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Not my President

Le persone che ora protestano sono impegnate nel fare una politica nel senso della ‘polis’ occupandosi in prima persona di ambiente, diritti civili, giustizia sociale.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: web

  Pina Piccolo  è una traduttrice e scrittrice calabro-californiana, nata in California da immigrati calabresi e cresciuta in Italia. Ritornata negli USA vive lì per trentanni per poi riapprodare nuovamente in Italia. Formatasi come italianista all'Università di Berkeley, e attivista dei diritti umani ha svolto attività di promozione culturale in entrambi i paesi scrivendo saggi (negli Stati Uniti su Fo, Rame, Celati, di Ruscio) e organizzando iniziative (qui in Italia promuove tra altro l'opera della poetessa Shailja Patel). Negli ultimi anni ha pubblicato poesie e racconti che affrontano, tra altre cose, il tema del razzismo e della xenofobia. Scrive saggi e poesie legati a tematiche quali migrazione, razzismo, politica internazionale, diritti umani e ambiente. Pubblica regolarmente online per i siti letterari Sagarana, El Ghibli, Versante Ripido, Le Voci della Luna, Euterpe e A.L.M.A. blog e molte sue poesie sono state pubblicate in antologie cartacee. Fa parte del gruppo multiVERSI (100Thousand Poets for Change- Bologna) ed è una della ideatrici della Macchina Sognante, (http://www.lamacchinasognante.com/), contenitore di scritture dal mondo on line. Con questa intervista lei offre ai lettori un altro modello di lettura sulle ultime novità dall'America. In un certo modo una lettura diversa su tutto e per tutto.

Ha perso Hillari, ha vinto Trump....sorpresa?

P.Piccolo- Pur avendo parenti negli Stati uniti che parteggiavano per Trump, prima in sordina e poi a mano a mano più in maniera conclamata, persone tra l’altro danarose che non sono né stupide né poco istruite, forse non avevo fatto i conti con l’ostilità che il personaggio di Hilary Clinton scatenava a livelli di massa. E non credo principalmente in quanto donna, anche se lei nella sua campagna ha giocato molto sul fattore prima donna presidente. A contraddire certe analisi rozze e semplificate che ho visto nei giornali italiani che attribuiscono la sconfitta di Hillary Rhodam Clinton a un diffuso sentimento misogino per cui gli Stati Uniti non erano ancora pronti ad una donna presidente, secondo me è una misoginia che certo esiste ma da sola non può spiegare quanto è accaduto. Donne di potere ce ne sono state negli Stati Uniti e ce ne sono, la Clinton non è la prima: ci sono state donne Segretari di Stato come Condoleeza Rice (repubblicana e nera, ce la ricordiamo in varie mansioni guerrafondaie e liberticide dopo l’undici settembre 2001), Madeleine Albright,(democratica, nota anche lei per l'infelice uscita sulle morti di 500. 000 bambini iracheni durante l'embargo solo per punire Saddam Hussein), la stessa Hillary Clinton (che verrà ricordata in quel ruolo per le sue azioni in Libia e in Honduras, nonché per la sua amicizia per Wall Street). C’è stata la candidata repubblicana a vice presidente Sarah Palin, la democratica Geraldine Ferraro, poi in varie mansioni di potere nel Congresso, le democratiche Nancy Pelosi, Diana Feinstein, Barbara Boxer, Elizabeth Warren (che è stata la prima democratica a promettere battaglia a Trump subito dopo la sua vittoria). 20 di 100 senatori sono donne, di 435 deputati 84 sono donne, diverse donne come Janet Napolitano sono state governatori di stati importanti, 3 di 8 giudici della Corte Suprema sono donne, è comune in tutti gli Stati Uniti che vi siano sindaci donne, infatti quasi il 20% di città con oltre 30,000 abitanti. Naturalmente ben lontana da una rappresentanza proporzionale, ma neppure questa misogina landa desolata che viene rappresentata nelle analisi della sconfitta. Credo che l’antipatia suscitata da Hillary sia dovuta maggiormente a un eccesso di hubris, alla sua appartenenza e identificazione con quella che è la macchina del partito democratico con tutte le sue corruzioni, le sue politiche che hanno portato all'allargamento della forbice tra ricchi e poveri negli Stati Uniti, oltre alle guerre imperiali. Sotto il buon Obama ce ne sono in corso attualmente sette e ha stabilito il record di morti da drone. Nonostante la sua insistenza sul fatto di essere la candidata con maggiore esperienza che doveva vederla avvantaggiata, è stato appunto quello che ha dimostrato di aver fatto negli anni che non ha ispirato fiducia negli elettori (molti e molte l’hanno votata tappandosi il naso, per paura di Trump). In tutto questo invece Trump si è presentato come l’outsider, una specie di gran castigatore che appena arrivato a Washington avrebbe fatto piazza pulita delle spese eccessive di governo, avrebbe sistemato tutto quello che non funziona. E in più con la promessa di un certo isolazionismo, e paradossalmente con l’apertura verso Putin, in un contesto in cui la gente è stanca di fare guerre in continuazione, ha lasciato intravedere la possibilità di qualcosa di nuovo e di vecchio nello stesso tempo, cioè per molti la possibilità di far emergere quel bubbone purulento di razzismo e anti immigrazione che da sempre caratterizza gli Stati Uniti, nonostante il primo presidente afro-americano e l’immagine di società post-razziale.

