Società | kalašnikov&valeriana

Photo-gate

Rappresentare le donne come oggetti sessualizzati secondo la prospettiva (e per il piacere) del maschio eterosessuale. Che cos'è il "male gaze" e perché è così diffuso.
spigolatrice-di-sapri
Foto: cilentano.it

Nel 2020, in pieno lockdown, ho avuto il mio personale photo-gate con salto.bz, la redazione che ora ho il piacere di sostenere con una mia rubrica . Perché? A corredare un’intervista alla presidente di GEA (cooperativa che gestisce centro antiviolenza e casa delle donne a Bolzano) sugli effetti del lockdown in situazioni di violenza domestica, è stata scelta una foto che mi rappresentava palesemente nel mio tempo libero. Spensierata, carina, ammiccante, un po’ fru fru. Ne è seguito un acceso scambio di e-mail e telefonate con la redazione di salto.bz.

Anche negli ambiti più indipendenti e progressisti, è possibile cadere nelle trappole degli stereotipi.

Mai avrei pensato di poter tornare io stessa sull’argomento. Invece eccomi qui, a ricordare che sì, anche negli ambiti più indipendenti e progressisti, è possibile cadere nelle trappole degli stereotipi. E quanto più dannosa è la riproduzione di questi, fatta da un mass media “di sostanza”!
Certo, direte voi, è una foto… solo una foto… che danno può fare? Spoiler: non ne muore nessuno.
Semplicemente è stata ridimensionata, almeno visivamente, una esperta di proprio questa dinamica ad una questione più digeribile, gestibile, meno spaventosa. Perché si sa: le donne in fin dei conti possono sì avere una propria opinione e anche esprimerla, ma possibilmente senza urtare troppo la sensibilità di chi le ascolta o legge. Oppure ancora: se un pochino sexy è più piacevole da ascoltare, ma neanche troppo che altrimenti distrae. O: le donne si preferiscono a modo, non troppo serie ma nemmeno troppo sopra le righe.

Si chiama male gaze: l’atto di rappresentare le donne (e il mondo) da una prospettiva maschile eterosessuale come oggetti sessualizzati per il piacere dello sguardo maschile eterosessuale


Si chiama male gaze: l’atto di rappresentare le donne (e il mondo) da una prospettiva maschile eterosessuale come oggetti sessualizzati per il piacere dello sguardo maschile eterosessuale. Non mancano certo esempi nell’arte raffigurativa anche più recenti, come la statua della spigolatrice a Sapri: un bellissimo bronzo di un corpo femminile sexy secondo gli standard attuali in abiti succinti.
Oppure il tanto discusso calendario Codacons 2021 che rappresenta con nudi artistici la resilienza delle donne italiane durante la pandemia. Ma il male gaze è talmente diffuso, che potremmo riscontrarlo ogni volta che analizziamo ciò che scorre sui nostri schermi sera per sera, ogni volta che apriamo i social, ogni volta che ci guardiamo allo specchio vedendoci attraverso occhi maschili.

 

Sì, una foto è solo una foto, un bronzo solo un bronzo, uno spot pubblicitario solo uno spot pubblicitario. Ma nell’insieme, molto sottilmente, contribuiscono a riprodurre e a rafforzare il messaggio che solo ciò che è gradito allo sguardo maschile eterosessuale è accettabile e adeguato. Il ruolo dei mezzi di comunicazione in questo fenomeno è fondamentale (!) e, le redazioni, così come tuttə noi, possono decidere se destrutturare il male gaze o continuare a riprodurlo.
Io confido in salto.bz nel voler davvero essere un media a passo con i tempi, anticipandoli anzi, e nel continuare a riflettere sulla propria responsabilità e sull’opportunità di dare, oltre a voce, anche immagine di una rappresentazione meno stereotipata.