Società | Immigrazione

Accoglienza. E dopo?

Occupiamoci di emergenza. Senza dimenticare le prospettive del dopo.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Le persone che scappano da una guerra o da catastrofi naturali hanno diritto di cercare di salvarsi la pelle e chiedere asilo negli altri Paesi. Oggi succede a loro, domani potrebbe succedere a noi. Da qui il dovere della prima accoglienza. Ma tutti ci rendiamo conto che non si tratta di una fase passeggera, bensì definitiva. L’immigrazione continuerà, con diverse motivazioni ed aumenterà la presenza di persone con culture, lingue, religioni diverse da quelle locali altoatesine. Oltre l’emergenza attuale c’è la domanda ancor più difficile sulla prospettiva futura: quale integrazione (inclusione, convivenza) siamo in grado di realizzare? E quale integrazione vogliono gli immigrati? C’è da chiedersi: “ce la faremo?/werden wir es schaffen?”. Se guardiamo al passato, c’è da essere pessimisti: in cento anni, italiani e tedeschi presenti in Alto Adige si sono integrati ben poco. Convivenza, quanto basta, poi ognun per sè. Anche i temi preferiti nella convenzione per l'Autonomia non sono incoraggianti. Partiamo male, ma speriamo di arrivare meglio.
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