Cultura | Salto Weekend

“Qualcosa non va…”

Una campagna con manifesti negli spazi pubblici all’aperto e nello spazio virtuale in rete per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza sulle donne
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Foto: Salto.bz

Incuriosiscono i manifesti con frasi scritte in corsivo nero e rosso su sfondo bianco in mezzo a quelli pubblicitari o ad altri che annunciano mostre e iniziative culturali sui grandi spazi pubblici. “Non hai segreti per lui? Che romantica!”, si legge su uno, che continua affermando che “se però tutto è segreto, ALLORA È VIOLENZA!”. Quest’ultima parte si presenta non soltanto in caratteri maiuscoli ma anche in un brillante colore rosso, come se urlasse queste parole a chi legge. Un altro colpisce ancor più nel cuore: un manifesto su sfondo nero “grida” in maiuscolo negativo alternativamente con un tratto sottile e un tratto in grassetto: “Non è interpretabile, è omicidio.” Bumm! Colpita e affondata! Senza commento, senza preavviso, senza remora, senza alcun pentimento, con forza, sferzando la massima dose di aggressività e collera verso la persona che un tempo, forse, era quella amata…?


Passando in bicicletta, a piedi o in macchina non è possibile non notare questi cartelloni in giro per le strade di tutta la provincia (gli organizzatori – Associazione culturale Lungomare in collaborazione con Kunst Meran Merano Arte e la Summer School Südtirol - dicono che ne hanno distribuiti circa duemila). Soprattutto quel rettangolo nero – volutamente nello stile degli annunci mortuari che spesso si vedono nelle strade dei paesini italiani - spicca tra i numerosi manifesti colorati della stessa campagna di comunicazione, che in molti casi sono immediatamente accanto a quelli pubblicitari. 


Sono una decina gli autori e autrici che hanno elaborato i singoli manifesti (Eduardo Massa, Eleonore Khuen-Belasi, Gülbin Ünlü, Ingrid Hora, Maxi Obexer, Rosalyn D’Mello, Senthuran Varatharajah, Sophie Utikal, Teresa Sdralevich e Wissal Houbabi), mentre l’intero progetto è a cura di Angelika Burtscher, Daniele Lupo, Martina Oberprantacher e Maxi Obexer. 


Il progetto intitolato “#qualcosanonva” vuole proporre una riflessione su alcuni motivi o circostanze delle relazioni tra uomini e donne che si celano dietro ai tanti crimini violenti compiuti sulle donne all’interno della società. Sempre più numerosi forse unicamente perché sempre di più si afferma il coraggio di denunciarli. Artiste e artisti, scrittrici e scrittori – lavorando in dialogo tra loro – realizzano 5 campagne di manifesti che entrano capillarmente nello spazio pubblico e in quello digitale (ci raccontano gli organizzatori) sovvertendo narrazioni percepite come “normali”, opponendosi al silenzio, mettendosi dalla parte delle persone coinvolte. Bucando un muro di gomma costruito (in modo consapevole o inconsapevole?) con mattoncini di materiale bollente quale l’educazione in famiglia, le tradizioni culturali, l’educazione scolastica mixate con i messaggi in rete e i social media, per non dimenticare le tirate d’odio in campo politico-sociale.


La posizione della donna è da sempre al di sotto di quella dell’uomo inteso come maschio, perché centinaia se non migliaia di anni di produzione culturale hanno voluto così. Ora sta cambiando piano piano, per fortuna, anche grazie alle lotte femministe per condurre il femminile “accanto” al maschile trascinandolo fuori dalla posizione subordinata. Troppo spesso la donna è considerata un “oggetto” da manipolare anziché un “soggetto” degno da parlarci, e soprattutto degno di rispetto. Che peraltro andrebbe rivolto a chiunque, grandi e piccini/e.


“Questo appello artistico e letterario – continuano gli organizzatori - si inserisce nello spazio pubblico e nel nostro quotidiano al fine di innescare discorsi e riflessioni e portare così una forma di cambiamento”.
Edoardo Massa (writer e illustratore) ha collaborato con l’attivista artista Wissal Houbabi, l’artista  Gülbin Ünlü con la scrittrice di testi teatrali Eleonore Khuen-Belasi, l’artista visiva bolzanina Ingrid Hora con l’autrice Maxi Obexer , l’artista tessile Sophie Utikal con lo scrittore Senthuran Varatharajah, la grafica e illustratrice Teresa Sdralevich con l’autrice femminista Rosalyn D’Mello – tutti insieme per dire “no, non così!”, per far percepire emozionalmente la violenza anche dal punto di vista puramente visivo, con “cataloghi conturbanti” nella speranza di “perturbare” e “sconcertare” l’opinione pubblica, dal momento che il più della violenza sulle donne si nasconde dietro le mura domestiche o meglio – come leggiamo a grandi lettere anche sul sito (dove sono riprodotti i manifesti e si possono trovare maggiori informazioni su coloro che hanno partecipato alla campagna con le loro opere) – “spesso i maschi sono stati educati a compiere atti violenti”. 

“mai arrabbiarsi, solo stupirsi” – mi disse un giorno Giuseppe Bertolucci, regista che nei suoi film le donne le ha sempre onorate e rispettate...

Vien da chiedersi però: in che società viviamo, oggi, che si dice avanzata, evoluta e progressista, mentre naviga nelle più oscure dimensioni alimentate da gelosie, odio, potere, collera e ignoranza? È esattamente questa contraddizione che viene tematizzata in questa campagna, che sarà visibile a partire da giugno 2021 in tutto l’Alto Adige e oltre, ovvero anche sul piano nazionale e internazionale grazie alla collaborazione di associazioni, comuni e singole persone. Quest’ultime possono “condividere” online i contenuti del sito, mentre nei social media è attivo l’hashtag “qualcosa non va” e “etwas laueft falsch”, la sua traduzione in tedesco, perché l’intera campagna è stata pensata e creata in modo bilingue, visto che la violenza non parla soltanto una lingua, anzi, o per meglio dire – volendo giocare con le parole – parla un’unica lingua: quella non verbale delle botte, dell’umiliazione, della denigrazione, dell’ignorare, del non essere vista, del dover stare zitta, del silenzio imposto e di quello totale, che giunge alla fine, quando appunto colpisce a morte. Morti non interpretabili, si è detto: “mai arrabbiarsi, solo stupirsi” – mi disse un giorno Giuseppe Bertolucci, regista che nei suoi film le donne le ha sempre onorate e rispettate, a fronte della violenza della censura nel cinema che per tanti anni aveva costretto a un ipocrita “silenzio visivo” di scene di sesso e di violenza, come se fosse da cercarsi lì il vero colpevole…