Economia | Evasori

Il fisco ci spia, gente

Dal 28 febbraio tutte le transazioni bancarie saranno passate al vaglio dell’Agenzia delle Entrate. E la violazione della privacy sta bene a tutti?

Benjamin Franklin diceva che “non c’è niente di certo al mondo tranne la morte e le tasse”. Rassegniamoci, perché dal 28 febbraio – ufficialmente dal 2 marzo (lunedì) per la precisione –, in base alle nuove norme varate dall’Agenzia delle Entrate, qualsiasi tipo di transazione, dal bonifico alla ricarica telefonica, verrà controllata a vista al fine di stanare eventuali evasori. Il provvedimento che era già in vigore da un paio d’anni, ma in una veste ancora piuttosto confusa, verrà definito nel giro di pochi giorni.

Più chiaramente le banche saranno obbligate a mettere a disposizione del “Grande Fratello Fiscale” i dati dei cittadini, che potranno essere incrociati a discrezione e ciò, per fare una sommaria traduzione, equivale a dire addio alla propria riservatezza. La scusa, solida come legno di quercia, è quella dell’estenuante lotta al nemico pubblico numero uno: l’evasore fiscale, la piaga del nostro secolo.

Certo risulta quantomeno complicato riuscire a ignorare il tarlo della "tendenza alla colpevolezza" se si tiene conto della reiterazione di una certa cronaca, non ultima l'inchiesta sulla Lista Falciani: 7.499 italiani avrebbero depositato complessivamente 7 miliardi e 452 milioni di dollari nella sede svizzera della banca inglese Hsbc, ma sulla famigerata lista ci sarebbero in totale 81.458 conti di 106.458 clienti di 200 Paesi aperti tra il 1988 e il 2007. Fra i nomi spiccano quelli di re, principi, piloti di formula 1, attori, modelle, cantanti; e anche nel Belpaese molte sono le personalità celebri individuate dagli inquirenti, dall’amministratore delegato di Benetton Eugenio Marco Airoldi, al finanziere renziano Davide Serra, a vari vip dello spettacolo e della cultura.

A onor del vero va specificato che essere titolari di questi conti non significa essere automaticamente degli evasori fiscali. Episodi come questi, tuttavia, fanno inevitabilmente al fisco da serbatoio di energia rinnovabile, utile per compiere quel discutibile lavoro di mappatura del "lifestyle" del contribuente e dei suoi spostamenti di denaro – di fatto sulle sue abitudini di acquisto – a caccia di anomalie e a spese di un diritto alla privacy gettato alle ortiche. Transeat?