Economia | Rifugi

Autonomi sì, ma non speciali.

I problemi dei rifugi di montagna rimangono, nonostante la nostra Autonomia.


Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Pessima stagione per i rifugi alpini quest’anno: il tempo è brutto, ma c’è anche di peggio, purtroppo.
Sulle montagne della nostra provincia ci sono 95 rifugi che rappresentano uno straordinario patrimonio di ospitalità ad alta quota. Sono stati costruiti per lo più tra la fine dell”800 e l’inizio del ’900 per iniziativa e a spese delle associazioni alpinistiche di allora. Oltre cent’anni di testimonianza alpinistica, turistica, ma anche quella bellica e dei difficili anni ’60. Fino ai giorni nostri – o meglio fino agli inizi degli anni ’80 – quando la Provincia Autonoma di Bolzano ne acquisisce la competenza, sia sul patrimonio e sia sulla forma di gestione.

Ebbene da allora non si è ancora riusciti (Provincia, ma anche le Associazioni alpinistiche) a decidere e realizzare un piano concreto di adeguamento delle strutture e nemmeno a definire le forme di gestione dei rifugi. Non si investe, non si sa chi e come li gestirà il prossimo anno. Non dipende nè da Roma, nè da Bruxelles, ma da Bolzano/Bozen. Anzi, nel frattempo ci ha superati in velocità anche l’Unesco, dichiarando le Dolomiti “Patrimonio dell’Umanità” nel 2009.
E i rifugi? Se al meteo non si comanda, alla nostra Autonomia si deve però chiedere di essere finalmente efficace nel risolvere i loro problemi e di essere “speciale” come pretende di essere definita.
Nei fatti e non solo nei commi.