Hillary  non era meno peggio?

P.Piccolo - L’ultima volta che ho votato è stato sempre nell’ottica del male minore, per fermare Sarah Palin e Mc Cain, e devo riconoscere un certo scetticismo sul fatto che, a parte a livello simbolico come primo presidente nero, Obama si sia realmente rivelato il male minore, specialmente dal punto di vista internazionale. Personalmente, non mi sono sentita molto investita nelle elezioni, le ho osservate come fenomeno grottesco che come un termometro rivela lo stato delle élite al potere, le rivalità tra il modello neoliberista rappresentato da Clinton e un capitalismo/imperialismo su base industriale rappresentato da Trump, le connivenze, le manipolazioni, i lati brutti dell’America, con qualche eccezione durante il periodo della candidatura di Bernie Sanders e per la scesa in campo del partito dei Verdi, con la candidate Jill Stein e Ajamu Baraka, rappresentanti di un tezo partito la cui nascita è stata grandemente ostacolata da decenni sia da repubblicani che da democratici.

Come dicevo prima, credo che Hillary rappresenti il neoliberismo e il capitale finanziario mentre Trump rappresenti più un capitale industriale imprenditoriale. Hillary rappresenta la politica imperiale americana che abbiamo visto dispiegata nel suo fulgore dall’epoca di Bill Clinton a oggi, amministrata a turno da repubblicani e da democratici, responsabile per i macelli a livello internazionale che abbiamo visto nonché, a livello interno, della crescente forbice tra ricchi e poveri, la persecuzione di migranti (il maggior numero di deportazioni nella storia degli USA si è avuto sotto Obama). Contro queste politiche si sono levati movimenti dal basso come l’Occupy Wall Street Movement,http://occupywallst.org/, attualmente Black Lives Matter http://blacklivesmatter.com/guiding-principles/ contro il razzismo e le uccisioni di afroamericani da parte dei poliziotti, i vari movimenti che sostengono la Palestina, i movimenti di resistenza alle guerre, alle incarcerazioni, per i diritti degli omosessuali, trans e queer, per l’ambiente e la sostenibilità, etc. Tutti movimenti distrutti od ostacolati anche dal partito democratico, quando questo si è trovato al potere. Si obietterà che ci sia una grossa differenza a livello di politica interna; un tempo il partito democratico era visto come quello che rappresentava i lavoratori, ma ormai sono decenni che questo discorso non è più valido. Ad esempio, quello che rimaneva del sistema del welfare è stato smantellato da Bill Clinton nel 1996 col pretesto di una riforma, i democratici sono egualmente responsabili della crescita del sistema delle prigioni, “The Prison Industrial Complex”, che a questo punto ospita più di 2 milioni di persone per lo più afro americane e persone appartenenti a minoranze, la cui evoluzione è delineata nel libro di Michelle Alexander “The New Jim Crow- Mass Incarceration in the Age of Color Blindness” del 2010 https://en.wikipedia.org/wiki/The_New_Jim_Crow. Per non parlare di quello che è successo a livello dell’accessibilità all’università, che adesso è ormai diventato un modo per impantanare gli studenti nel debito a vita (si ricorderanno le immagini delle proteste con I poliziotti che irroravano di spray al pepe gli occhi degli studenti). Il trattato per il libero scambio nel Nord America NAFTA, predecessore dell’attuale TTIP, che ha rovinato le economie del Messico e di paesi del Centro e Latino America e ha inaugurato la delocalizzazione spostando milioni di posti di lavoro verso paesi con manodopera a costi più bassi l’ha firmato proprio Bill Clinton nel 1992. Esiste sì, un differenza di stile e delle posizioni differenti su quelle che negli Stati Uniti vengono chiamate culture wars cioè lo scontro tra valori tradizionali e valori liberali, ma molto è di facciata. Per esempio durante la campagna elettorale Hillary Clinton si è lasciato sfuggire un poco elegante “super predator” con riferimento a giovani afroamericani. L’altra cosa da considerare sono le uccisioni di afro americani da parte della polizia. Se il partito democratico fosse stato seriamente intenzionato a muoversi sul tema avrebbe potuto fare in modo che i poliziotti venissero penalizzati, ma questo non c’è stato.

