Kollmann nella fossa dei leoni
Più volte annunciato, l’appuntamento con i ‘relitti fascisti altoatesini’ previsto per primo pomeriggio domenicale televisivo di Rai 1 è stato prima per due volte rimandato. Ma alla fine ieri nuovamente la Provincia di Bolzano è tornata ad andare in scena, protagonista a pieno titolo del nuovo mix a metà strada tra commedia dell’arte e commedia all’italiana che caratterizza gli attuali talk televisivi. Purtroppo anche quelli del servizio pubblico.
La consegna del Benito d’Oro a Renzo Caramaschi, reo di aver disposto il restauro della lupa capitolina e del leone di San Marco di piazza Vittoria, era un boccone troppo prelibato per non finire nel tritacarne. E così è stato. Ieri domenica 12 marzo su Rai 1 nel corso della lunga maratona de L’Arena condotta da Massimo Giletti una buona mezzora è stata dedicata ai ‘fatti’ di Bolzano. Con Cristian Kollmann ospite in studio, Alessandro Urzì e Michaela Biancofiore per il contraddittorio, e un consueto condimento di altri ospiti a dire la loro. Nello specifico la giornalista di LA7 Mirta Merlino, il sondaggista e giornalista Klaus Davi e quindi i senatori Stefano Esposito (PD) e Barbara Lezzi (M5S).
A lanciare il tema è stato il conduttore, segnalando la presenza in studio di “un uomo importante della politica in Südtirol” e facendo riferimento a “due cose che non tornano in Alto Adige”.
Nello specifico e semplificando: “ci sono persone che dicono no ad una serie di cartelli anche in lingua italiana” e “ci sono persone che dicono no al restauro e al riposizionamento di due simboli dell’Italia secondo loro fascista”.
Da quel momento in poi è iniziato l’avanspettacolo. Di cui vi offriamo un sintetico resoconto, consentendovi di evitare lo streaming altrimenti disponibile qui.
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Dopo aver detto (lo ripeterà più volte) che il sindaco di Bolzano Caramaschi è tutto fuorché fascista (ma definendolo erroneamente “del PD”) Giletti mostra il video della consegna del Benito d’Oro, introducendo quindi Kollmann in studio e facendolo comparire su uno sfondo scorrevole dove troneggia un titolo comparso sul giornale ‘La verità’ diretto da Maurizio Belpietro. Un titolo che è tutto un programma e che potrebbe essere ad esempio ad hoc per indicare, in un corso dedicato a giornalisti principianti, come non intitolare per evitare demagogia e disinformazione.
“L’Alto Adige dichiara guerra all’italiano. Crisi di identità nazionale”
Con queste premesse Kollmann riesce quindi a dare davvero il meglio di sé. Esordendo con un “Buongiorno a tutti dal Sudtirolo, anzi sono qui a Roma”, che suscita subito ilarità in studio (“che fa, si porta appresso la sua zolla?”).
Dopo di che l’esponente di Süd-Tiroler Freiheit spiega: “abbiamo consegnato il Benito d’Oro per il contributo dato dal sindaco Caramaschi alla politicizzazione della memoria del fascismo”.
Tutti soddisfatti?
Macché. Tanto per incominciare il conduttore lancia la discussione con una battuta: “se la lupa e il leone erano stati piazzati lì dal fascismo fuori dire che erano costruiti bene visto che hanno resistito finora” (applauso). E la giornalista di LA7 incalza: “che facciamo, bruciamo l’EUR perché l’ha costruita il fascismo?”.
Arriva quindi la prima obiezione ‘seria’. Ovvero che di per sé lupa capitolina e leone di San Marco non sono stati ‘inventati’ dal fascismo. Kollmann concorda, ma ricorda che sono stati comunque piazzati lì dai fascisti.
“Cosa c’entrano con il Sudtirolo? La lupa e il leone sono stati messi lì per dimostrare che il territorio annesso nel 1920 fa parte dell’Italia. Quindi sono simbolo di una dominazione straniera.”
A questo punto entra in scena Alessandro Urzì. Che riprende quanto detto da Mirta Merlino (”l’Italia durante il fascismo è cresciuta e si è sviluppata, dobbiamo buttare via tutto?”. Dopo di che il consigliere provinciale altoatesino tuona: “Kollmann confonde fascismo con italianità”. E aggiunge: “si tratta di una battaglia ormai grottesca nei confronti degli italiani dell’Alto Adige e dei loro innocui simboli”.
