Cronaca | Aus dem Blog von: Gianluca Trotta

Flagelli d'Italia

Mi ricordo, quando ero giovane, che c'erano riviste che si chiamavano Il male, Tango, Cuore. Erano riviste satiriche, molto dure; spesso parodiavano il linguaggio della politica e ne venivano fuori cose bellissime. Qualche volta mi chiedo: ma che fine ha fatto, in Italia, la satira? Come mai non ci sono più riviste simili? Un po' la risposta la intuivo; ma poi, l'altro giorno, ho avuto la conferma ai miei sospetti...
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Sì, perché, devo dire, io la televisione non la guardo. E nemmeno i cosiddetti talk show. Ma non perché, per dirla con il Battiato degli anni Ottanta, "per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettoriali": no, proprio perché non ce la faccio, e ogni piccolo tentativo che ho fatto, mi ha portato a depressioni incredibili, con strascichi settimanali. Insomma, non guardo quella roba per non stare male, perché mi sembra di capire che, qui da noi (ma forse è così anche in altri paesi? non lo so), il cosiddetto discorso politico si sia ridotto a uno spettacolo indegno, in cui lugubri figuri recitano la loro parte per tenere in piedi baracca e burattini.

L'altro giorno, visto che i giornali on line hanno questa sezione in cui fanno vedere dei filmati, spesso presi dalla TV ma non solo, mi sono imbattuto in due spezzoni di pochi minuti, che mi hanno definitivamente dato una risposta.

Primo spezzone. C'è uno studio televisivo; in studio c'è un giornalista che si chiama Paragone, in collegamento ci sono Marco Travaglio, cioè un giornalista importante, e Daniela Santanché, deputata in Parlamento e importante esponente di uno dei maggiori partiti politici. Riporto la trascrizione del memorabile dialogo che è avvenuto in quello studio televisivo, merita di essere diffuso e ricordato:

SANTANCHÈ: ...il delinquente... come si chiamaaa... Travaglio...
(il pubblico rumoreggia)
TRAVAGLIO: Scusa un attimo, ma ti pare che io possa rispondere sul Partito Democratico dopo gli insulti che questa cosiddetta signora mi ha lanciato? [...] Sennò chiami un esorcista e così risolviamo il problema!
(il pubblico ride e applaude)
SANT.: Io, questa sera, voglio abbassarmi al livello di Travaglio. Per cui ho il diritto di chiamarlo delinquente. Punto.
TRAV.: Se la signora Santanché vuole sapere qualcosa dei giornalisti delinquenti, si rivolga in famiglia!
SANT.. Ma infatti! Ma lei ha ragione! Ha ragioneee!

(il pubblico applaude e ride)
PARAGONE: Travaglio, te la butto in battutaccia: la stai facendo godere perché ti dà del delinquente.
SANT.: No, credo che con le donne, io non lo so se gli piacciano le donne. Non lo so se riuscire... Non lo so. Non lo so.

(il pubblico ride)
PAR.: Penso proprio di sì!
SANT.: No, io non lo so. Non lo so!
PAR.: Di battuta in battutaccia: Santanché...
SANT.: Uno che tratta così le donne. Io non lo so. Non lo so. "Godere" e "Travaglio" con le donne: non lo so. Non lo so. Non lo so.
TRAV.: Le posso assicurare che non avrà mai modo di verificarlo, ecco. [...] Ma ogni tanto, quando si riascolta, non si butta a terra dal ridere?
(il pubblico applaude) No, perché a volte, io mi domando...
SANT.: No, guardi, io frequento...
TRAV.: Già lei ha la tragedia che ogni mattina si sveglia, si guarda allo specchio e vede la Santanché... Ma poi quando si ascolta, secondo me, dovrebbe proprio disfarsi dalle risate. Vabbè, comunque...
SANT.: Sa cos'è: gli uomini che mi fanno ridere sono uomini, Travaglio. Lei non può avere questo privilegio. Lei non mi fa né ridere né godere.
TRAV.: Ma qui ci vuole il Trattamento Sanitario Obbligatorio, non basta l'esorcista. Qui siamo, qui siamo...
SANT.: Certo che voi, le donne! Tra Paragone che chiama una donna "padroncina", tra lei che...
TRAV.: Mi dica chi è il suo pusher!

Non contento di questo dialogo degno del migliore asilo infantile del nostro Paese, ho cliccato su una videointervista a Giorgia Meloni, che è stata anche ministro e che oggi è una dei pochi deputati al Parlamento di una aggregazione politica che si chiama Fratelli d'Italia.

È a una festa politica a Roma, la intervistano. E lei cosa tira fuori dal cappello? Nientepopodimeno che la questione della toponomastica in provincia di Bolzano! E con quale profondità, con quali argomentazioni! Tali da far supporre che sia stata ben consigliata dai numerossissimi esponenti del suo partito attivi nel comune di Bolzano. Ma leggiamo direttamente la trascrizione delle sue parole:

La toponomastica tirolese è invece una cosa serissima, anche se noi l'abbiamo affrontata col nostro stile goliardico, perché abbiamo scelto di mettere questi toponimi in questo, diciamo, insomma, tedesco maccheronico, per solidarietà alla comunità italiana, di lingua italiana in Alto Adige, che a fronte di una legge che la Provincia di Bolzano ha deciso di approvare che è finalizzata, in barba a qualunque forma di tutela del bilinguismo, ad eliminare completamente ogni nome italiano dalla provincia di Bolzano. E penso che sia sbagliato, perché, veda, oggi, in Italia, in provincia di Bolzano ci sono 120 mila toponimi tedeschi e 8.500 toponimi italiani. In territorio italiano! Quello che io chiedo, e che noi chiediamo, è che si abbia rispetto anche per questa comunità.

Non male, eh? Intanto che parla, la telecamera inquadra alcuni finti cartelli di strade (quelli bianchi con bordino blu, per intenderci) davvero simpaticissimi e sferzanti; davvero degni del peculiare "spirito goliardico" dei destrini: Italianen spaketti e mandolino Strasse! (con tanto di punto esclamativo, chissà perché), Area spettacolen, M'briaconen Platz. Favolosi, fantastici, da schiantarsi dalle risa.

Ma il top lo raggiunge alla fine. Dove, destresse oblige, tira in ballo la ministra Kyenge, tanto bistrattata da ogni destrino che si rispetti sul proprio profilo di Facebook. Che, come non averci pensato prima!, è tirata direttamente in ballo quale corresponsabile di tale persecuzione etnica. Parola a Meloni:

E mi chiedo, e ripeto, dove sia il ministro Kyenge! che è il ministro dell'integrazione, il ministro delle minoranze! Che corre da una parte all'altra del territorio nazionale per difendere tutte le minoranze, ma che non ha nulla da dire sul tentativo di prevaricazione a danno della minoranza italiana in Alto Adige.

Tutto chiaro, no?
A me è chiarissimo. La satira, ormai, non serve più a nulla. Ormai ci ha pensato la realtà, copiandola e portandola al parossismo, a neutralizzarla.

Nel Sessantotto dicevano "Una risata vi seppellirà". Chissà che, ora, non occorra usare, come arma contro la deriva, un cipiglio serissimo.

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Martin Federspieler Dom, 09/15/2013 - 23:32

Was macht eigentlich eine Frau in einer Liste, die sich "Fratelli d'Italia" nennt?
Die hätte doch eindeutig das Zeug für das neue A+B Team, dem non plus ultra der weiblichen (politischen) Intelligenz in Südtirol.

Dom, 09/15/2013 - 23:32 Collegamento permanente