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Un musicista dai molti volti

Dopo 44 anni di carriera il flautista Alessandro Visintini lascia l’orchestra Haydn, ma il suo mondo è ricco di tante altre passioni. L'intervista di Mauro Franceschi.
Alessandro Visintini
Foto: Alessandro Visintini

Alessandro Visintini è discendente di un’antica famiglia di pittori e scultori gardenesi. Dal 1978 è stato Ottavinista dell'Orchestra "Haydn" di Bolzano e Trento, partecipando a circa 5000 concerti, suonando anche in qualità di solista e di primo flauto. Da alcuni giorni è pensionato. Continua a praticare e insegnare judo, è Maestro di judo FIJLKAM, tecnico UISP, così come continua a perfezionare la sua attività di liutaio, è specializzato nella costruzione di violoncelli da spalla dell’epoca di Johann Sebastian Bach. Lo abbiamo incontrato nella sua casa, anche laboratorio, di Meltina.

 

Salto.bz: Ci racconta un paio di occasioni felici della sua vita di orchestrale?

Alessandro Visintini: La più felice musicalmente è stata l’esecuzione della settima di Bruckner con Claudio Abbado e l’orchestra Mozart per i 50 anni della Haydn. Avevo come primo flauto uno dei miei miti flautistici: Jacques Zoon e comunque l’esperienza con Abbado è stata quasi “mistica”.
Altre occasioni felici sono state quelle in cui l’impegno di rappresentante sindacale nazionale mi ha dato un grande arricchimento dal lato relazionale, contrattuale e normativo, permettendomi quindi una visione molto più ampia del mio lavoro, non limitata alla sola parte esecutiva.

 

E un episodio “tragicamente comico”?

Una prima assoluta di un lavoro di Luciano Berio (uno tra i massimi compositori del Novecento, n.d.r.) riuscita così bene da costarci una sua lettera di diffida dall’eseguire ancora musica sua… In seguito per cercare di rimediare è stato invitato un direttore d’orchestra suo amico ma era talmente incapace che abbiamo dovuto protestarlo (gli orchestrali possono segnalare al direttore artistico il disagio di suonare diretti da una persona che non ha la loro fiducia, n.d.r.) prima dei concerti!

 

 

 

Lei è stato anche a lungo rappresentante sindacale degli orchestrali. Le condizioni di lavoro dei professori d’orchestra sono oggi migliori rispetto a 40 anni addietro?

Complessivamente temo di no, nel senso che se da una parte il livello tecnico è salito in maniera vertiginosa e si suona molto meglio di allora, dall’altra è aumentato di molto il numero delle produzioni ed è sempre più caotico l’orario di lavoro con pesanti ripercussioni sulla vita privata. Inoltre in tutti questi anni è pesantemente calato il potere d’acquisto dello stipendio soprattutto in provincia di Bolzano.

 

L'esperienza più felice musicalmente è stata l’esecuzione della settima di Bruckner con Claudio Abbado e l’orchestra Mozart per i 50 anni della Haydn. Avevo come primo flauto uno dei miei miti flautistici: Jacques Zoon

 

Nel 2017 ha fondato, assieme a sua moglie Daniela Gaidano, istruttore federale di karate, l’associazione ASD Ren Bu Kan Meltina/Mölten. Insegnate Judo e Karate ai ragazzi. Quali sono “i valori” di queste discipline?

Queste discipline insegnano la libertà che c’è all’interno del rispetto delle regole, cosa oggi davvero poco praticata. Fanno capire che la vita è un percorso nel quale si tende ad un continuo miglioramento attraverso il lavoro fisico e mentale. Insegnano a rapportarsi con gli altri con rispetto ma senza soggezione e quindi aiutano a formare persone psicologicamente e socialmente equilibrate che possano migliorare la società. Senza contare ovviamente i benefici fisici ed i risvolti di difesa personale.

 

 

 

 

Lei ha incontrato grandi Maestri dello judo, vi è stato un incontro particolarmente significativo che ci può raccontare?

