Monumenti o Monitomenti?
D'accordo, la parola “monitomento” non esiste. Però colpisce l'immaginazione, fa quasi riflettere. Per lo stesso motivo si potrebbe giocare sulla coppia “toponomastica/toponanistica”, ma di questo ce ne sarà sicuramente un'altra occasione.
Di Monumenti e/o di Monitomenti si è invece parlato ieri, 12 maggio, nell'ambito di una discussione – che i presenti hanno definito “lunga” - sulla strategia da adottare nei confronti dei cosiddetti “relitti fascisti”, dei quali Bolzano, notoriamente, abbonda.
Qualche giorno fa la notizia della sospensione dei lavori nella cripta del Monumento (non ancora diventato pienamente un Monitomento, a qualche metro dal traguardo) alla Vittoria. Sospensione appesa alla soluzione dell'altro macroscopico relitto, vale a dire il rilievo col Duce a cavallo di Piazza Tribunale. Non prima l'uno e poi eventualmente l'altro, aveva fatto sapere Kompatscher, ma entrambi e insieme. In che modo però la “storicizzazione” del secondo dovrebbe compiersi non è ancora chiaro (si fece persino un concorso di idee, ma le idee furono tutte messe in un cassetto). Urgeva dunque tornare alla strategia di fondo, e questa è per l'appunto emersa considerando che un Monumento (Denkmal) deve essere visto in primo luogo come un Monitomento (Mahnmal), qualcosa insomma che esponga, prima di sé stesso, o perlomeno più di sé stesso, l'avvertenza “mai più” (in altre parole: sé stesso in quanto mai più sé stesso).
La formulazione di Achammer è chiarissima: “Wenn wir aus der Geschichte lernen wollen, ist es wichtig konkrete Anknüpfungspunkte zu haben, die Zeugnis ablegen, dass für derartige Ideologien keinen Platz mehr ist”. Per poter fungere da “monito”, il “monumento” deve continuare a sussistere mutato di "segno". Già. Ma in che modo? Temiamo molto l'ennesimo concorso di idee e gli appelli alla partecipazione.
Dei relitti fascisti...
Aus "Denkmal diventa Mahnmahl" scrive Gabriele Di Luca. Esatto. Ma si offre anche un'altra lettura: denk mal und mahn mal.