Ambiente | CACCIA

Avanti marsch per la natura

La camminata a Braies il 20 agosto voluta da Lav, Wwf, Lac e Ugda per sensibilizzare contro la caccia nei parchi naturali, Mariotti (WWF Bolzano) ne spiega le ragioni.
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Foto: Cacciatore

Da noi a livello culturale vi è resistenza a proteggere le specie animali. I parchi naturali richiamano turisti, danno lavoro a chi opera nei masi, tutelano il paesaggio, ma per nulla la fauna. Sul sito internet  della Ripartizione Natura, paesaggio e sviluppo del territorio della provincia di Bolzano è riportato che nei monumenti naturali, nei parchi naturali e nei biotopi la fauna goda di protezione completa, ma questo non è vero. E’ una pubblicità ingannevole, che nasconde la realtà”.

 

E’ quanto afferma il referente per i settori agricoltura, aree protette e caccia della sezione di Bolzano del WWF Luigi Mariotti, che specifica:  “Nel parco nazionale dello Stelvio è consentita solo l’uccisione del cervo, che peraltro si potrebbe evitare. Per controllare tale specie ben si potrebbe provvedere con una recinzione dei boschi e delle zone coltivate. Negli altri sette parchi naturali dell’Alto Adige si pratica invece la caccia nei confronti di tutte le specie animali. Le categorie forti dei cacciatori ed agricoltori vogliono questa gestione della caccia. Uomini rozzi e grossolani stabiliscono poi quanti animali per ogni specie possano essere abbattuti”.

La Lav (Lega Anti Vivisezioni), il WWF (World Widelife Fund), la LAC (Lega per l’abolizione della caccia), l’UGDA (il Comitato Ufficio Garante Diritti Animali) organizzano per il 20 agosto una camminata, durante la quale circa 20 attivisti delle suddette associazioni  ambientaliste illustreranno la situazione in materia e forniranno ai partecipanti, ai residenti ed ai turisti materiale informativo.

L’obiettivo è sensibilizzare sulla protezione della fauna selvatica nei parchi naturali.

Il punto di partenza per tale passeggiata è alle 10.30 al lago di Braies (Val Pusteria), la cosiddetta “Perla delle Dolomiti” nella splendida cornice del parco naturale di Fanes-Senes-Braies.  Si percorreranno tre chilometri intorno all’appena citato specchio lacustre in un’ora e mezzo circa. Il pranzo è a sacco. Attorno alle 16 è previsto il ritorno verso Bolzano.  

All’iniziativa si può aderire gratis. A Bolzano, ciascuno, con mezzi propri, si può ritrovare alle 8.30 al parcheggio nei pressi del campo di football americano all’incrocio tra via Resia e viale Druso per poi raggiungere l’amena meta.

A questo link il WWF Bolzano, che segnala l’evento sia sul proprio sito internet sia sulla propria pagina facebook, ha stilato un elenco di dieci motivi per dire no alla caccia nei parchi naturali.

Mariotti esprime particolare preoccupazione per le specie in declino, quali la pernice bianca, il gallo forcello e la coturnice: “Queste specie sono già minacciate dall’agricoltura intensiva e dai cambiamenti climatici che hanno portato al riscaldamento globale. Gli animali vengono sovente spaventati dalla presenza di tante persone che in alta montagna praticano a titolo esemplificativo lo scialpinismo o si muovono in mountain bike. A tutto questo si aggiunge anche la caccia”.

Il referente per la caccia del Wwf di Bolzano punta il dito anche contro l’uccisione di animali sani che la caccia produce: “E’ un atto contro natura. La selezione naturale porta l’animale più forte a prevalere sul più debole”.

La caccia colpisce altresì uccelli migratori quali la beccaccia e la quaglia, prosegue Mariotti, come anche le femmine e i cuccioli (per esempio di cervo, capriolo e camoscio) con soli pochi mesi di vita.

Non bisogna dimenticarsi che con la caccia si rischi di ferire o uccidere anche le persone. Poi, come è risaputo, spesso gli animali feriti dai cacciatori perdono la vita dopo una lenta e dolorosa agonia.

“Nel gipeto (un rapace definito anche l’avvoltoio degli agnelli viveva una volta nelle Alpi fino al secolo scorso, in seguito si era estinto, era stato reintrodotto in natura negli anni ’80) che ora comincia di nuovo a nidificare in Alto Adige, sono stati rinvenuti frammenti di proiettili contenuti nelle armi dei cacciatori” – dice Luigi Mariotti, il quale spiega che le aquile e gli avvoltoi si avvelenino e in alcuni casi anche muoiano, proprio poiché ingeriscono il piombo delle pallottole che hanno ucciso o ferito gli animali di cui essi si cibano.

 “Oggi la caccia non ha molto senso come invece lo aveva nel passato, quando gli esseri umani non sapevano come procacciarsi il cibo. Provare gusto nel divertirsi ad ammazzare gli animali è un hobby crudele” – conclude Mariotti.

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19 amet Ven, 08/18/2017 - 10:43

Die mentale Einstellung dieses selbsternannten Experten zeigt sich an seiner unerhörten Beleidigung aller Jäger. Wer nicht seiner Meinung ist, ist ein primitiver Untermensch.

Ven, 08/18/2017 - 10:43 Collegamento permanente
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luigi spagnolli Ven, 08/18/2017 - 12:51

Il problema di questi signori è che non vogliono capire che non si proteggono le specie animali impedendone la caccia, ma, al contrario, la caccia - correttamente pianificata ed eseguita - è uno strumento importante per impedire che determinate specie prendano il sopravvento su altre alterando l'ecosistema e riducendo la qualità delle natura. L'uomo ha ormai modificato ogni ambiente ed ogni ecosistema: se si vuole che la natura sia conservata, l'uomo stesso deve intervenire favorendo l'incremento delle specie sottorappresentate e riducendo il numero di quelle sovrarappresentate. L'iniziativa dei cosiddetti animalisti è in realtà controproducente per la natura e per gli animali che essi stessi dicono di voler tutelare: senza peraltro avere responsabilità in tale ambito, perché la responsabilità di conservare la natura e le specie animali è delle istituzioni, secondo le regole che la comunità umana si è data, che infatti ammettono e regolano la caccia. Negli altri Paesi europei i cacciatori e gli ambientalisti si trovano e ragionano insieme su come è meglio fare per conservare la natura: in Italia invece siamo ancora indietro, non i cacciatori, che sono sempre più sentinelle dell'ambiente, ma gli ambientalisti/animalisti, che disperdono energie e risorse preziose per combattere dei potenziali alleati - basti pensare ai denari sprecati in ricorsi respinti, come avviene da anni -, anziché investire in progetti seri, cioè non solo emozionali, di recupero ambientale. Progetti che invece i cacciatori propongono e attuano, come quello della reintriduzione dello stambecco in varie zone della provincia. Purtroppo nelle città, dove le persone hanno perso del tutto le conoscenze/esperienze di fondo sul rapporto quotidiano uomo-natura, l'ignoranza regna sovrana, ed è e sarà sempre più facile catturare consenso (e tessere associative) salvando un singolo animale ben visibile mentre ne muoiono migliaia che nessuno vede, anziché salvando le migliaia non visibili sacrificando quello che si vede.

Ven, 08/18/2017 - 12:51 Collegamento permanente