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La politica 'tiene'

ASTAT fotografa la partecipazione politica degli altoatesini. Hermann Atz: “da noi la politica resta ‘vicina’, mentre i giovani si informano ormai quasi solo sui social".

In occasione della Giornata Mondiale della Democrazia che ricorre oggi 15 settembre, l’istituto statistico provinciale ASTAT ha realizzato un’interessante indagine sulla partecipazione politica degli altoatesini

I dati emersi dall’indagine realizzano una sorta di istantanea del rapporto tra gli abitanti della provincia di Bolzano e la politica. Facendo un significativo raffronto con i dati nazionali, dai quali emerge per così dire lo ‘specifico’ sudtirolese. 

Per quanto riguarda i componenti della partecipazione politica attiva, la ricerca evidenzia negli altoatesini valori superiori alla media nazionale per quanto riguarda l’interesse a partecipare ad un comizio (3 volte tanto) e sostenere finanziariamente un partito (4 volte tanto). Gli abitanti della provincia di Bolzano sono anche più predisposti a prestare attività gratuita per un partito (il doppio) ed invece meno propensi a partecipare a cortei (la metà rispetto al resto d’Italia). 

La significativa ’vicinanza’ degli altoatesini alla politica si evidenzia anche attraverso i valori relativi alla partecipazione politica ‘invisibile’ e cioè non attiva. Ebbene: l’Alto Adige si distingue tra tutte le regioni italiane per avere il valore più basso di persone per cui la politica non è mai oggetto di una conversazione (18,5% rispetto alla media di 31,1% a livello nazionale)
Inoltre in provincia di Bolzano il 15% della popolazione parla di politica tutti i giorni rispetto al 10,9 del resto d’Italia. 

L’esperto di flussi elettorali Hermann Atz conferma: “l’Alto Adige è Italia, ma si comporta un po’ diversamente”. E Atz conferma anche il fatto che “il diverso comportamento degli abitanti della provincia di Bolzano è senz’altro dovuto all’influsso che per decenni ha avuto il partito di raccolta”. Per Atz però le differenze non sono dovute solo all’effetto SVP ma anche al fatto che “nel territorio rurale i cittadini si sentono comunque più vicini alla politica comunale e provinciale che non nelle aree metropolitane”.
Poi c’è la storia del Sudtirolo", aggiunge Atz ricordando che per molti anni la partita politica è stata vista positivamente come un bene per i cittadini. 
Per quanto riguarda la forte propensione a ‘finanziare un partito’, Atz ricorda che la SVP nonostante il calo mantiene ancora molti iscritti (40mila) ed è in questo senso che va interpretato il fatto Astat. 
Atz però lamenta il fatto di non poter comparare i dati della ricerca con il passato: “manca il confronto nel tempo, anche in Alto Adige è cresciuta la fiducia non tanto nelle istituzioni politiche quanto nei partiti e nei politici, ma questo dato non è valutabile”. 

Una seconda sezione della ricerca Astat riguarda le fonti utilizzate dai cittadini per informarsi di politica.
A prevalere è ancora la TV: ad essa attinge l’86,7% di coloro che seguono la politica (più o meno la stessa percentuale che si registra a livello nazionale. Molto più seguiti che a livello nazionale sono in Alto Adige però anche i quotidiani (66,8% rispetto al 39,7% nazionale) e la radio (57,1% rispetto al 31,5 nel resto d’Italia). 
Per Hermann Atz in questo senso sarebbe interessante considerare anche i dati disaggregati tra popolazione di madrelingua italiana e tedesca. Dove - è noto da tempo agli addetti ai lavori - si registrano comportamenti molto diversi. “Tra gli italiani infatti a prevalere è soprattutto la televisione, mentre nella popolazione di lingua tedesca a regnare incontrastata come principale fonte di informazione anche politica è la radio”, ricorda Atz. 

L’indagine Astat prende in esame anche il settore della nuova informazione a cui partecipa anche salto. Affermando che oggi ben un terzo degli altoatesini che si informano di politica attingono anche ad internet (33,6%). E significativa è anche la percentuale di coloro che si informano attraverso i social (32%). 
Quello di internet è un trend globale”, osserva Atz. Ricordando che il grande cambiamento riguarda soprattutto i giovani (“che non leggono mai un giornale”). 

“Molti si informano anche o addirittura esclusivamente sui social. Per i giovani è scontato: quando i parlano di notizie fanno ormai sempre riferimento a quello che leggono su Facebook o Twitter.”