Società | Vita in montagna

Martina, Andrea e il “nonno” rifugio

Due giovani bolzanini alle prese con la gestione del vecchio Rifugio Oltradige al Roen.
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Foto: rifugiooltradigealroen.it

Martina ne parla proprio come di un nonno anziano da accudire, come se il rifugio fosse parte della sua famiglia, una persona in carne ed ossa. Il Rifugio Oltradige ha infatti più di 100 anni e va toccato coi guanti di velluto. È da due anni che Martina (30 anni) e Andrea (31) hanno ricevuto dal Cai di Bolzano l’incarico di gestire lo storico presidio. E da quel giorno, la loro vita è cambiata.

“Ho sempre amato la montagna, così come il campo della ristorazione. Gestire un rifugio rappresenta il connubio perfetto tra le mie due passioni” racconta Martina, che già da diversi anni fantasticava sulla possibilità di lasciare la città, dove lavorava come insegnante, per trasferirsi a lavorare in un rifugio alpino. Mai si sarebbe aspettata però di avere la fortuna di gestire il proprio rifugio già a tale giovane età. “Solitamente i rifugi vengono tramandati di generazione in generazione, per questo ci sentiamo incredibilmente fortunati”.

Andrea, invece, si è trovato la vita stravolta quando, mentre lavorava all’ufficio turistico di Bolzano ha conosciuto Martina alla Camera di Commercio, dove quest’ultima stava recapitando dei documenti proprio per fare domanda di gestione di un rifugio. Doppio colpo di fulmine per Andrea, che conoscendo Martina si avvicina alla montagna da lei tanto amata e di conseguenza al sogno di gestire un rifugio alpino. Da tempo infatti Andrea sognava di gestire un’attività in proprio, coincidenza che aiuta i due giovani a concretizzare il tanto desiderato progetto di vita.

Tuttavia, la vita in rifugio non è facile, ci racconta Martina. Non c’è giorno, nemmeno fuori stagione, in cui i due non pensino al rifugio, a come migliorarlo, a come “accudirlo” nella sua vecchiaia. “Non puoi escludere il rifugio dalla tua vita nemmeno per un giorno. E questo è bellissimo, ma allo stesso tempo porta con sé una grande mole di lavoro e di preoccupazione costante.” La responsabilità che si sente addosso la giovane coppia è enorme. Abituati al lavoro da dipendenti, cambiando vita i due ragazzi hanno cominciato a svegliarsi la mattina per lavorare solo per sé stessi. Nel bene e nel male. Quando termina una giornata proficua la felicità e soddisfazione personale prevalgono. “Al contrario, quando le cose vanno male, siamo noi a doverci mettere la faccia e a subirne le conseguenze dirette”. Insomma, una sfida continua.

E quest’anno di difficoltà ce ne sono state molte. A inizio marzo fioccavano le prenotazioni dei posti letto, specialmente di gruppi vacanze provenienti dalla Germania, che facevano presagire una prosperosa stagione estiva. Poi lo scoppio della pandemia e la situazione si ribalta: le prenotazioni annullate, le preoccupazioni aumentate. Durante la quarantena Martina e Andrea approfittano del tempo libero per piccoli lavori di manutenzione, tra cui sistemare il terrazzo e creare un nuovo sito web (potete visitarlo su www.rifugiooltradigealroen.it o www.ueberetscherhuette.it).

Ma anche a fine quarantena la situazione sembra difficile. Nessuna nuova prenotazione, pochi ospiti a pranzo. Per fortuna le giornate di sole aiutano e ci sono giorni in cui gli ospiti del rifugio sono tanti. Tuttavia, è difficile riuscire a prevedere ogni giorno il numero di coperti e di conseguenza le quantità di cibo da cucinare. “Non disponendo di corrente elettrica e facendo solo affidamento su un vecchio generatore non possiamo certo contare su freezer e congelatori. Non è facile”. Martina e Andrea possono contare solo su sé stessi, su qualche lavoratore stagionale e sulla famiglia, che li sostiene.

Insomma, le sfide quotidiane di chi gestisce un rifugio sono molto lontane dall’immaginario comune della vita di montagna, fatta di relax, solitudine e riposo. Al contrario, per gestire il bellissimo rifugio Oltradige ci vuole tutta la forza e determinazione di questa giovane coppia, che per fortuna, ne ha da vendere!