Politica | politiche 2022

Collegio illegittimo?

Francesco Palermo e Günther Pallaver discutono gli scenari post-voto. E se un collegio Bolzano-Bassa Atesina “non più italiano” venisse messo in discussione dalla Corte?
Palermo Pallaver Forum Democratico
Foto: Salto.bz

Ragioniamoci sopra”: questo il titolo dell’incontro organizzato ieri (14 settembre) dal Forum democratico, presso la Kolpinghaus di Bolzano, ospiti il politologo Günther Pallaver e il costituzionalista Francesco Palermo. Ragionare sui nodi non sciolti in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. E sugli scenari che si apriranno all’indomani del voto.

 

Il pericolo fascista

 

A partire dal timore del “ritorno del fascismo” associato alla ascesa di Giorgia Meloni, data con certezza come nuova inquilina di Palazzo Chigi: “Va osservata in quale contesto si muove a livello europeo” spiega Pallaver: “Fratelli d’Italia, Vox, AfD, i Democratici in Svezia hanno una subcultura autoritaria, che porta a gravi implicazioni, soprattutto attorno al tema dell’inclusione ed esclusione. Diritti fondamentali e nuovi diritti sociali vengono messi in discussione, dall’aborto alla libertà della parola…”. Orbán, poi, ha un atteggiamento di sfida verso l’Unione europea, “sostenendo che il diritto nazionale debba essere comprimario con quello europeo”. Concetto su cui Palermo si mostra critico: “La tendenza autoritaria si riscontra nell’utilizzo delle parole. Quel vogliamo portare l’interesse dell’Italia nel processo decisionale europeo, anziché attraverso. Il paradigma implicito è contro gli altri paesi: l’Europa è un terreno di scontro, non di collaborazione, il rapporto tra cittadino e Stato è una combinazione di obbedienza, gerarchia e Nazione”, parola usata da Meloni al posto di “Stato” (tranne, guarda caso, a Bolzano).

 

Il Pacchetto tradito

 

Ma il vero terreno, anzi, territorio di scontro è la legge elettorale. “Le elezioni non esistono esistono le leggi elettorali” afferma provocatoriamente Francesco Palermo. Si parla del collegio elettorale Bolzano-Bassa Atesina, nato per favorire l’elezione di un* italiana/o al Senato, ma ciò dipende in ogni caso “dall’atteggiamento dei partiti”. SVP in primis. “La Blockfreiheit non esiste”, sottolinea Palermo, “se si allea determina uno scenario, se va da sola ne determina un altro, e via dicendo. Il sistema che portò a disegnare un collegio a maggioranza italiana, favorendo la probabile elezione di un* italian*, assumendo che il voto sia etnico, probabilmente nelle condizioni attuali potrebbe non funzionare”. Si potrebbe ridisegnare il collegio, in una logica di gerrymandering, sostiene Palermo, rievocando il piccolo collegio Bolzano-Laives previsto dalla legge Mattarellum. È qui che Gunther Pallaver tira in ballo la misura 111 del “Pacchetto”, poi tradotta in legge, che introdusse il collegio “italiano” della Bassa. “Il principio di quella norma è stato tradito da un atto non friendly della Volkspartei”, sostiene con veemenza il politologo, che vede la SVP favorita nel collegio.

Francesco Palermo si spinge ancora più avanti, dipingendo uno scenario inedito: “La legge che recepì la misura 111 si pone tra la Costituzione e la legge ordinaria, ha quindi una copertura costituzionale, ne è emanazione diretta. Lo scopo contenuto in questa disposizione viene smascherato in modo evidente dalla riduzione del numero di parlamentari. La popolazione del Sudtirolo rappresenta meno dell’1% di quella italiana, eppure con 3 senatori su 200 la sovra-rappresentanza è molto forte. Come si giustifica? Si giustifica con questa misura. Ora questa distribuzione dei collegi, però, potrebbe essere ritenuta illegittima dalla Corte costituzionale, e così cadrebbe tale deroga all’eguale peso del voto e al principio di uguaglianza”. La Corte, con le sue sentenze su Porcellum e Italicum, sia è mostrata pro-attiva in materia elettorale, “non sarebbe una sorpresa: alla luce del trattato internazionale, l’attuale disposizione non si giustifica più. Sarebbe venuta meno lo spirito del trattati recepito nella Costituzione”.

 

Centrosinistra amico della SVP

 

Il cambio di colore inciderà sulla politica autonomistica? “Inciderà - risponde Pallaver - se guardiamo la storia della SVP, ha sempre dato la fiducia a governi di centro e centrosinistra: quando la DC fu sostenuta dall’MSI non votò la fiducia. Il Centrosinistra ha sempre sostenuto l’Autonomia dell’Alto Adige dal 1972, con molte norme di attuazione - contrariamente agli anni di Berlusconi - e ogni tanto chiudendo gli occhi”. Solo quando i parlamentari della SVP erano determinanti per la maggioranza parlamentare hanno votato governi di centrodestra, “per la tattica negoziale”. Ma ora “la vera partita sono le elezioni provinciali, dove la Volkspartei dovrà negoziare con altre forze autonomiste”. Occhi puntati, dunque, al 2023.