi spunti per la legge approvata nel dicembre scorso con una larga maggioranza: non solo i partiti di governo, ÖVP e Verdi, ma anche Socialdemocratici e NEOS hanno deciso di votare la legge, mentre la destra populista di FPÖ ha ribadito la sua contrarietà.

La nuova legge (Sterbeverfügungsgesetz) prevede una dichiarazione (Sterbeverfügung) a firma del paziente, che viene affiancato nel percorso decisionale da due medici, uno dei quali specializzato in cure palliative. Un team medico deve inoltre valutare lo stato della malattia e le condizioni che spingono alla richiesta, ma le norme sembrano non riferirsi solo ai malati terminali. Trascorse 12 settimane dal colloquio informativo, riducibili a 2 in casi di particolare gravità, si può provvedere a redigere la dichiarazione, presso un notaio o un Patientenanwalt ed esibendola, ritirare il farmaco letale, anche in farmacia. Il Parlamento ha deciso inoltre che a poter accedere all’eutanasia siano solo cittadini austriaci o residenti nel paese, mentre ha previsto che i costi siano ripartiti tra Governo federale, Länder e comuni, permettendo così un libero accesso anche a coloro che non potrebbero coprire le spese. 

In Italia invece si è assistito all'immobilità del Parlamento, mentre il dibattito istituzionale veniva portato avanti su fronti decisamente polarizzati. In questo scenario la società civile, attraverso diverse associazioni, ha promosso una raccolta firme per un referendum abrogativo

Questa legge rappresenta quindi un importantissimo passo verso il diritto all’autodeterminazione nei paesi membri dell’UE e l'Austria va ad aggiungersi all'esigua lista di Stati che hanno deciso di disciplinare il fenomeno. In Italia invece si è assistito all'immobilità del Parlamento, mentre il dibattito istituzionale veniva portato avanti su fronti decisamente polarizzati. In questo scenario la società civile, attraverso diverse associazioni, ha promosso una raccolta firme per un referendum abrogativo e la campagna referendaria, che punta ad abolire l’art.579 del codice penale italiano, si è distinta per la grande partecipazione, con oltre 1,2 milioni di adesioni. La raccolta si è chiusa a fine settembre e l’ufficio centrale per i referendum della Corte di Cassazione ha già eseguito i controlli sulle firme e verificato che il quesito sia conforme ad un strumento di democrazia partecipativa come il referendum. La procedura prevede ora che sia la Corte costituzionale a verificare l’ammissibilità di questo e di altri 7 quesiti (gli altri riguardano la giustizia e la legalizzazione della Cannabis): la pronuncia è attesa per domani, 15 febbraio, tra poche ore sapremo quindi se finalmente anche il nostro paese avrà la possibilità di rientrare nella lista di nazioni europee in cui si può scegliere di porre degnamente fine alle proprie sofferenze.