Cronaca | Il caso

Vivere nella paura

Nel 2019 M.C. fu accoltellata in pieno giorno a Bolzano, il marito fu accusato di tentato omicidio. La donna attende ancora giustizia. Oggi il sit-in contro la violenza.
Megafono
Foto: Gea

Una manifestazione apartitica di donne per mostrare totale solidarietà e vicinanza a M.C., che il 1° marzo 2019 venne accoltellata, in pieno giorno in centro a Bolzano, davanti alla figlia con colpi al collo, al volto e all’addome. Il sit-in, organizzato dall’associazione Gea, si terrà oggi, 12 ottobre, dalle ore 10:45 alle ore 13 in piazza Tribunale.

Come ricorda l’associazione al fianco delle donne vittime di violenza, M.C. aveva già denunciato il marito per maltrattamenti e aveva chiesto e trovato protezione. Poco più di un mese prima aveva trovato rifugio con le figlie in una casa protetta a indirizzo segreto. “M.C. a causa dell’aggressione è rimasta a lungo tra la vita e la morte, il suo corpo stava collassando. Eppure ce l’ha fatta per sé e per le 3 figlie”. La donna è poi uscita dall’ospedale, ed è stata in istituto di riabilitazione fino all’estate 2019. Solo a quel punto si è riunita alle 3 figlie e da allora vive in alloggi protetti, sempre ad indirizzo segreto.

Il marito, accusato del tentato omicidio, il 17 settembre 2019, 6 mesi dopo i fatti è stato scarcerato (con obbligo di dimora). Succede che di rinvio in rinvio l’udienza per il tentato omicidio non si è ancora celebrata. L’imputato è libero, perché sono decorsi i termini di durata massima delle misure cautelari.

È evidente che la giustizia non ritiene urgente procedere, è evidente che la giustizia non ritiene prioritaria la tutela di una donna brutalmente aggredita in pieno giorno in centro città

“Nessuna protezione per M.C. che continua a vivere con le sue figlie in luogo protetto ad indirizzo segreto. È evidente che la giustizia non ritiene urgente procedere, è evidente che la giustizia non ritiene prioritaria la tutela di una donna brutalmente aggredita in pieno giorno in centro città - scrive in una nota l’associazione guidata da Christine Clignon -. La banalizzazione della violenza, della pericolosità di queste condotte, la svalutazione delle conseguenze delle violenze su donne e minori è palpabile.
In una Provincia in cui i femminicidi sono aumentati in modo allarmante”.

E ancora: “Riteniamo inaccettabile che una donna che ha subito un’aggressione di questo livello debba ancora vivere con le figlie in protezione, mentre l’imputato è libero e bel bello senza che alcuna valutazione del rischio sia mai stata approntata.
Certo, è stata posizionata una panchina rossa nel luogo in cui M.C. è stata aggredita e quasi ammazzata. Ma a lei non serve né interessa. Forse nemmeno lo sa. Vive nella paura. Chiede protezione e rispetto. Non comprende il perché lei e le bambine debbano vivere in protezione e il suo aggressore è libero”.
 
“Allora - conclude Gea - se lo Stato non protegge M.C., la proteggiamo noi. Saremo a offrirle la protezione che lo Stato non le garantisce. A chiedere protezione per lei e attenzione per tutte le donne, non per il 25 novembre, non per l’8 marzo, tutti i giorni”.