Gli immigrati e i benefici per l’economia italiana
Gli immigrati contribuiscono al benessere economico collettivo e questo, come dimostra la fotografia scattata dalla Fondazione Leone Moressa nel suo Rapporto annuale sull'economia dell'immigrazione 2016, è un fatto, considerando inoltre che il costo degli stranieri è inferiore al 2% della spesa pubblica italiana. Secondo i dati il Pil prodotto dai lavoratori immigrati in Italia è pari a 127 miliardi di euro (8,8% del valore aggiunto nazionale). L’incidenza maggiore si registra nei settori della ristorazione (19% della ricchezza nazionale complessivamente prodotta nel comparto) e in alcune Regioni, come l’Emilia Romagna (11,9%). Sul piano del gettito fiscale, nel 2014 i contribuenti stranieri sono stati 3,5 milioni (l’8,7% del totale), con un volume Irpef pari a 6,8 miliardi (il 4,5% del totale) e hanno versato contributi previdenziali per 10,9 miliardi (il 5% del totale), pari a 640mila pensioni italiane - se il volume complessivo viene ripartito per i redditi da pensioni medi. La spesa pubblica per l’immigrazione nel 2014 è stata pari a 14,7 miliardi, con un’incidenza dell’1,75% sulla spesa pubblica complessiva.
Molti sono gli stranieri che fanno impresa: nel 2015 sono stati 656mila gli imprenditori immigrati (soprattutto da Marocco, Cina e Romania) e 550mila imprese a conduzione straniera (il 9,1% del totale). Il trend degli ultimi anni (dal 2011 al 2015) mette in evidenza un altro dato rilevante: mentre le imprese condotte da italiani sono diminuite del 2,6%, quelle di immigrati hanno registrato un incremento del 21,3%. In Italia, dal 1° gennaio 2016 vivono oltre 5 milioni di stranieri, ovvero l'8,3% della popolazione totale. Principalmente giovani: nel 2015, gli italiani in età lavorativa rappresentano il 63,2%, mentre tra gli stranieri la quota raggiunge il 78,1%. Gli anziani, invece, sono il 23,4% tra gli italiani e solo il 3% tra gli immigrati. Il tasso di occupazione degli stranieri è decisamente maggiore a quello degli italiani, ma nel 66% dei casi si tratta di lavori a bassa qualifica, e ciò non dipende sempre dal basso titolo di studio della popolazione straniera. Le conseguenze di tale situazione si traducono in differenziali di stipendio e reddito molto alti tra la popolazione straniera e quella italiana, e quindi anche in tasse più basse versate (solo di Irpef la differenza pro-capite tra italiani e stranieri è di duemila euro).
Certo che almeno un accenno
Certo che almeno un accenno sul lavoro in nero si poteva anche fare... così si parla di dati ufficiali più che sfalsati dalla realtà dei fatti. Nei campi del sud ( e non solo) la raccolta la fanno immigrati clandestini e non per 1€ l'ora con la gentile cooperazione degli agricoltori italianissimi e l'appoggio della criminalità organizzata italianissima anche lei.