Cultura | Lingue e cultura

Le lingue a scuola devono unire

Alcune riflessioni sul tema dell'insegnamento delle lingue nel sistema scolastico provinciale.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Scuola
Foto: Walter Donegà

La mia prima figlia ha frequentato scuole tedesche, La mia prima moglie, di madrelingua tedesca, in casa parlava sempre tedesco e io italiano. Ora è perfettamente bilingue e non ha mai fatto difficoltà ad imparare le lingue. Il mio secondo figlio, la cui mamma non conosce il tedesco, ha frequentato scuole italiane e ha difficoltà nell'apprendimento della lingua. L'ipotesi di mandarlo alle scuole tedesche la ho scartata subito in quanto si sarebbe trovato in difficoltà perché, a quell'età, la lingua si impara più facilmente parlandola ed esercitandosi nel linguaggio comune.
Per le esperienze passate sapevo poi che in molti casi i bambini che non sanno la madrelingua vengono messi in apposite classi per rafforzare le conoscenze (mancanti) di base. Cosa che a quell'età non è molto "inclusiva". Del resto è ben comprensibile la difficoltà di un insegnante nel dover gestire un allievo che non conosce una parola della lingua di insegnamento. Questo vale sia per i cosiddetti "italiani" che per gli immigrati. È una realtà che la scuola attuale non sa affrontare con i pochi mezzi che ha. 
Da un punto di vista di principio io capisco la posizione di Achammer che pretende di imporre una cura palliativa ad una malattia di base. Io concordo sul fatto che sia sbagliato, se in casa non si parla il tedesco, mandare i propri figli alla scuola tedesca con l'obiettivo di fargli imparare la lingua. Può diventare frustrante per il bambino che si può sentire ingiustamente escluso e sempre in affanno di dover raggiungere il livello degli altri.
Purtroppo molti genitori lo fanno comunque e non lo trovo giusto. 
Il problema o meglio la malattia di base come la ho definita prima, è il sistema scolastico provinciale che è, secondo me, radicalmente da rivedere.
La lingua viene usata come spartiacque culturale invece di essere considerata solo una lingua. Credo che andrebbe rivisto totalmente il modello di insegnamento. Innanzitutto c'è da considerare il fatto che i figli di immigrati sono sempre più presenti nelle scuole e questi hanno bisogno di integrarsi a partire dalle lingue. Anche loro a casa mantengono la loro lingua d'origine, come è giusto che sia. Ma hanno il diritto di andare a scuola come alunni di serie A non sentirsi sempre malvoluti come traspare beatamente dalla posizione di Achammer. È fin troppo evidente che da parte della scuola tedesca si vogliano escludere italiani e stranieri perché tutto diventa più difficile. Alla fine va finire che tra loro parlano tutti in italiano perché è la lingua più facile. Questo non sta bene a molti. Con la questione del dialetto che è quasi una terza lingua, è giusto che imparino il tedesco scolastico.
Per qualche anno ho insegnato come esperto di laboratorio nelle scuole medie italiane. Era bellissimo vedere un insieme di bambini provenienti da diverse parti del mondo, tutti uniti, tutti uguali. Oggi la scuola è così, multietnica e inclusiva, una ricchezza se ben sfruttata. Eppure molti genitori, anche italiani, sentono la presenza degli stranieri come negativa.
Ma una scuola che sublima la lingua a modello culturale non potrà mai assolvere a questa funzione.
Secondo me sarebbe da sedersi al tavolo e discutere su un nuovo modello di insegnamento che veda le lingue come un mezzo e non come fine. 
Per preservare la cultura e l'identità si possono trovare altre strade. Io sono di madrelingua italiana, ho fatto il liceo linguistico e conosco 4 lingue ma la mia cultura è altoatesina. La mia Heimat (lo scrivo in tedesco perché in italiano non c'è una corrispondenza esatta) è L'Alto Adige o il Südtirol, poco importa come lo vogliamo chiamare.
Ma oggi dobbiamo aprire gli occhi e guardare la realtà del nostro tessuto sociale, del fenomeno migratorio e la nostra terra deve diventare la Heimat per tutti coloro che ne hanno diritto.
Invece nel 2023 siamo qui a dividere, a separare i giovani invece di integrarli.
Fate un giro a un qualsiasi parco giochi bolzanino, sentirete quante lingue si parlano, non solo italiano e tedesco. A molti spaventa questo. Soprattutto l'integrazione spaventa una parte politica che ha sempre fatto della divisione etnica il proprio modo di esistere, da ambo le parti.
Chiudo con un triste aneddoto. Quando mio figlio frequentava l'asilo c'era un parco giochi in condivisione con l'asilo tedesco. Ma una transenna impediva ad bambini italiani di giocare con i tedeschi quelle volte che le pause coincidevano. Ecco questa è la nostra triste realtà.
Servono più fondi per le scuole perché possano ovviare alle necessità di oggi. Imparare l'italiano bene, imparare il tedesco bene. Senza trovarsi a dover fare scelte che per i bambini siano penalizzanti. È un diritto per tutti i gruppi etnici che popolano la nostra provincia. Tutto parte dalla scuola, non solo la lingua anche la mentalità e la cultura.