Bernie Sanders?

P.Piccolo - In questo contesto credo che siano giuste le analisi che identificano in Bernie Sanders il candidato democratico che poteva canalizzare lo scontento delle persone in una direzione diversa e mobilitare un entusiasmo basato su dei cambiamenti di rotta programmatici concreti che poteva contrastare con efficacia Trump. Ma naturalmente la macchina democratica non poteva permettere questo e adesso ne paga le conseguenze, cioè più che altro a pagarne le conseguenze sono masse di persone, che per fortuna si stanno già mobilitando.

Si puo atribuire la scelta di Trump alla ignoranza?

P.Piccolo- Penso anche che sia ingenuo da parte di molti commentatori, specialmente in Italia, attribuire la scelta di Trump all'ignoranza, alla mancanza di istruzione degli elettori. Certamente in molti casi ha influito. Ma guardando le statistiche sul voto le classi abbienti e munite di lustrini universitari, sia in versione maschile che femminile, non hanno certo lesinato appoggio a Trump. Se proprio dobbiamo parlare di livelli di istruzione e malvagità perché non parlare allora di persone dotate di alti livelli di istruzione (spesso rappresentati dall’establishment democratico), i vari politici, tecnici, amministratori, broker, banchieri, colletti bianchi, i quali tutti doverosamente muniti di Master se non di Ph.D, che non hanno sentito i morsi della coscienza nell’organizzare rapine di massa attraverso i sub prime, le banche, le truffe immobiliari che hanno rovinate molte famiglie di lavoratori? Certo che magari se si considera tutto questo si può anche capire perché da parte delle persone che sono state depredate vi possa essere una scarsa simpatia verso i vari latinorum dispiegati da chi li rovina, e il femminismo di facciata di rappresentanti delle politiche neo liberiste.

Come arriva l'informazione in Europa riguardo alle elezioni ?

P:Piccolo- Credo sia sopravvalutato dai commentatori italiani l’ampiezza del consenso accordato a Trump. Il 46,9% degli aventi diritto non ha votato. Il 25,6 ha votato per Clinton e il 25,5 ha votato per Trump (per il meccanismo dei Collegi elettorali è successo che Clinton ha perso pur vincendo il voto popolare). Quindi non è che tutto a un tratto si sia scatenata una maggioranza di barbari che prima era invisibile e che i sondaggisti non hanno saputo vedere. Questa orda, in percentuali che non rivelano una maggioranza, esisteva prima, magari non sdoganata ai livelli a cui li ha portati Trump e la sua vittoria. Certo avere il peso dello Stato, una maggioranza nel Congresso e il potere di nominare i giudici della Corte Suprema significa che contrastare tutto questo non sarà una passeggiata. Ma mi pare che con le mobilitazioni di migliaia di persone, principalmente giovani, che abbiamo visto nelle università e nelle città più importanti, compresi gli stati in cui Trump ha vinto promettano un risveglio da quel torpore che a volte colpisce certe fasce della popolazione quando al potere c’è il partito democratico.

Come la mettiamo con i commenti  “Se erano tanto contrari a Trump perché non si sono sforzati far vincere Hillary?”

P.Piccolo- Credo che queste reazioni derivino sia dall’abitudine a guardare tutto con una lente che appartiene al modo italiano di fare politica ma anche alla scarsa informazione che esiste in Italia riguardo i movimenti dal basso negli Stati uniti, che non hanno mai smesso di esistere e che hanno obiettivi, modalità e aspirazioni abbastanza lontani da quelli della politica convenzionale italiana. Molte di queste persone non hanno votato e non per anti- politica o qualunquismo, come spesso si interpreta in Italia, ma perché sono ormai decenni che il governo e le istituzioni politiche sono saldamente in mano alle multinazionali e l’esercizio ogni quattro anni del voto serve solo a sancire il beneplacito dell’elettorato verso la situazione. All’inizio del 2000 il politologo e filosofo Sheldon Wolin aveva elaborato una teoria per descrivere questa situazione, chiamata totalitarismo invertito https://en.wikipedia.org/wiki/Inverted_totalitarianism, un modello che non è stato molto discusso in Italia ma che merita attenzione. Molte delle persone che ora protestano, non sono all’interno della macchina del partito democratico, sono invece impegnate nel fare una politica nel senso della ‘polis’ occupandosi in prima persona di ambiente, diritti civili, giustizia sociale senza passare per i canali istituzionali, e senza lasciare che questi tolgano loro l’iniziativa.

