Economia | La risposta

"L'Italia è piena di leggi inapplicate"

Il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia risponde alla lettera aperta di Belinda Malfetti, mamma precaria alle prese con le spire della burocrazia.

Sarà per l'entusiasmo giovanile con i suoi serbatoi di energie rinnovabili, per la comune sensibilità materna, per la dedizione totale alla causa del "fare", per questa politica renziana di "riverginazione" o più maliziosamente per oculata e appariscente propaganda, sta di fatto che la risposta è arrivata e non si è fatta attendere a lungo. Qualche giorno fa Belinda Malfetti, giornalista freelance e madre di tre bambini, aveva scritto al ministro Marianna Madia denunciando il lungo e macchinoso percorso per ottenere il sussidio (che le spetterebbe per legge) dal Comune di Roma per il terzo figlio e per richiedere, una volta scoperta l'esistenza del democratico Fondo Nuovi Nati, un prestito fino a 5000 euro a tasso agevolato. Una routine picaresca che i cittadini romani conoscono bene, istruiti di generazione in generazione per tradizione orale sulla diffusa indolenza della pubblica amministrazione: i più rimbalzano da un ufficio all'altro collezionando indigestioni di rospi da mandare giù, i pochi audaci al massimo approdano con un esaurimento nervoso doc a Mi manda Raitre.

«Dunque, lei ha diritto all’assegno, che le verrà corrisposto in due tranche, il Comune le dà a giugno e a gennaio, quindi la sua prima metà le arriverà... nel 2015». La guardo con la faccia a punto interrogativo, in piedi, con il piccolo che strepita in braccio, la pancia flaccida post parto, i capelli da pazza, i punti che tirano, e con voce che immagino stridula dico «Ma scusi, siamo ad aprile, perché non posso avere la rata di giugno? ». «Eh, signora, mica possiamo fare i miracoli, lei capisce ». Veramente no, non capisco, ma decido di tornare a casa, troppo stanca per oppormi.

Questa è una delle risposte che ha ricevuto la Malfetti e che ha incontrato la solerte solidarietà del ministro. 

Si tratta di una condizione di vita che accomuna moltissimi italiani e italiane, e sono queste ultime le più esposte a un altro dei punti deboli del nostro sistema: la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. È proprio la conciliazione uno degli interventi che ritengo più necessari nel Jobs Act ma anche nella riforma della pubblica amministrazione. Come anche lei ha avuto modo di vivere sulla sua pelle, di leggi ce ne sono molte, ma spesso il problema è l'attuazione; facciamo leggi che non vengono applicate, sanciamo diritti che non possono essere concretamente esercitati, il che è quasi peggio perché assume il sapore della beffa. Lei racconta di file e interlocuzione interminabili, senza il giusto esito, per cercare di vedere riconosciuto un suo diritto, che è il diritto di molte e molti. Se esiste il diritto a percepire un assegno sociale, questo deve poter essere esercitato in tempi rapidi e certi. E la pubblica amministrazione deve essere d'aiuto e non un freno.

La società deve cambiare perché la condizione di madre sia sempre meno totalizzante per una donna (così come succede altrove), è una verità che abbiamo imparato tutti a menadito, ora serve solo andare in scena.