Il TAR non sospende il foglio di via
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Il TAR “conferma” uno dei molti fogli di via firmati dal Questore di Bolzano Paolo Sartori. Lo dice un’ordinanza pubblicata oggi (14 novembre) dalla sezione bolzanina del Tribunale regionale di Giustizia amministrativa. Lo scorso 17 luglio alcuni attivisti bolzanini si erano presentati davanti al carcere di Bolzano per solidarizzare con la protesta dei detenuti per le condizioni della struttura penitenziaria di via Dante. A seguito però della denuncia per “manifestazione non autorizzata”, a uno dei presenti — bolzanino ma residente con la propria famiglia in un comune limitrofo — è stato consegnato dalla Questura un “foglio di via obbligatorio” di due anni da Bolzano.
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“Si vuole mettere a tacere il dissenso con misure di polizia”, raccontò l’interessato in un reportage pubblicato SALTO, “è una questione di repressione politica’. “In tutti questi casi non si tratta né di atti di violenza né di atti criminali, ma esclusivamente dei cosiddetti reati di opinione”, spiegò a sua volta Domenico Laratta, avvocato difensore dell’attivista, secondo cui si sarebbe “perso il senso della misura”: “È preoccupante quando al dissenso politico si contrappongono misure di repressione da parte della polizia attraverso norme che sono state fatte contro la criminalità organizzata”.
Il foglio di via è uno dei tanti provvedimenti che colpiscono in questi mesi i movimenti politici bolzanini, che arrivò dopo il caso di una militante brissinese di 20 anni “rea” di aver preso parte al presidio di protesta contro gli anti-abortisti davanti all’ospedale San Maurizio e per questo allontanata per tre anni da Bolzano con un altro “foglio di via”. In caso di violazione di questa misura è prevista la reclusione da sei a 18 mesi e una multa fino a 10.000 euro.
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L'ordinanza del TAR
Per il suo assistito, Laratta aveva chiesto l’annullamento previa sospensione dell’efficacia del provvedimento del Questore: in altre parole una richiesta di sospensione del foglio di via, in attesa della sentenza che potrebbe arrivare in primavera. Secondo il Tribunale amministrativo, però, “il ricorso non appare sorretto da un apprezzabile fumus boni iuris, in quanto il provvedimento impugnato risulta conforme al dettato normativo ed è accompagnato da una corposa motivazione” e l’interessato sarebbe stato destinatario “di plurimi deferimenti per una nutrita serie di violazioni di norme penali (…) in occasione di manifestazioni non autorizzate”.
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Secondo il TAR di Bolzano, invece, l’attivista “unitamente ad altri aderenti alla compagine anarco-insurrezionalista locale, senza dare alcun preavviso di pubblica manifestazione, co-organizzava ed inscenava una manifestazione pubblica illegale (…) a ridosso delle mura di cinta della locale Casa Circondariale, urlando slogan ed esponendo striscioni provocatori”, e questo basterebbe a dimostrare una presunta “pericolosità sociale” dell’uomo, definito un “elemento di spicco del contesto anarco insurrezionalista”. In un periodo di forti proteste tra i carcerati italiani, sostiene ancora il TAR nell’ordinanza, “una manifestazione di protesta non autorizzata sotto le grate di un carcere (…) avrebbe potuto scatenare reazioni anche dentro la prigione, potendo evolvere rapidamente in una situazione pericolosa, al netto del vero intento dei manifestanti, a prescindere dal loro specifico ruolo (organizzatore o mero partecipante)”. Il Tribunale ricorda che l’emissione del foglio di via obbligatorio “può prescindere dall’accertamento di una responsabilità penale dell’interessato o comunque dall’esistenza di fatti configurabili come reati” dato che tale provvedimento “può basarsi su elementi circostanziati anche di valenza indiziaria”.
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Margini stretti
Ora, in attesa della sentenza, resta la difficile (e onerosa) strada del Consiglio di Stato. “Con tali misure vi è una forte compromissione dei diritti fondamentali: libertà di circolazione, di assemblea, il diritto alla libertà” commentò l’avvocato roveretano Nicola Canestrini intervistato sull’argomento da SALTO. Ma statisticamente, spiegò, “gli accoglimenti da parte dell'autorità amministrativa sono rarissimi. La legge dà all'autorità di polizia un'ampia discrezionalità, che si dice non può trasmodare in arbitrio” ma “in realtà il rischio è che sia arbitrio mascherato da discrezionalità”. Per questo sono pochi i ricorsi vincenti al TAR, “normalmente l'autorità amministrativa tutela i diritti patrimoniali, non i diritti libertari”. Il foglio di via “è un giudizio prognostico, basato non su prove bensì su indizi e presunzioni. Una tendenza che c’è da tempo nel nostro ordinamento”.
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