“… uno specchio dei rapporti sociali.”
![Satyricon, Haydn](/sites/default/files/styles/ar/public/2025-02/satyricon_2_ph_andrea_macchia.jpg?h=1116cd87&itok=Fe5nzAck)
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Satyricon è un'opera lirica, una delle ultime composizioni del Maestro del Novecento nato a Venezia nel 1920. Venne rappresentata per la prima volta nell'ambito dell'Holland Festival il 16 marzo 1973. Di li a pochi mesi il compositore e direttore d’orchestra morì a Darmstadt.
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Bruno Maderna fu bambino prodigio, suonava il violino a 4 anni, suonava nella band jazz del padre, che non lo riconobbe essendo già sposato (e la madre morì quando Bruno aveva 4 anni). A 12 dirigeva musica classica, alla Scala e all’Arena di Verona, tanto da diventare una sorta di mascotte del regime fascista, emblema della gioventù, era il “Brunetto”. Nel 1940 si diplomò al conservatorio di Roma in composizione. Si esprimeva bene anche in francese, inglese e tedesco, frequentava Casella, studiava Hindemith, tra i suoi compagni di corso vi era anche Carlo Maria Giulini.
Dopo il diploma tornò Verona dalla madre adottiva, e a Venezia da Malipiero, quasi un padre adottivo. Nel 1942 venne arruolato tra gli alpini, ma poi scappò in montagna e si arruolò nei partigiani. La mascotte del regime fascista scelse la Resistenza
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Finita la guerra la sua formazione di musicista si arricchì con il lavoro di trascrittore per Ricordi di tante musiche antiche, con la composizione di musiche per film e per la radio, cui lavorava quasi quotidianamente. L’apertura alla musica antica e ai mass media di allora fanno di Maderna una figura a sé stante dell’avanguardia del Novecento. Boulez e Stockhausen non avevano alle spalle queste attività.
Degli anni 50 è la scoperta per Maderna della scrittura dodecafonica, e con il giovane Luigi Nono, allievo e suo collaboratore, creò una Scuola veneziana prima di trasferirsi a Darmstadt. Nella cittadina tedesca celebre per i rinomati Corsi estivi della Nuova musica incontra Christina, che diventa la sua seconda moglie e madre dei loro 3 figli.
Poi a Milano incontra Berio di ritorno dagli USA, e fonda con lui lo studio di fonologia, presso RAI, cui partecipano anche Lugi Rognoni, Umberti Eco, e Roberto Leydi. L'elettronica rimarrà nella sua musica, talvolta quale supporto alla scena.
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Ultima opera della vita di Bruno Maderna , nata come improvvisazione didattica nei corsi di Tanglewood, è il Satyricon.
E’ tratta dall’omonimo scritto di Petronio. Nell’episodio centrale della Cena di Trimalcione, l’autore antico fustiga la dissolutezza dei nuovi ricchi nella Roma di Nerone mettendo in scena un liberto immensamente arricchito che si crogiola in ridicole ostentazioni, ghiottoneria e piaceri perversi. L’opera di Maderna è formata da sedici "numeri" intercambiabili, salvo il Finale dedicato al testamento di Trimalcione. E' un variopinto collage di moduli di testo e musica: libretto in italiano, francese, inglese e tedesco per suoni atonali, aleatori e neoclassici, registrazioni su nastro e citazioni di Bizet, Gluck, Mozart, Offenbach, Strauss, Stravinskij, Verdi, Wagner e Weill. “La morale è: denaro, denaro, denaro. Giove è denaro in banca”, dice lo scalpellino Abinna, e il dispotico padrone di casa fa lo spaccone: “Quattordici milioni, venti milioni, cento milioni e più!... Ancor di più!... Colossale”.
Maderna mette in scena con le lingue del libretto, la musica antica, quella moderna e contemporanea, con l’orchestra e con le possibilità della nuova musica “elettronica” (allora incisa su nastro) la pluralità di forme che rendono conto della sua strepitosa creatività e della ricchezza del suo vissuto, e danno sostanza alla sua convinzione, per la quale “La musica, nel caso specifico del teatro specialmente, sia un fatto sociale più che intellettuale, un fatto necessario, è uno specchio dei rapporti sociali dell’individuo con la società e della società con l’individuo”.
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L’ultima fase compositiva di Maderna trovò l’ aspra critica di Mario Bortolotto, per il quale «le ultime cose sono ancora più velleitarie e sconnesse (senza stare a ripetere che contengono ancora e sempre momenti esaltanti), la disponibilità leggendaria verso tutto svela la mancanza di centro: qualcosa come i famosi “effetti senza causa”». Una fase compositiva che invece Massimo Mila definiva in positivo come una “esplosione”.
A noi il Satyricon di Maderna colpisce per il senso tragico, apparentemente ineluttabile, di morte, per la messa in scena di un cinismo estremo, proprio di chi non vive, ma è in attesa della morte, ossia della stesura del proprio testamento. Una testimonianza potente, di straordinario talento, attuale.
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Nell’allestimento della Fondazione Haydn la regia, i costumi e la drammaturgia sono di Manu Lalli. Queste le sue parole: “Quest’opera mi ha affascinata fin dal principio: mi è stato subito chiaro che il filo conduttore fosse lo sfaldarsi di un impero. L’immagine di una società sul punto di perdere i propri valori, spinta dalla cupidigia, senza vergogna e priva di rispetto per gli altri, emerge già nel testo di riferimento, si riflette nel tempo di Maderna ed è tristemente attuale anche oggi. Il denaro domina la morale, il potere del denaro influenza il corso della storia, la ripetizione della storia stessa e la trama dell’opera. Sia la musica che il testo in “Satyricon” raccontano questo: ognuno canta per sé…perchè le persone non comunicano più tra loro. Si parla tanto, ma non si dice nulla. La capacità di ascoltare e relazionarsi è sparita. Questo sentimento è ciò che cerco di portare in scena, perché riflette molto il nostro tempo.”
Regia, drammaturgia e costumi, così come le scene di Daniele Leoni e il lighting design di Gianni Mirenda hanno assecondato lo svolgersi della trama, con eleganza, essenzialità di mezzi, sapiente uso dello spazio, con qualche momento didascalico meno fortunato. Non si conoscono le motivazioni che hanno indotto all’amplificazione di voci e strumenti, che nella piccola sala del Teatro hanno pregiudicato la spazializzazione del suono, e in parte la sua qualità. Comunque è stata una bella prova dell’ensemble Haydn diretto da Tonino Battista.
Applausi calorosi di un pubblico discretamente numeroso hanno omaggiato i protagonisti. Il nostro ringraziamento va a tutti coloro che con impegno e talento hanno reso possibile questa produzione importante, interpreti, figuranti e attori, personale della sartoria e personale tecnico, a tutti, troppi per essere qui citati singolarmente.
Ultima replica domenica a Trento.
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Bolzano 13 e 14 febbraio, ore 20.00 Teatro Studio
Trento 16 febbraio, ore 20 Teatro SanbàPolis
Orchestra Haydn
Tonino Battista, direzione musicale
Manu Lalli, regia, drammaturgia e costumi
Daniele Leone, scenografie,
Gianni Mirenda, lighting design
Voci: Costanza Savarese, Eleonora Bordonaro, Patrizia Polia, Marcello Nardis, Joel O’Cangha, Renzo Ran, David Ravignani, Gloria Tronel.