Società | Ambiente e salute

Appello del WWF

Un appello dal WWF Alto Adige Südtirol a istituzioni e cittadini: tra pesticidi nocivi e OGM sappiamo cosa stiamo mangiando?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Birk Enwald / Unsplash

Ogni anno in Alto Adige vengono utilizzati 2 milioni di chili di pesticidi per produrre le mele di cui tanto andiamo fieri. Eppure non tutti questi pesticidi sono innocui per l'uomo: come rivelato dai dati ISTAT relativi al 2011, una buona fetta - il 15% - di questi pesticidi è classificata come nociva. "Nel territorio altoatesino vengono adoperati anche pesticidi tossici o molto tossici in quantità non irrilevante: oltre 13 mila chili l'anno" riferisce Luigi Mariotti, referente di WWF Alto Adige Südtirol. La cosa sorprendente è che questi pesticidi sono ammessi dalle normative vigenti. Esiste infatti un organo che monitora l'utilizzo di pesticidi in provincia, secondo il quale è ammissibile utilizzare sostanze tossiche nella produzione della frutta che arriva poi sulle nostre tavole. "Chiediamo sostanzialmente che, per la salute dei cittadini, venga vietato l’impiego di prodotti fitosanitari classificati molto tossici, tossici e nocivi nella produzione di frutta e verdura nella nostra provincia".

L'altra questione che il WWF locale ha posto all'attenzione di Luis Durnwalder e della provincia tutta è relativa alla produzione di speck. "Ogni anno l'Alto Adige produce 6 milioni di baffe di speck (cosce di maiale affumicate, ndr.), ma in provincia non ci sono abbastanza allevamenti per coprire questa fetta di mercato. E allora i produttori importano le cosce di maiale dall'estero." Non ci sarebbe nulla di male nel far circolare le merci, ma l'importazione di carni dall'estero non è priva di conseguenze. Innanzitutto si perde così l'originalità dello speck: non si tratta più di prodotti locali se parte della filiera produttiva non avviene in regione.

Inoltre la provenienza estera della carne non può assicurare alcuni degli standard che l'Alto Adige si è imposto. Non è da escludere, infatti, che i maiali allevati all'estero in maniera intensiva vengano nutriti con gli OGM, prodotti geneticamente modificati. "Nel 2011, con un'apposita legge, l'assessore all'agricoltura Berger aveva dichiarato l'Alto Adige una provincia OGM free, ma di fatto questa indicazione viene aggirata." Inoltre la produzione intensiva di OGM in paesi come quelli dell'America Latina è spesso collegata a uno sfruttamento non solo delle risorse naturali ma anche della popolazione locale. "La profonda impronta ecologica e sociale lasciata da aziende come la Monsanto non può andare d'accordo con una gestione sostenibile del territorio tipica della nostra realtà." Questo è uno dei motivi per i quali l'associazione ambientalista chiede che le materie prime impiegate nei prodotti a marchio regionale provengano effettivamente dall'Alto Adige.