Cultura | Salto afternoon

“La danza esca allo scoperto”

Nell’ambito di Alps Move 2016 la giovane Sarah Merler (23 anni) ha presentato una ricerca sulla danza in Alto Adige negli ultimi 30 anni. L’abbiamo intervistata.
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Foto: salto

saltobz : Com’è nata l’idea di fare questo lavoro e quali sono i suoi risultati?
Sarah Merler - Sono andata all’estero per proseguire la mia formazione nella danza presso il conservatorio di Vienna. E alla fine dei miei studi mi sono chiesta come avrei potuto riportare in Alto Adige quello che ho imparato. Facendo modo che le mi esperienze potessero servire alla scena contemporanea altoatesina. Ho analizzato e valutato tutto quello che c’è ed è stato fatto dagli anni ’80 ad oggi. Lo scopo è quello di proporre delle idee in prospettiva per il futuro della danza in provincia di Bolzano. 

Si è fatta un’idea di come siamo messi in Alto Adige rispetto alle grandi città europee e agli altri territori simili al nostro dell’arco alpino?
Direi che siamo un po’ indietro. Anche se qualcosa c’é: due festival come Bolzano Danza e Alps Move sono già tanto. Il problema è che la danza non è ‘visibile’, succede tutto ‘di nascosto’. E io sono un esempio di questo: prima di andare a Vienna non sapevo neppure dell’esistenza di Alps Move

E’ dovuta andare a Vienna per scoprirlo?
Proprio così. La cosa mi spaventa un po’: noi abbiamo una grande necessità di sviluppo in questo settore però tutti i danzatori sono costretti ad andare all’estero perché in Alto Adige non vedono la possibilità di trovare lavoro. 

Questi problemi sono abbastanza normali per un territorio delle dimensioni geografiche e di popolazione come la provincia di Bolzano?
L’Alto Adige è piccolo, me ne rendo conto. Però ci sono delle cose che si possono fare soprattutto grazie alla nostra geografia appunto. Ci sono tantissime possibilità nell’ottica della formazione di una rete con le regioni che ci stanno intorno. A nord ma anche a sud. Io penso sempre a livello di Euregio, mi sembra molto interessante. Nei territori limitrofi ci sono delle esperienze interessanti. In Trentino c’è un po’ di più che da noi, con la compagnia Abbondanza Bertoni e il Festival Oriente Occidente. Importante è anche quello che succede a Bassano del Grappa dove c’è Roberto Casarotto che fa tante cose. Nel Voralberg in Austria invece hanno fatto un lavoro simile al mio sull’Alto Adige, dopo di che hanno fondato un centro con sale di danza e offerta di workshop, residenze e training per le compagnie. Stanno sviluppando insomma quello che servirebbe anche a noi. 

“La rete è fondamentale perché solo con rappresentazioni all’estero e coproduzioni possiamo creare possibilità di lavoro sufficienti per i danzatori. Affinché possano vivere del loro lavoro artistico.”

La sua tesi sulla danza in Alto Adige che tipo di diffusione avrà? Sarà pubblicata? 
L’intenzione è quella. L’abbiamo presentata alla conferenza stampa di Alps Move e ora cercheremo di trovare una casa editrice. Non esiste ancora infatti nessuna pubblicazione che faccia il punto sulla danza in provincia di Bolzano, la mia sarebbe la prima. In passato sono stati solo pubblicati alcuni articoli, in merito. Le informazioni presenti nel mio lavoro sarebbero molto utili per la politica culturale della provincia di Bolzano, nell’ottica di uno sviluppo futuro del settore, per vedere quello che serve. 

Che idea s’è fatta? Quali sono i motivi per cui la danza in Alto Adige è rimasta un po’ ‘indietro’ rispetto ad altre forme artistiche?
Non abbiamo una programmazione di danza continuativa, che duri tutto l’anno, cosa che invece hanno le forme culturali più tradizionali come la musica e il teatro. Anche i fondi pubblici dedicati alla danza sono molto meno rispetto a quelli offerti ad altre forme d’arte. Un altro problema è legato al fatto che la danza è concentrata su pochi punti geografici e cioè sulle città. Nella periferia la danza finisce per essere assente, in pratica. Mentre andrebbe introdotta anche nelle manifestazioni che vengono organizzate nel resto del territorio. 

“Non ci devono essere solo le Musikkapellen, anche nei contesti più popolari si dovrebbe consentire alle persone avvicinare la danza, magari suscitando un effetto sorpresa. Ed uscendo dalle sale dei teatri, entrando nella quotidianità della gente.”

In realtà in molte famiglie nasce il desiderio, soprattutto da parte delle bambine ,di avvicinare il mondo della danza. Per questo proliferano le scuole private, ma evidentemente poi il percorso si interrompe…
In questo senso sarebbe importante coinvolgere il mondo della scuola. Anche lì la danza dovrebbe essere maggiormente integrata nelle attività. Anche soltanto portando le classi a teatro. Va ricordato che la danza ha delle grandi potenzialità concentrandosi sul corpo e il movimento. Usa il corpo per esprimere qualcosa e qui le possibilità di sviluppo nell’attività scolastiche sono evidentemente molteplici. Tutte occasioni però ancora da sfruttare. Con un esempio su tutti: mettere in relazione i bambini e i ragazzi che provengono di differenti culture. 

Dopo gli studi a Vienna Sarah Merler tornerà in Alto Adige?
Cercherò di continuare a ballare, lo faccio anche in Alps Move quest’anno. Però mi interessa molto anche il resto, per questo mi sono iscritta a Culture Management a Vienna. Per capire se quella è una direzione che mi interessa. 
Come danzatrice per il momento non mi voglio porre dei libiti, andrò lì dove c’è il lavoro e posso ballare. Ma sento anche il dovere molto forte di fare delle cose in Alto Adige. Sono sicura che prima o poi tornerò. Umanamente e artisticamente ballare nella mia terra mi dà molto di più.