Kollmann controreplica. Cercando di introdurre con discrezione sulla confusa ribalta del talk televisivo il vero simbolo odiato ed abbinato ai due animali, ovvero il Monumento della Vittoria. Ma Giletti lo incalza, provocandolo ed approssimando (“Di fatto si tratta di simboli di una sconfitta, di un territorio di lingua tedesca che è sempre stato austriaco”). Procedendo con solerzia a preannunciare la prossima ‘belva’ che verrà lanciata nell’Arena, naturalmente dopo la pubblicità (“Michaela Binacofiore è pronta a scatenarsi?”).
Dopo i consigli per gli acquisti in realtà la parola viene data prima d nuovo alla giornalista di LA7, che getta benzina sul fuoco. Prima con una battuta (“a Napoli vorremmo tanto che ci restaurassero i monumenti”). E poi con una ‘proposta’ che sa tanto di controprovocazione.
“Secondo me dovremmo pensare di restituire il Trentino Alto Adige all’Austria, non ce lo possiamo permettere, ci costa un sacco di soldi, li riempiamo di denaro e loro sono pure scontenti.”
Dopo di che entra in scena Biancofiore, che completa il quadro delle due destre opposte gettate nella mischia per la gioia dei telespettatori domenicali della rete ammiraglia del servizio pubblico radiotelevisivo. O meglio di quello che ne resta.
Giletti incita (“Biancofiore, lei è una guerriera, una pasionaria…”) E la deputata di Forza Italia raccoglie l’appello con quello che dice, facendo venire indirettamente una virtuale orticaria alla folta truppa di suo colleghi parlamentari altoatesini.
“Forse sono l’unico politico presente in parlamento che conosce realmente quanto accade in Alto Adige e la storia dell’Alto Adige”
Biancofiore non usa mezzi termini, da frequentatrice navigata dei talk televisivi (“mi auguro che Kollmann abbia presente la figura da poveretto che ha fatto”).
Dopo di che inizia la sua invettiva. In cui naturalmente vale tutto, come sempre avviene quando si parla della complessa situazione altoatesina nelle stanze romane, sia della politica che dell’informazione.
“L’Alto Adige non è più un’isola di speranza e un’isola d’oro come tutti pensano”, esordisce Biancofiore. Facendo riferimento ai (presunti) “5 miliardi di euro che lo Stato passa alla Provincia di Bolzano". Importo subito tradotto in lire per il target attempato del programma televisivo (“9mila miliardi”).
Roba da far venire l’orticaria questa volta ad Arno Kompatscher appena tornato dal Nepal.
Dopo di che Biancofiore si allarga. Affermando che il consigliere Kollmann (ndr di che?) e la consigliera Eva Klotz (ndr di che?) “non sputano sui soldi che ricevono come stipendio e come pensione ogni mese, ma sputano invece sui nostri simboli”.
Appena sfumato l’applauso in studio, Biancofiore ne ha anche per la Lega, promotrice nel 2006 di una legge che ha stabilito come “il vilipendio non sia più un reato grave come in precedenza”.
Dopo di che la deputata di Forza Italia si produce in una frase che riassume provocazioni che solo in realtà sono attribuibili a Süd-Tiroler Freheit. In un crescendo rossiniano davvero esilarante.
“Questi hanno imitato Striscia la notizia con il mongolino d’oro. Ma sono gli stessi che hanno anche disegnato il tricolore sulla carta igienica, scaricato l’Italia con uno sciacquone e spazzato via la bandiera italiana con una scopa sui manifesti.”
Biancofiore arriva persino a rimpiangere quanto è stato fatto “in paesi seri come la Spagna dove partiti come Süd-Tiroler Freheit sono stati messi fuori legge, basti pensare a Batasuna e quello che fece il giudice Gonzales”.
Prima di dare di nuovo la parola a Kollmann visibilmente irritato, Giletti rilancia ancora una volta. Riproponendo con un filmato Eva Klotz che proprio a L’Arena afferma come i soldi del suo vitalizio non siano dell’Italia ma di quelli l’hanno eletto ininterrottamente per 7 volte in Consiglio Provinciale.
Ed aggiungendo: “se siete arrabbiati lasciateci andare!”.
Interrogato in merito Kollmann non può che confermare (“anch’io dico lasciateci andare!”).
Dopo di che Klaus Davi ha finalmente il suo momento di gloria, interrompendo ed affermando assolutamente fuori contesto: “andatevene pure, anche perché voi negli anni ’30 consegnavate gli ebrei ai tedeschi, di gente come voi non ne abbiamo bisogno”.
A Kollmann viene consentito di proseguire ma già sente il fiato sul collo, lo spazio della trasmissione dedicato ai relitti fascisti in Sudtirolo si sta per esaurire.