L’esperienza più significativa è stata la partecipazione ad uno stage con il Maestro Toshiro Daigo, decimo Dan, una vera leggenda del Judo. Aveva già 90 anni e si muoveva a fatica ma quel poco che faceva dava perfettamente l’idea di un grandissimo tecnico e di un grande carisma.

 

Una prima assoluta di un lavoro di Luciano Berio riuscì così bene da costarci una sua lettera di diffida dall’eseguire ancora musica sua…

 

 

Judo e musica hanno tratti comuni?

Più di quello che si possa pensare! Entrambi richiedono lo studio di tutta la vita per avvicinarsi ad una ideale perfezione, che rimane irraggiungibile. Inoltre più si progredisce e più si deve approfondire per progredire con passi sempre più piccoli.

 

Accanto agli impegni di musicista e di judoka, lei ha trovato il tempo per dedicarsi, sempre in modo professionale, ad una attività ancora diversa, la costruzione di violoncelli da spalla. Qual è la storia di questo strumento ai più sconosciuto?

Con questo nome ci riferiamo ad un piccolo violoncello accordato DO-SOL-RE-LA-MI (come l’attuale violoncello con una corda in più in acuto) che si fa risalire al liutaio Johann Christian Hoffmann, fornitore ed amico personale di Johann Sebastian Bach nei suoi anni di Thomaskantor a Lipsia e ricostruito nel 2000 da Dmitri Badiarov per Sigiswald Kuijken. Ne esistono tre esemplari originali conservati in musei. Si suona come una grande viola appesa al collo tramite una tracolla in pelle.

Ha avuto la sua massima popolarità nei primi anni dell’attività di Bach a Lipsia, gli anni ‘20 del ‘700, nei quali molto probabilmente ha scritto per questo strumento delle parti di “solo” in alcune sue cantate. La cosa curiosa è che in alcune cantate la parte di “violoncello piccolo” è scritta sulla parte del primo violino! Bach era un compositore estremamente curioso e sperimentava continuamente con quello che aveva e probabilmente questo strumento strano gli ha dato l’occasione di realizzare effetti sonori ed espressivi nuovi che lo hanno stimolato.

Questa tipologia di strumenti era presente in Germania nel XVIII secolo, in Sassonia, ed esistono diversi strumenti simili in musei e collezioni. Noi supponiamo che sia stato un originale sviluppo del violoncello del ‘600 italiano accordato SOL-RE-LA-MI a cui abbiano aggiunto la corda del DO basso grazie allo sviluppo delle corde filate, in modo da poter avere un basso “portatile” ed uno strumento basso “virtuosistico”, come si deduce da diversi trattati dell’epoca.

Di certo questa taglia di strumenti è presente nella musica popolare dal ‘500 fino ad oggi e attualmente viene usato anche per jazz e country.

 

Chi sono i vostri acquirenti?

Violinisti e violisti curiosi che vogliono esplorare nuove sonorità e che sono stufi di eseguire le Sonate di Bach per violoncello solo trasportate di un’ottava o di una quinta. Ma anche per poter eseguire la sesta suite con il violoncello a cinque corde, come previsto dall’autore.

 

L’ottavino e il flauto li ha pensionati?

Assolutamente no, ed in più ho iniziato a studiare il traversiere barocco per poter suonare assieme a mia moglie che suona i violoncelli da spalla costruiti da noi.

 

Lei è ottimista?

In tutta la mia vita sono sempre stato ottimista nel senso che ho sempre cercato di adattarmi alle situazioni che mi si creavano attorno ed eventualmente costruire un nuovo percorso o ricostruirne uno già in essere per superare un momento negativo o una situazione di blocco di qualche iniziativa. Anche questo è uno dei caratteri del judo: il judo ha la natura dell’acqua e prende la forma del recipiente che la contiene!

 

I suoi progetti futuri?

I miei progetti futuri prevedono una decisa prevalenza della liuteria assieme a mia moglie, con viaggi di ricerca nei musei e confronti con strumentisti e liutai. Assieme a questo naturalmente l’attività nel judo, anche come formatore di nuove cinture nere e nuovi insegnanti, il negozio on-line di ottavini, e conferenze-concerto sul violoncello da spalla assieme a mia moglie.