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Che fine fanno gli “italiani”

Quella della Svp è una legge elettorale ad partitum? Tommasini: “Confrontiamoci”, Urzì: “Volkspartei famelica”, Dello Sbarba: “Vogliono la maggioranza assoluta”.
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Foto: upi

Si fa presto a parlare di “disagio degli italiani”, formula ricorrente nell'irrequieta Provincia altoatesina che, al di là delle letture epocali, delle banalizzazioni e delle strumentalizzazioni retoriche del caso, potrebbe trovare ora nuovo combustibile con la legge elettorale che la Svp sta mettendo a punto e che oggi (16 febbraio) approderà in Commissione legislativa. Con la nuova cornice normativa diventerebbe infatti possibile per un candidato ladino Svp occupare il posto dell’ultima persona eletta di un altro partito, probabilmente uno italiano. Proiezioni futuribili che non vanno giù all’alfiere dell’italianità Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) che fa appello all’unità del proprio gruppo linguistico dal momento che, dice, questa riforma della legge elettorale svigorisce potenzialmente in primo luogo “tutta la nostra Comunità” ma anche le opposizioni in senso generale.

"Eviterei di stracciarmi le vesti se in realtà l'interesse cade solo sulle convenienze singole" (Christian Tommasini)

“La legge elettorale presentata dalla Svp è un colpo basso che dimostra un atteggiamento famelico, bulimico, di una Volkspartei che condannata dai sondaggi a raccogliere meno voti cambia le regole per ottenere egualmente più consiglieri”, graffia Urzì. Il colpo grosso del partito di raccolta sarebbe quello di arrivare, di fatto, alla maggioranza assoluta anche senza un voto in più, come sottolineato anche da Riccardo Dello Sbarba che insieme al suo partito, i Verdi, aveva denunciato il cosiddetto trucco del seggio ladino. “Eviterei di stracciarmi le vesti se in realtà l'interesse cade solo sulle convenienze singole, bisogna infatti distinguere fra la propria sopravvivenza in consiglio e la legge elettorale”, osserva il vicepresidente della Provincia ed esponente Pd Christian Tommasini facendo velatamente riferimento a Urzì.

"La legge elettorale presentata dalla Svp è un colpo basso che dimostra un atteggiamento famelico, bulimico, di una Volkspartei che condannata dai sondaggi a raccogliere meno voti cambia le regole per ottenere egualmente più consiglieri" (Alessandro Urzì)

“La previsione della rappresentanza ladina è importante e condivisibile, tanto più in una società come la nostra dove il pluralismo culturale e linguistico sono al primo posto, ma la legge così com’è stata elaborata non può trovare il nostro sostegno”, prosegue Tommasini che aggiunge: “Se fossero gli ‘italiani’ a rimetterci, anche se non è scontato, si verificherebbe un indebolimento che in un momento come questo sarebbe ancora più deleterio; occorre perciò scrivere la norma in modo che sia il gruppo più grande e più rappresentato a farsi carico di quelli minoritari”. E ancora: “Vorrei ricordare che alle ultime elezioni fu proprio il gruppo linguistico italiano ad essere il più penalizzato, a disperdere molti più voti rispetto a quello tedesco e a smarrire troppi resti proprio perché frammentato in un fiume di liste. Intendiamoci, neanche con il sistema attuale il gruppo italiano è fortemente tutelato, la riforma della legge elettorale proposta da Noggler non è certo la migliore del mondo ma sono convinto che ci sia ancora margine per discutere”.

La riforma Alfreider

Altro nodo è la proposta di legge costituzionale presentata da Daniel Alfreider (Svp) in Parlamento per la tutela del gruppo ladino. Ieri il consiglio regionale si è espresso contro il riesame a Bolzano di tale iniziativa. Il deputato della Stella Alpina “annacquando il principio del sistema proporzionale puro - afferma Paul Köllensperger, autore della mozione (bocciata) insieme a Degasperi, Foppa, Dello Sbarba e Heiss - apre le porte alla possibilità di introdurre nella legge elettorale premi di maggioranza, soglie di sbarramento e altri meccanismi che vanno a premiare i più forti a scapito delle minoranze. L’Svp quindi”, la quale, insistono i 5 stelle, intende farsi una legge elettorale “su misura in perfetto stile renziano, con la formula meno voti, ma stesso numero di seggi”.

Fa eco Urzì: “Ve lo immaginate? La Volkspartei che conta 17 consiglieri (e gliene manca uno per la maggioranza assoluta) si regala il premio di maggioranza per arrivare anche a 19/20 consiglieri, rubati ovviamente ad italiani e opposizioni. Un colpo di mano che farebbe gridare alla legge truffa altrove. E il Pd, l’alleato della Svp, che fa? Nulla. Anzi vota sia in Parlamento che a Bolzano per azzerare anche se stesso e ridurre al silenzio gli elettori italiani. Più fedeli di così…”.

Ma Tommasini non ci sta ed evidenzia il fatto che l’Aula, con il respingimento della suddetta mozione, non ha abolito alcun sistema proporzionale, “sia chiaro - dichiara - che questo non significa che non avremo un confronto serrato con la Svp sulla legge elettorale, il problema della rappresentanza di tutti i gruppi linguistici c’è ma per favore non facciamo passare l’idea che se una formazione come quella di Urzì ha difficoltà a strappare l’ultimo resto per entrare in consiglio allora ciò equivale a un attentato al gruppo italiano”.

 

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Sigmund Kripp Gio, 02/16/2017 - 08:51

Je mehr den sog. "großen" Parteien oder "großen" Koalitionen die Wähler weglaufen, desto mehr versuchen sie, das Verhältniswahlrecht zu einem Mehrheitswahlrecht umzumodeln. So könnten sie auch mit weniger als 50% Zustimmung weiterregieren. Selbst der smarte Christian Kern ahmt damit die Methoden von Orbán, Kaczynski, Erdogan etc. nach.
Die SVP sowieso.
Dass man sich mit einer zweiten oder dritten Gruppierung des Parlaments ernsthaft zusammensetzt, um eine satte 50+ Mehrheit zu erlangen, scheint außerhalb des Denkbaren zu liegen.

Gio, 02/16/2017 - 08:51 Collegamento permanente