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L’odio in rete

È uscita la Mappa dell’intolleranza, il progetto su hate speech e social ideato da Vox. Focus su donne, omosessuali, migranti, diversamente abili, ebrei e musulmani.
Hate speech
Foto: Fortune.com

Per elaborare la “Mappa dell’intolleranza” sono stati estratti e analizzati 215.377 tweet, rilevati tra marzo e maggio 2019, considerando 76 termini sensibili. Tra questi, 151.783 sono stati i tweet negativi. Il progetto di Vox-Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari, La Sapienza di Roma e il Dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica di Milano, è arrivato al quarto anno di rilevazione: la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa, con sei focus: donne, omosessuali, migranti, diversamente abili, ebrei e musulmani.

 

Il sentimento delle comunità online

 

L’obiettivo è rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato - da qualcuno confusa con “libertà di espressione” - che spesso offrono, e per l’interattività che garantiscono.

La Mappa dimostra come i social media diventino un veicolo privilegiato di incitamento all’intolleranza e all’odio verso gruppi minoritari, "data la correlazione sempre più significativa tra il ricorso a un certo tipo di linguaggio e la presenza di episodi di violenza" spiega un comunicato di Vox. Questa rilevazione mette in evidenza alcune caratteristiche peculiari. Intanto, consente di individuare un andamento dell’odio online che colpisce soprattutto alcune categorie: svetta nella classifica dell’intolleranza la combinazione migranti/ musulmani/ ebrei. "L’odio contro i migranti registra un più 15,1% rispetto allo scorso anno e sul totale dei tweet che hanno ad oggetto i migranti, quelli di odio sono ben il 66,7%. Sul totale dei tweet negativi, inoltre, quelli contro i migranti sono circa il 32%: vale a dire che un hater su tre si scatena contro 'lo straniero' - spiega Vox-. L’intolleranza contro gli ebrei, di fatto quasi inesistente fino al 2018, quest’anno registra un più 6,4% (76,1% sul totale dei tweet sugli ebrei). Mentre l’intolleranza contro i musulmani registra un netto aumento (+6,9%) e resta alta (74,1% sul totale dei tweet sui musulmani) e si lega soprattutto alla percezione di eventi internazionali".

L’odio contro i migranti registra un più 15,1% rispetto allo scorso anno. Cresce anche l’intolleranza contro gli ebrei e i musulmani (Vox)

Nella classifica dell’odio online sono ben posizionate anche le donne, colpite spesso in tandem con le persone omosessuali, "in occasione di attacchi concentrici, instillati da eventi locali o internazionali forieri di polemiche, quali il Convegno delle famiglie di Verona o le diatribe sulle famiglie arcobaleno" secondo l’analisi che ne fa Vox. I gay che sono, per altro, l’unica categoria risparmiata dagli haters, con una diminuzione del 4,2% dei tweet negativi. "Segno, anche, del cambiamento culturale prodotto dall’approvazione della legge sulle unioni civili e dalle tante campagne di sensibilizzazione" riconoscono i promotori della Mappatura.

Secondo Silvia Brena, giornalista e co-fondatrice di Vox, “La Mappa dell’Intolleranza 4.0 mostra alcune evidenze assai significative del clima che si respira nel Paese. La prima, riguarda l’impatto che il linguaggio e le narrative della politica hanno sulla diffusione e la viralizzazione dei discorsi d’odio. La mappatura di quest’anno è volutamente coincisa con la campagna elettorale per le Europee e la correlazione, mostrata soprattutto nella rilevazione dei picchi di intolleranza, appare chiara. La seconda riguarda il ruolo dei social media, ormai corsia preferenziale di incitamento all’intolleranza e al disprezzo nei confronti di gruppi minoritari o socialmente più deboli. Il numero esiguo di caratteri che compone un tweet o un post infatti consente (o addirittura favorisce) la diffusione e la condivisione di pensieri e atteggiamenti idiosincratici, a maggior ragione se garantiti dall’anonimato”.

 

 

Il livello di aggressività

 

Quest’anno è stato introdotto un ulteriore analisi, che tocca il tema del livello di aggressività. Appare anche una correlazione tra odio sui social e messaggi della politica, e questo spiega i picchi di aggressività contro migranti, ebrei e musulmani.

I dati emersi dalla Mappa 4.0 mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici - rappresentanti o candidati alle elezioni Europee  sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi (Marilisa D’Amico, Vox)

“I dati emersi dalla Mappa 4.0 mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici – rappresentanti o candidati alle elezioni Europee – sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi” dice Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano e Prorettore con delega a legalità, trasparenza, parità di diritti nella stessa Università. “Ciò non solo sembra creare un clima culturale sempre più ostile al 'diverso', ma legittima la diffusione dei discorsi d’odio lesivi dei principi di uguaglianza e di solidarietà, ai quali è ispirata la nostra Costituzione. Ancora, le parole d’odio, che si moltiplicano sul web, si traducono in scelte politiche e normative che hanno un’incidenza sui diritti dei migranti in arrivo e sulle fondamenta dello Stato di Diritto. La conseguenza più allarmante è che oggi sembra bastare un tweet del ministro dell’Interno per chiudere i porti italiani alle navi trasportanti richiedenti protezione, potenzialmente titolari di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione: il diritto d’asilo (art. 10, comma 3 Cost.)”.


Roma prima per antisemitismo 


La distribuzione geografica dei tweet di odio spiega che la concentrazione è soprattutto nelle grandi città: Roma guida la classifica contro lantisemitismo; Milano, Napoli e Venezia se la prendono con la disabilità; Bologna, Torino, Milano e Venezia sono regine di islamofobia; Milano, Napoli, Bologna e Venezia di omofobia; Milano, Napoli, Firenze e Bologna di sessismo; Milano, infine, anche per la xenofobia.

L’odiatore non è più l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di un tweet e poi nasconde la mano. Oggi vuole farsi riconoscere (Vittorio Lingiardi, docente di psicologia dinamica a La Sapienza)

“L’odiatore non è più l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di un tweet e poi nasconde la mano. Oggi vuole farsi riconoscere!” spiega Vittorio Lingiardi, professore ordinario di Psicologia Dinamica presso La Sapienza, Università di Roma. “Ha il petto in fuori e rivendica la ribalta. Non si sente più solo, ma legittimato. Si tratta di un cambiamento radicale e preoccupante. I bersagli dell’offesa, invece, sono sempre gli stessi”.