Ambiente | Il caso

"Difendiamo lo Stelvio!"

La manifestazione di Mountain Wilderness contro lo smembramento del Parco si terrà dal 18 al 25 luglio. Gli ambientalisti temono il via libera alla caccia nell’area.

Il Parco dello Stelvio, florido concentrato di biodiversità, è da tempo ormai tema ricorrente nelle cronache giornalistiche per via del suo smembramento in tre parti approvato con un decreto legislativo dal Consiglio dei Ministri che attribuisce alla Regione Lombardia e alle Province autonome di Trento e Bolzano le gestioni separate dei territori. Una vicenda che, secondo alcuni, ha de facto poco a che vedere con la conservazione della natura e molto con logiche politiche imbolsite.

A contestare lo “spezzatino” del Parco ci sono in prima fila gli attivisti della combattiva associazione Mountain Wilderness che, per alzare il volume della protesta e pubblicizzare una delle sue battaglie più significative - ma anche per rilanciare il Parco della Pace che avrebbe voluto Alexander Langer - organizza una manifestazione itinerante dal 18 al 25 luglio prossimi. Otto giorni sui monti tra arrampicate, trekking e incontri con le popolazioni locali. E, proprio durante i giorni del trekking (dal 20 luglio, passando dalla Val di Rabbi a Bormio), è previsto che alcuni esponenti dell’associazione - che in tutto dovrebbero essere 25 - si spostino sul versante sudtirolese del parco per incontrare rappresentanti delle istituzioni e abitanti del luogo e confrontarsi sulla questione del frazionamento dello Stelvio. Per presentare l’iniziativa Mountain Wilderness ha scritto in un documento:

“È necessario bloccare lo smembramento del parco nazionale dello Stelvio in tre spezzoni che lo dequalificano a un insieme di parchi regionali. E bisogna rilanciare, con urgenza, le sue funzioni primarie: conservazione della biodiversità e del paesaggio, promozione del lavoro e di innovazione sul territorio alpino. Le associazioni ambientaliste nazionali e locali hanno provato in più occasioni a rilanciare i valori di un’area protetta chiedendo l’inserimento nel Coordinamento nazionale dell’ambientalismo e del mondo scientifico, il varo di un unico piano del parco, la sorveglianza affidata a un unico corpo, il rilancio del ruolo del ministero dell’ambiente quale garante dell’unitarietà del parco, la necessità di superare la banalità di un comitato di coordinamento per investire in organismi di gestione certi. La fermezza della Svp e l’assenza ideale di tutti gli altri schieramenti politici hanno impedito anche questi passaggi di mediazione”.

Oltre alla prospettiva di smembramento c’è però anche un’altra spina nel fianco degli ambientalisti e cioè la possibilità dell'apertura della caccia nel Parco, malgrado la legge quadro nazionale sulle aree protette la vieti espressamente. Chi la spunterà?