Coronavirus ed esperti per caso
Insieme con medici e scienziati che dicono la loro, di solito (quasi) all’unisono, cresce sui media la pattuglia di “esperti dello stare a casa”. Qualcuno, per carità, sarà anche in buona fede oppure risponde con cortesia e pazienza alla telefonata di qualche cronista. Ma, in generale, la pletora di esperti che ci consigliano come stare a casa è purtroppo la conferma che questa categoria professionale rischia di crescere troppo: di numero e di credibilità.
Ci sono esperti bravi e preparati e altri che fanno invece un “copiaeincolla” di frasi di elementare buon senso (oppure di qualche “sentito dire”) e così ci sciorinano consigli – quasi terapie – su come stare a casa da soli o in famiglia.
Tra questi consigli, ci sono vere e proprie perle di banalità: cercare una buona convivenza tra genitori e figli, con orari per il lavoro, lo studio, il divertimento sulla Rete e sui canali tv. Recuperare il valore di una telefonata con vecchi amici, riscoprire un libro oppure un disco oppure ancora un hobby troppo a lungo accantonato.
Tutto giustissimo, per carità. Nessuno ha intenzione di litigare in casa o di approfittare di questi giorni per rialimentare qualche risentimento, parola che lasciamo volentieri ai vecchi giochi di gruppo da spiaggia. Ma non ci stiamo già arrivando da soli, parlando tra noi, discutendo anche un po’ se serve? Ci vuole davvero lo psicologo che consiglia di non creare conflitti in un appartamento più o meno grande abitato da tutti i suoi inquilini per 24 ore al giorno?
Avremo modo e tempo, di cercare psicologi e perfino psichiatri più in là, se ne avvertiremo il bisogno, quando il coronavirus sarà diventato governabile e speriamo davvero presto: ma, per ora, le regole di convivenza a casa e quali film o dischi ritrovare, decidiamole senza aiuti esterni, affidandoci al vero buon senso e al rispetto reciproco.
Non ci chiudiamo in noi stessi e non pensiamo che qualche consiglio esterno risulti una panacea
Si tratta, oltre tutto, anche di un buon esercizio di autogestione dei propri spazi, dei propri tempi, della propria giornata. Soprattutto, “rimanendo all’ascolto” delle persone con le quali conviviamo. E anche con quelle del “mondo esterno”. Ci vuol poco a capire se il farmacista, il meccanico e l’edicolante vanno di fretta in questi giorni (di solito sì e hanno pienamente ragione) oppure se ci possono dare retta.
E se riordinare libri e cd non ci basta, cominciamo pure a ri programmare l’acquisto di dischi in vinile. Lo stesso vale per un viaggio rinviato, per una vacanza per ora davvero impossibile.
Insomma, non ci chiudiamo in noi stessi e non pensiamo che qualche consiglio esterno risulti una panacea. Il nostro corpo sta attivando anticorpi contro il virus e il nostro sistema sanitario è molto generoso e professionale. Ma se approfittiamo di questa situazione generale di cautele contro il virus per ricominciare a pensare con la nostra testa, allora il coronavirus si troverà davvero di fronte non una ma due barriere: quella fisica, resa molto più forte ed efficace dal lavoro di medici e infermieri. E l’altra mentale, a conferma della nostra intelligenza.
In questo modo, come c’è da augurarsi, potremo tornare ad abbracciarci, che vuol dire molte cose. Lo dicono persino gli esperti.