Streitergasse, Zeller
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Politica | Merano

Opportunità o finzione?

Come interpretare l'apertura della vicesindaca meranese Katharina Zeller alle forze progressiste-ecologiste? Intanto non lasciamole cadere nel vuoto per mera diffidenza.
  • A dicembre sarà passato un anno da quando il movimento “no excuses” aveva riempito le vie di Bolzano di cittadini e cittadine che esprimevano il proprio disappunto per la scelta della SVP che, dando vita all’esecutivo della Provincia con la destracentro, perdeva, a loro dire, il proprio “ubi consistam”. 

    Dopo una decina di mesi possiamo dire che ciascuno dei partiti della coalizione provinciale, dal punto di vista comunicativo, ha parlato al proprio elettorato, in particolare i “primini”  hanno gonfiato un po’ il petto, il che farebbe anche sorridere se non avessero al contempo preso di mira la comunità Lgbt. 

    E l’opposizione ha fatto il suo mestiere, parlando anch’essa ai propri elettori, che un po’ mugugnano ed un po’ sono rassegnati e magari decideranno di ingrossare le file dell’astensionismo perché ”tanto non cambia niente”.  

    Dopo le provinciali, a Bressanone e Laives dove ci sono state elezioni anticipate, abbiamo assistito più o meno al solito copione: al primo turno la SVP ha corso da sola salvo poi, dopo il ballottaggio, formare a Bressanone la giunta con il PD ed a Laives con un pezzo di destra. Insomma una SVP blockfrei che sceglie gli alleati sulla base dei numeri e di alleanze consolidate e/o pregresse.

    E tutto farebbe pensare che alle elezioni di maggio si suonerebbe con lo spartito di sempre [ovvero a contendersi l’elettorato di madrelingua tedesca e ladina ci sarebbero SVP, Verdi, TK, StF, Freiheitliche e quello italiano partiti o liste civiche che si richiamano a partiti nazionali]  se non fosse che a Merano la Obfrau della SVP, in un paio di interviste, si è detta pronta ad un’alleanza con le forze liberal progressiste ambientaliste superando così la tradizionale equidistanza del proprio partito, equidistanza che gli ha permesso di usare i due forni. I contenuti, le forme  i tempi secondo cui costruire e sviluppare questa alleanza sono tutti da scrivere, così come le forme di partecipazione attiva della società civile. 

    Le reazioni alle dichiarazioni della Obfrau e vicesindaca non si sono fatte attendere: sono state di diffidenza fatta salva qualche cauta apertura. 

     

    Le reazioni alle dichiarazioni della vicesindaca sono state di diffidenza fatta salva qualche cauta apertura. 

     

    Mi sono domandata il perché. Certo non gioca a suo favore il cognome “pesante” per cui, secondo il preconcetto deterministico, “i frutti non cadono lontano dall’albero”; eppure Katharina Zeller si è affacciata alla politica già adulta. E’ una giovane donna che si è formata non già tra Innsbruck e Padova, ma a Roma e questo forse le dà un passo diverso nel muoversi sulla scena politica locale. 

    A dirigere la SVP meranese è arrivata dopo il commissariamento del Comune nel 2020 e non si possono certo addebitare a lei fatti e misfatti della Stella Alpina precedenti al 2021. Un po’ come nel PD non si può fare di Schlein il capro espiatorio di tutti gli errori del partito dell’ultimo decennio.  

    Zeller, nel proporre il cambio di paradigma del suo partito, afferma che è nell’interesse della città definire alleanze sulla base di un comune denominatore anziché su base aritmetica.

    Non sono la sua esegeta, ma mi pare che si tratti di un cambio di passo significativo perché rimette al centro la visione politica per cui ci si allea. Non ci mette cioè assieme in modo raccogliticcio dopo il ballottaggio perché servono i numeri per formare la Giunta come previsto dallo Statuto, ma lo si fa prima perché si condivide una visione di città ed anche di “mondo”. 

    Sono un’ingenua, un’illusa? Può darsi. Anagraficamente sono “una ragazza del secolo scorso” che come tanti suoi coetanei e coetanee si era avvicinata alla sinistra perché, in quel noi collettivo che voleva il cambiamento, nella sinistra trovava lo sguardo lungo che andava oltre l’esistente. La funzione originaria di quella sinistra, era stata la  “secolarizzazione” della speranza con la straordinaria mobilitazione del reale che sfociò nella stagione delle riforme. Ho imparato allora che la sinistra vive “nel e del” movimento, mentre è la destra a giovarsi della staticità.

     

    La sinistra vive “nel e del” movimento, mentre è la destra a giovarsi della staticità.

     

    Tornando all’oggi, alla questione meranese ho grande fiducia nella nuova generazione di politiche e politici (la definirei la generazione Erasmus): mi auguro che sappia scrollarsi di dosso le incrostazioni pavloviane del passato per saggiare fino in fondo se la possibilità del cambiamento messa sul tavolo da Zeller sia autentica e non una finzione. 

    Se invece la lasciasse cadere nel vuoto per mera diffidenza ripercorrerebbe strade già battute con risultati e ricadute prevedibili ed il perdurare di un certo immobilismo a discapito delle/dei meranesi. E in fondo deluderebbe anche i tanti che avevano aderito alle manifestazione di “no excuses” chiedendo alla SVP di essere fedele alla sua storia perché con l’alleanza come proposta da Zeller la SVP tornerebbe ad essere il partito di raccolta conservatore con lo sguardo rivolto a sinistra.    

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△rtim post Mer, 11/13/2024 - 10:23

Vanda Carbone: "Sono un’ingenua, un’illusa?"
Mag sein, der Vertrauensvorschuss und Erwartungen waren groß. Man hoffte Katharina Zeller gehe ihren ganz eigenen, einen sich selbst ehrlich machenden Weg, auch der Wiedergutmachung.
Vgl. a.:
https://salto.bz/de/comment/152505#comment-152505
Dem ist offenbar nicht so. Es gilt sich wohl dennoch zu bedanken. Schließlich ist eine Enttäuschung das Ende einer Täuschung. Anderseits ohne Vertrauen, das auch das Positive erwartet, können wir ja auch nicht leben.

Mer, 11/13/2024 - 10:23 Collegamento permanente