Cronaca | Crisi di governo

Napolitano accetta le dimissioni di Letta

Tutto è compiuto. Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, è salito questo pomeriggio al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani nel Presidente della Repubblica. Già avviate le nuove consultazioni.

“Dimissioni irrevocabili”. Enrico Letta lascia, Giorgio Napolitano ne prende atto e ha già cominciato a verificare se esistono le condizioni per varare un altro esecutivo. Nel messaggio diramato dal Quirinale si legge: “Il Presidente della Repubblica svolgerà nel più breve tempo possibile le consultazioni dei Gruppi parlamentari al fine di avviare la complessa fase successiva che dovrà condurre a una efficace soluzione della crisi, quanto mai opportuna nella delicata fase economica che il paese attraversa e per affrontare al più presto l’esame della nuova legge elettorale e delle riforme istituzionali ritenute più urgenti”. Consultazioni lampo, dunque, che si svolgeranno tra oggi (14 febbraio) e domani.   

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Gianluca Trotta Ven, 02/14/2014 - 19:17

Qualcosa mi dice che il copione sarà questo: il Presidente ribadirà a gran voce che le elezioni no, proprio non può permettersele, il nostro Paese. Che, in nome del bene nazionale, affida l'incarico a quello che più ha la possibilità di ricevere l'appoggio dal Parlamento. Il quale, a sua volta, avvierà delle consultazioni ad ampio raggio, e finirà per fare un cosidetto governo di unità nazionale, che si proporrà di fare quelle riforme necessarie a risollevare il nostro Paese. Che intanto vedrà avvicendarsi, tanto per cambiare, un altro governo privo di qualsiasi mandato degli elettori. Anzi, 'stavolta il capo del governo sarà uno che in Parlamento manco è stato eletto. Ma poco importa: lui si farà forte dei milioni di voti presi in una votazione che non è un'elezione democratica, bensì le primarie del suo partito. Ma poco importa: lui dirà "Ho milioni di voti a mio favore"; e così tutti, a cominciare dall'ormai inutile Parlamento nella sua duplicità camerale, gli concederanno di fare qualsiasi riforma voglia fare. In nome, ovviamente, dell'interesse nazionale. E con l'avallo del peggiore Presidente della nostra storia repubblicana. Che - sarà proprio per questi suoi meriti? - è anche l'unico, fin'ora, a essere stato rieletto.
Dopo la tragedia, la farsa, diceva quello lì. Qui siamo oltre, oltre la farsa, oltre il grand guignole, oltre l'avanspettacolo. Siamo alla disfatta della democrazia, o a un dipresso.

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