Società | il report annuale

Fanalino di coda

Rapporto Istat 2020: la pandemia ha peggiorato una situazione già precaria. Bolzano ultima in Italia per specialisti medici e servizi di assistenza territoriale.
presentazione report annuale 2020 montecitorio
Foto: istat

Venerdì 3 luglio a Palazzo Montecitorio, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, il Presidente dell'Istat Carlo Blangiardo ha presentato il “Rapporto annuale 2020. La situazione del Paese”.

Quello che emerge è un quadro profondamente incerto e difficile: la crisi sanitaria è andata a sommarsi alle profonde difficoltà strutturali preesistenti determinando nel primo trimestre una contrazione congiunturale del Pil di 5,3 punti percentuali assieme a un crollo dei consumi privati (-6,6 per cento) e degli investimenti (-8,1 per cento).

Ciò che ha maggiormente distinto il nostro paese durante il periodo del lockdown è stata la coesione e l’alta fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni competenti: più della metà dei cittadini ha dichiarato di confidare totalmente sul personale medico e sulla protezione civile a cui si aggiunge l’elevata consapevolezza della gravità della situazione e gli atteggiamenti prudenziali conseguenti.

Le restrizioni imposte nei mesi precedenti hanno comportato, tuttavia, che oltre 3 milioni di persone si siano scontrate con un clima familiare “difficile al punto da generare paura di dire o di fare qualcosa”. Ciò si è tradotto anche con un boom di richieste di aiuto al 1522, il numero verde contro la violenza e lo stalking.

 

 

Dal punto di vista economico, l’Italia rappresenta uno dei paesi che maggiormente ha risentito dello shock globale in maniera diretta: il crollo eccezionale delle attività si sono inserite in una fase già caratterizzata da una prolungata debolezza del ciclo di crescita. I pesanti effetti economici e sociali della pandemia compromettono infatti un sistema già ricolmo di problematicità: l’ascensore sociale si è bloccato e sempre più peso viene ricoperto dal contesto sociale di provenienza nella sfera dell’occupazione. I dati più recenti includono in aggiunta inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività. Secondo le previsioni Istat, si stima per tutto il 2020 un pesantissimo calo dell’attività economica, che verrà solo in minima parte recuperato l’anno successivo.

Aumentano anche le disuguaglianze nel mercato del lavoro, il part time involontario e la segregazione di genere delle professioni, penalizzando soprattutto giovani, donne e abitanti del Mezzogiorno. La precarietà lavorativa corrisponde altresì all'assenza di tutele e garanzie contrattuali, con oltre 6 milioni di persone impiegate in nero.

Un’altra emergenza che l’Italia sta affrontando riguarda i settori dell’istruzione e della conoscenza. I tassi di scolarizzazione sono tra i più bassi d’Europa: nel 2019 la media europea degli adulti che possedeva almeno un diploma secondario superiore si attestava intorno al 78,4 per cento, contro il 62,1 per cento del nostro paese. La media dei laureati, invece, differisce per ben 12,7 punti percentuali. 

Un’ulteriore fonte di criticità è rappresentata dalla bassa natalità. Il numero medio di figli per donna continua a diminuire sensibilmente segnando – per il settimo anno consecutivo – il valore più basso mai registrato in Italia. Le cause - sottolinea il report - non sono da imputare a una mancata volontà bensì a variabili strutturali: sono solo 500 mila gli individui che affermano di non avere alcun desiderio di maternità o paternità, mentre quasi il 74% della popolazione adulta ha riferito di desiderare di avere almeno un figlio.

Per la provincia di Bolzano, invece, si riferisce un record negativo per quanto riguarda la dotazione di medici specialisti e l’offerta di servizi di assistenza territoriale.

 

 

La media nazionale vede un rapporto di 110 specialisti per 100 mila residenti. Bolzano invece occupa l’ultimo posto in classifica, con 86 specialisti impiegati, quando la Liguria - sul podio - arriva a 134. In particolare, l’impiego di anestesisti nel capoluogo altoatesino si ferma a 13 su 100 mila abitanti. Ma il dato peggiore proviene dal settore malattie infettive dove si conta solamente uno specialista ogni 100 mila residenti.

L’assistenza territoriale - che comprende l’insieme di servizi, cure sanitarie di base e di altre forme di assistenza - ruota attorno alla figura del medico di medicina generale. Nel 2018 in Italia il personale ammontava a circa 43 mila medici di base e 7.500 pediatri di libera scelta, con una media di 7,1 medici ogni 10 mila residenti. La Provincia autonoma di Bolzano rappresenta un caso estremo con un rapporto che vede solo 5,2 medici di base per ogni 10 mila residenti, ricoprendo anche in questo caso l’ultimo posto nelle classifiche nazionali.