Così dopo aver affermato che “Biancofiore ha detto un sacco di stupidaggini e falsità”, Kollmann sceglie di attaccarsi alla parola Alto Adige, definendola “crimine culturale del fascismo” e quindi considerando un assurdo il fatto che Alessandro Urzì addirittura “la porti nel suo Cuore”.
Kollmann fa anche a tempo a dire “fanno confusione, noi non siamo anti-italiani” e a ricordare che “in realtà nessuno ha dato del fascista a Caramaschi”.
Ma i titoli di coda incombono. E quindi Giletti lancia gli ultimi 2 minuti e le sue ultime cartucce.
“Non c’era stato un accordo tra Griber (sic) e De Gasperi? Non basta? Siamo nel 2017, l’Italia ha mille problemi e storicamente mi viene un po’ da pensare ad altro.”
Le ultime battute sono dedicate alla toponomastica. Con Giletti che imbecca Kollmann (“lei dice che Vipiteno Sterlizig (sic) non esiste!”). E l’esponente di Süd-Tiroler Freiheit che conferma: “proprio così, esisteva in latino Vipitenum, esiste Wipptal in tedesco, ma Vipiteno è un’invenzione”.
Dopo di che tra lo stupore di tutti Kollmann e Giletti convengono sulla legittimità del nome di Roma (“c’era già prima”).
Le ultime parole della trasmissione, incredibilmente sagge per il contesto, sono affidate ai due esponenti nazionali di PD e M5S.
Stefano Esposito ricorda “noi stiamo in Europa e lei cosa ci viene a raccontare?”. Mentre Barbara Lezzi si dice addirittura indignata (“mi gira la testa, spero che queste cose si polverizzino nell’indifferenza, io non ci credo che in Trentino Alto Adife non abbiano altri altri problemi rispetto a questi”).
Peccato che mentre Giletti cambia finalmente argomento, sullo sfondo dello studio venga proiettato un altro titolo da manuale, tratto dalla stampa nazionale (“Alto Adige, via i nomi dalle strade in italiano, saranno solo in tedesco”).
Non c’è speranza?
Sì, non c'è speranza.
Terribile. È andata in scena
Terribile. È andata in scena la fiera del luogo comune e dell'ignoranza
Vedere i dibattiti televisivi quando parlano di politica italiana è già un supplizio, se si mettono a parlare di Alto Adige si sfiora il dramma.
Meglio che a sud di Ala non si parli di Alto Adige...
Santa Ignoranza, la più
Santa Ignoranza, la più grande Santa d' Italia.
L'unica notizia nuova per me
L'unica notizia nuova per me è stata che la Biancofiore è convinta che i 5 miliardi del bilancio della provincia di Bolzano sono un dono dello Stato italiano. Complimenti!
Secondo rilevazioni
Secondo rilevazioni statistiche questi programmi della domenica pomeriggio sono rivolti a un pubblico per lo più over55, scarsamente acculturato, con al massimo il diploma di terza media, e concentrato prevalentemente nel centro-sud. Ma questo non scusa per niente il basso livello morale e civile del servizio pubblico Rai, anzi lo rende ancora più colpevole, perché con l'alibi presuntuoso e snobistico che "il pubblico vuole questo" se ne alimenta il basso livello culturale (incolpevole, ovviamente) con prodotti di livello ancora più basso (e colpevole) e si peggiora il circolo vizioso. Perché a personaggi della destra tedesca, che comunque sanno parlare italiano, si continua a contrapporre gente come la Biancofiore o Urzì, esponenti della destra altoatesina che continuano a non sapere una parola di tedesco e che a livello nazionale sono capaci solo di ripetere le loro vacue tiritere demagogiche per "fare pollaio" ad uso dei talk show di bassa lega? E il PD altoatesino, anzi la classe dirigente di lingua italiana in genere, non ha niente da dire? Non ha nessuno di meglio da mandare a Roma per dire qualcosa di sensato e di "europeo" anche in questi talk show? E che magari riesca realmente a essere il rappresentante del territorio, in questo caso l'Alto Adige/Südtirol?
In risposta a Secondo rilevazioni di Giancarlo
Come minimo sarebbe
Come minimo sarebbe necessario fare una trasmissione di vera informazione sulla questione linguistica sulla RAI con persone qualificate e non macchiette alla Kollmann o Biancofiore.
Ma figuriamoci se lo faranno. Meno male che ci sono i podcast di RAI Südtirol
In risposta a Secondo rilevazioni di Giancarlo
Riguardo la Biancofiore non
Riguardo la Biancofiore non so, ma Urzi parla un buon tedesco in trasmissioni ed interviste quantomeno a livello locale.
Beh, per quanto riguarda Urzì
Beh, per quanto riguarda Urzì sono contento quando i miei pregiudizi vengono smentiti.