Insomma una cosa è l'apparenza istituzionale e altre sono le realtà sociali?

P.Piccolo- Legata alla questione apparenze istituzionali realtà sociali è la necessità di un maggiore approfondimento della questione della presunta società post-razziale negli Stati Uniti, inaugurata presumibilmente dall’elezione di un presidente nero. Per avere uno sguardo più diretto, non mediato su quanto sta accadendo negli Stati Uniti sull’argomento “race relations” suggerirei di andare nei siti di BlackLivesmatter, http://blacklivesmatter.com/, dell’ACLU https://www.aclu.org/ (che ha appena lanciato una campagna di tesseramento dopo la vittoria di Trump), della Southern Poverty Law Center, https://www.splcenter.org/ , o Abolition: A journal of Insurgent Politics https://abolitionjournal.org/ per tenersi informati sugli sviluppi e le tematiche. Potrebbe essere utile anche vedere dei film come “Dear White Person” http://www.widemovie.it/2014/06/22/dear-white-people-trailer/ un film tragicomico uscito nel 2014 ambientato in un campus in cui un gruppo di studenti neri cerca di mantenere la propria identità circondato da studenti bianchi e un’amministrazione ostile. Esistono inoltre dei siti come Truthdig, https://www.truthdig.com/,

Truth-out http://www.truth-out.org, Common Dreams http://www.truth-out.org/, Counterpunch http://www.counterpunch.org/ , Democracy Now! http://www.democracynow.org/ e molti altri che possono aiutare a sentire il polso della situazione, aggirando l’intermediazione dei spin master italiani. Questi argomenti non sono esotici, in quanto esiste anche in Italia una popolazione immigrata o di italiani di discendenza non europea, tra cui le famose seconde generazioni che si trovano ad affrontare situazioni ed argomenti simili, una realtà che non si può mettere ai margini o affrontare usando categorie di pensiero ormai largamente sorpassate.

Naturalmente, oltre alle reazioni di choc, di immediata protesta e resistenza c’è stato anche un ringalluzzimento da parte di neo-nazisti, KKK, suprematisti bianchi che si sono sentiti autorizzati dalla vittoria di Trump ad aggredire persone dall’apparenza immigrata, o di ragazzi di famiglie razziste che hanno levato cori di canzoni sulla costruzione del muro, diretti ai compagni di origine messicana. Molti sono stati anche gli episodi di molestie verso le donne. Già le organizzazioni come BlackLivesMatter, scrittrici come Alice Walker, https://it.wikipedia.org/wiki/Alice_Walker hanno affermato che bisogna affrontare questo bubbone del suprematismo bianco, che in forme conclamate e in forme istituzionali non ha mai smesso di esistere nella società.

Un altro segnale promettente è arrivato dal sindaco di Seattle, che per primo ha dichiarato che la città rimarrà un rifugio per gli immigrati nonostante le leggi che metterà in atto Trump. Un esempio di disobbedienza civile che si spera verrà seguito da molti altri, nella terra in cui con Henry David Thoreau, https://it.wikipedia.org/wiki/Henry_David_Thoreau è stata teorizzata la disobbedienza civile e messa in atto in molti momenti della sua storia, specialmente nelle lotte dal basso e nei movimenti, per i diritti civili, forse uno dei maggiori contributi che gli Stati Uniti hanno dato alle lotte mondiali. Nel frattempo continua la resistenza della popolazione indigena e degli alleati a Standing Rock, che non sono mai stati appassionati della “electoral politics” nel senso che sono stati sempre storicamente traditi sia da democratici che da repubblicani, e si spera che il tutto sia foriero di una nuova stagione non solo di resistenza agli attacchi ma di elaborazione di nuovi modi di stare insieme al mondo nel contesto della necessità di cambiare radicalmente i nostri modi di vita, cosa che ci viene intimata con urgenza dalla terra, per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi del pianeta.